Via alla discussione sulla proposta di legge
Prevista per il prossimo 19 maggio alla Camera la discussione sulla proposta di legge Amorese-Congedo (FdI), che propone l’IVA al 5 per cento applicata alla cessione di opere d’arte. Stimati oneri per 90 milioni di euro. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, interviene durante il question time: “La salute culturale della nostra Nazione è una priorità del Governo”.
La proposta di legge
La proposta di legge Amorese-Congedo (Fdi) “Modifiche alla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, concernenti la riduzione dell’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto relativa a oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione” si fa strada. La proposta di legge è costituita da tre articoli e ha l’obiettivo di introdurre una riduzione al 5 per cento dell’aliquota IVA applicabile agli oggetti d’arte, di antiquariato e da collezione. La proposta di legge, oltre ai principi generali e alle finalità della stessa, indica anche gli oneri stimati e la copertura finanziaria per l’intervento proposto.
L’attuale normativa
L’attuale normativa prevede che le importazioni di oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione siano soggette all’aliquota ridotta del 10 per cento. In linea generale, la cessione di opere d’arte è soggetta all’aliquota ordinaria pari al 22 per cento, tranne le cessioni effettuate dagli artisti o dai loro eredi che hanno la riduzione pari al 10 per cento se la tiratura è limitata. Il meccanismo però non considera la distorsione che potrebbe provocare sul mercato interno, soprattutto sulle cessioni dei mercanti d’arte e delle gallerie.
Le linee dell’Unione europea
La riduzione dell’aliquota IVA relativa a oggetti d’arte, di antiquariato e da collezione è quindi sicuramente un modo per rilanciare a livello economico il settore dell’arte dell’antiquariato e di evitare le conseguenze negative relative all’odierna normativa. L’intento principale consiste nel favorire la fruizione dell’arte contemporanea e lo sviluppo di un moderno sistema dell’arte contemporanea. La necessità di attenuare la tassazione IVA del settore dei beni di valore artistico nasce a livello di Unione europea, che permette agli Stati membri di agire con maggiore flessibilità nella fissazione delle aliquote, con lo scopo di favorire il consumatore finale. È in questo quadro che s’introduce la possibilità, prevista dalla direttiva (UE) 2022/ 542, di inserire nell’ambito dei beni e dei servizi ad aliquota ridotta, anche gli oggetti d’arte o di antiquariato.
Italia, Francia e Germania a confronto
Secondo gli autori della proposta di legge, la situazione attuale rischia di penalizzare il mercato dell’arte italiano rispetto a quello di altri Paesi europei, che hanno già riformato le loro aliquote IVA per il settore artistico. Per esempio, sono citate la Francia e la Germania che hanno ridotto le loro aliquote rispettivamente al 5,5 per cento e al 7 per cento a partire dal 1° gennaio 2025, in recepimento della direttiva dell’Unione europea. Si legge nell’introduzione alla proposta di legge: “Si evidenzia a tal fine come tali riforme favoriscano i mercati francese e tedesco, a scapito di quello italiano, inducendo, da un lato, i collezionisti a preferire acquisti all’estero e, dall’altro lato, le gallerie a migrare all’estero. L’iniziativa legislativa, pertanto, intende eliminare tale disparità sostenendo il settore artistico italiano, in coerenza con le misure già adottate dagli altri Paesi europei menzionati”.
Gli obiettivi della proposta di legge
Ancora si specifica: “In definitiva, con la presente iniziativa legislativa, s’intende sostenere il settore artistico italiano e gli operatori di tutta la filiera nazionale, che si trovano a fronteggiare una crescente concorrenza internazionale nonché a operare nell’ambito di un quadro legislativo incerto e in evoluzione, intervenendo sull’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto relativa agli oggetti d’arte, nella consapevolezza che una riduzione fiscale determinerebbe il rilancio di un settore di estrema importanza, attirando al contempo artisti, collezionisti e investitori da tutto il mondo”.
Cosa dice il testo della proposta di legge
Il primo articolo stabilisce i princìpi e le finalità della legge, stabilendo che, nelle more del recepimento delle disposizioni di cui alla direttiva (UE) 2022/542 e della revisione della disciplina in materia di imposta sul valore aggiunto, le disposizioni contenute nella proposta di legge sono volte alla riduzione delle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto su oggetti d’arte, d’antiquariato e da collezione “ai fini del rilancio economico del settore dell’arte e dell’antiquariato”. Il secondo articolo interviene sulla disciplina dell’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto sugli oggetti d’arte, d’antiquariato e da collezione importati, inserendo tali beni tra quelli soggetti all’aliquota del 5 per cento. L’articolo 3 detta le norme di copertura finanziaria. Gli oneri sono stimati in 90 milioni di euro ai quali “si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2024-2026, nell’ambito del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2024, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero”.
Candiani: “Necessità di una riduzione dell’aliquota IVA”
Nel question time dello scorso mercoledì 23 aprile, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha risposto a un’interrogazione presentata da Stefano Candiani (Lega) sulla necessità di una riduzione dell’aliquota IVA applicata alla cessione di opere d’arte, ribadendo il suo parere favorevole. Relaziona Candiani: “In Italia attualmente ricordo che l’IVA sulla cessione di opere d’arte è soggetta all’aliquota ordinaria del 22 per cento, la più alta in Europa, mentre in Francia si è optato da gennaio 2025 per un regime agevolato del 5,5 per cento per tutte le transazioni artistiche, incluse le importazioni e cessioni; in Germania l’aliquota invece è stata portata al 7 per cento”.
Prosegue Candiani: “Ora diventa importante, anche per il nostro Paese per non perdere capacità competitiva, adeguarsi. Abbiamo sostenuto più volte questa iniziativa e quindi le chiediamo, signor ministro, se conferma la necessità e la volontà per andare ad adeguare agli standard europei anche l’aliquota italiana che oggi è sproporzionata rispetto al resto dell’Europa. Oggi abbiamo delle distorsioni e per un giovane che si affaccia al mercato dell’arte diventa più interessante guardare alla Francia e alla Germania piuttosto che stare in Italia. È una grande opportunità per il mercato e una grande opportunità per il nostro Paese, che sull’arte ha costruito una credibilità internazionale plurisecolare”.
Giuli: “La salute culturale della nostra Nazione è una priorità del Governo”
Risponde Alessandro Giuli: “Ribadisco in senso pienamente favorevole quella che è la posizione del Ministero della Cultura. Confermo la necessità di intervenire per ridurre l’aliquota IVA relativa a oggetti d’arte, di antiquariato e da collezione e confermo che il Ministero dell’Economia e delle Finanze sta sostenendo fattivamente l’iniziativa. Stiamo già definendo le coperture necessarie. La salute culturale della nostra Nazione è una priorità del Governo. È una misura fiscale questa che favorirà le transazioni del mercato interno, potenzierà la competitività dell’export italiano a livello europeo”.
Le conseguenze se non si intervenisse
Giuli pone anche l’accento sull’impatto negativo se tutto rimanesse fermo alla situazione attuale: “Concordo con l’interrogante sulle conseguenze distorsive della previsione di un’aliquota diseguale sul territorio europeo. L’effetto dumping a danno degli operatori culturali dell’intera filiera dell’arte che reca pregiudizi in capo a coloro che creano le opere – artigiani, restauratori, studiosi – a coloro che le custodiscono e consegnano (i trasportatori) e a coloro che le espongono rendendo conoscibile la bellezza (le organizzazioni fieristiche). Gli studi di settore che ho approfonditamente esaminato mostrano quali sarebbero le gravi conseguenze del mancato intervento per gli operatori dell’arte: diminuzione degli investimenti, perdita di attrattività commerciale, trasferimento di operatori all’estero in regimi più competitivi”.
Un percorso tracciato
Continua Giuli: “Il Governo riconosce e apprezza le iniziative dei partiti e delle competenti commissioni parlamentari della camera e del Senato che contestualmente hanno sollecitato il Governo su questa iniziativa. Sono allo studio in sinergia con il Ministero dell’Economia e delle Finanze delle ipotesi normative volte alla modifica dell’aliquota IVA, allineandola al trattamento agevolato previsto per la cessione dei suddetti beni nei principali Paesi europei. Il percorso verso la revisione di questa disciplina di settore è tracciato. Non si tratta soltanto di riallinearci alla media continentale ma di non frenare la dinamicità del mercato dell’arte italiano con pesi fiscali anti concorrenziali. I nostri attori culturali – se messi in condizione di competere ad armi pari – potrebbero rendere l’Italia un centro internazionale delle operazioni di scambio e incrementare la crescita economica del settore, alimentando così lo stesso gettito fiscale. Concludo riaffermando che questa battaglia è una battaglia storica del Centro-Destra tutto, che l’attuale Governo ha ingaggiato e intende portare a compimento”.