Il futuro del turismo italiano, secondo il MAECI, dipende dai genealogisti
Come abbiamo scritto una settimana fa, il Bando delle Idee Turismo delle Radici pubblicato dal MAECI, è nato tra qualche polemica e molte incertezze, già insite nel testo dell’Avviso che scadrà tra 15 giorni.
Nel frattempo alcuni dei Coordinatori Regionali appositamente designati, si sono messi in moto, cercando di rispondere attraverso videoconferenze con gli addetti ai lavori, sempre alla presenza dei funzionari ministeriali responsabili, ai tanti quesiti che la lettura dell’Avviso ha provocato ed alle enormi aspettative che dallo stesso sono state suscitate nel vasto comparto del turismo italiano. Ed a scanso equivoci, vogliamo chiaramente dire che non è colpa del MAECI se questo modesto Bando da 20 milioni, dal quale sono stati scorporati 4 milioni ancora più modesti, suddivisi pedissequamente in 20 parti quante le Regioni italiane, è a tutt’oggi l’unica fonte a cui può far ricorso il variegato mondo degli operatori turistici, visto che il Ministero più competente cioè quello del Turismo, sta ancora gestendo al di là dei tanti proclami, le misure attuative degli stanziamenti a suo tempo varati per far fronte alla crisi provocata dal Covid. E l’annuncio uscito a gennaio è rimasto per ora un annuncio. E si tratterà comunque di un miliardo e mezzo di aiuto non al turismo ma alle strutture alberghiere e termali che potranno accedervi, passando obbligatoriamente attraverso una banca, per interventi non inferiori a 500 mila € di spesa. Con buona pace del turismo sostenibile, lento, culturale, sportivo, religioso, dei percorsi, dei Borghi. Mentre dal MIC tutto tace e nulla si sa dell’avvio operativo del maxi stanziamento che ha coinvolto 310 Borghi storici, né è chiaro se ci sarà o meno il tanto promesso slittamento delle graduatorie, per recuperarne qualche altro dei 1800 che si erano attivati con Progetti in cerca di risorse per rilanciarsi. Ciò spiega perché su questo Bando del MAECI si stanno concentrando tante aspettative e tante proposte, alcune molto “creative” e poco attinenti la sua missione originaria: “una misura finalizzata a sensibilizzare le comunità locali sul tema dell’emigrazione italiana e dei viaggi delle radici e a cercare sui territori un’offerta turistica mirata e integrata rivolta ai viaggiatori delle radici”.
Alla ricerca dei “genealogisti”
Sarà perché i funzionari del MAECI sono formati per occuparsi d’altro, sarà perché nel lungo periodo di gestazione di questo Bando si erano consolidate aspettative attraverso filiere specialistiche e raggruppamenti territoriali, ma i chiarimenti che pervengono dalla Farnesina, non chiariscono molto. Basti l’esempio della risposta pubblicata per una FAQ:
A chi è indirizzato l’Avviso?
L’Avviso è indirizzato a gruppi di giovani e meno giovani, professionisti e/o studenti, in grado di creare un’offerta mirata alle esigenze dei viaggiatori delle radici, sulla base delle caratteristiche del proprio territorio di riferimento. A titolo esemplificativo e non esaustivo le figure professionali coinvolte potrebbero essere: Guide e accompagnatori turistici, Genealogisti, Travel designer, Addetti alla segreteria in grado di rispondere alle mail nelle seguenti lingue: inglese, spagnolo, portoghese, Addetti amministrativo-contabili; Creatori di contenuti ed esperti di comunicazione.
Indubbiamente una interpretazione un po’…parziale. Ma ciò che più incuriosito è stato il richiamo, che ricorre in tutte le presentazioni ufficiali del Bando, alla strategica presenza di “genealogisti”. Figura professionale ignota ai percorsi scolastici italiani e sprovvista di codice Ateco, anche se con un po’ di fatica si riesce ad identificarne ruolo e funzioni, ma con un po’ di ricerca si comprende che trattasi di una disciplina minore, ausiliaria minore della ricerca storica, abbastanza in voga negli Stati Uniti e riemersa dall’oblio anche nella nostra Penisola, saldandosi e così salvandola dall’estinzione, con la disciplina altrettanto di nicchia, dell’araldica.
2 milioni per le ricerche genealogiche
Disciplina comunque minore, pur se ad essa hanno dedicato importanti pagine Friedrich Nietzsche e Michel Foucault, ed ai cultori della materia quindi deve essere apparso provvidenziale lo stanziamento di 2 milioni, sempre facenti parte dei famosi 20, per la “digitalizzazione e indicizzazione dei documenti utili alla realizzazione di ricerche genealogiche “così motivato: “Uno dei punti più importanti nella creazione di un’offerta rivolta ai turisti delle radici risulta essere il reperimento dei documenti utili alla ricostruzione della memoria famigliare e che al momento sono conservati in versione cartacea negli Archivi di Stato e in quelli parrocchiali e comunali; la ricerca su documenti cartacei richiede tempi molto lunghi per i funzionari di questi uffici, già oberati dal lavoro ordinario. Pertanto, la soluzione più immediata risulterebbe la loro digitalizzazione (di cui si sta già occupando il Ministero della Cultura con il sito www.antenati.san.beniculturali.it) indicizzazione e l’inserimento su piattaforme idonee a questo tipo di attività”. Abbiamo controllato ed in effetti risulta che gran parte dei documenti presenti negli Archivi di Stato sono già stati digitalizzati, grazie ad un accordo siglato nel giugno 2011 tra Ministero e “Family Search Genealogical Society of Utah” (riconducibile alla Chiesa dei Mormoni), quindi i 2 milioni (di nuovo suddivisi in 100 mila per ogni Regione, indipendentemente dall’ampiezza della popolazione o dall’incidenza del fenomeno migratorio) finanzierebbero parte della indicizzazione dei documenti.
Risorse da recuperare e riassegnare al Bando
In realtà il portale Antenati ha fatto progressi in questi anni ed una buona parte dei dati risulta indicizzata ed è già operante una funzione per la ricerca genealogica. I genealogisti attivati grazie a questo Bando sono quindi già in condizione di lavorare al meglio, pur se sprovvisti di codice Ateco. Avanziamo quindi una semplice proposta: recuperiamo questi due milioni ed aggiungiamoli al budget destinato all’Avviso!
Ed altri 2 milioni si possono recuperare abolendo la prevista componente 8 del programma di spesa dei 20 milioni arrivati dal MIC, consistente nel “sostegno in Italia alle attività connesse alle esperienze di working holidays”. Il programma prevede che “tale somma sarà destinata all’interno di ciascuna regione a soggetti che operano a vario titolo sui territori (imprenditori, aziende, artigiani, cooperative) quale compenso per le attività organizzate sui territori a favore dei turisti delle radici. Tali soggetti saranno selezionati sulla base delle indicazioni fornite dalle ATS per il tramite dei coordinatori regionali”. Beh, non ci vuole molto ad immaginare cosa succederà: sgomitamenti, accuse di scelte arbitrarie, ricorsi, e comunque: perché dare regalie ad aziende, scelte senza criteri trasparenti, e che dall’arrivo dei turisti delle radici guadagneranno grazie ai loro prodotti venduti?
Il MAECI è ancora ancora in tempo per imboccare un percorso sensato, assegnando all’Avviso 8 milioni anziché 4. E fornendo nei prossimi 15 giorni indicazioni capaci di dare un reale sostegno alle Idee per sviluppare il Turismo delle Radici.
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