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Il ‘Salvator Mundi’ sarà protagonista in un nuovo museo in Arabia Saudita

da | 25 Ago 2024 | Appuntamenti, Arte e Cultura, Istituzioni, Promozione e valorizzazione

Con probabilità ora il dipinto sarebbe collocato in un deposito a Ginevra

Il ‘Salvator Mundi’, opera attribuita a Leonardo da Vinci, sarà collocato in un nuovo museo in Arabia Saudita. Lo rivela un documentario della BBC sul principe ereditario saudita Mohammad bin Salman Al Saud. Il mistero sulla collocazione: con probabilità ora il dipinto sarebbe collocato in un deposito a Ginevra.

La storia in pillole

Il dipinto è stato reso noto nel 2005 per opera di un mercante d’arte di New York, Robert Simon, che lo aveva acquistato per circa 1.175 dollari. L’opera è stata poi restaurata ed esposta in una importante mostra su Leonardo alla National Gallery di Londra nel 2011, sostenendo l’attribuzione a Leonardo grazie anche alle opinioni di Martin Kerp, Pietro Marani e Maria Teresa Florio.

L’acquisto da parte del principe ereditario

Nel 2017 il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman Al Saud avrebbe acquistato il ‘Salvator Mundi’, l’opera d’arte più costosa mai venduta al mondo, per circa 450 milioni di dollari. Il ritratto raffigura Gesù Cristo come Signore del cielo e della terra, il Salvatore del mondo. Da quasi sette anni dall’asta durante la quale è stata venduta da Christie’s a New York, l’opera sembra essere scomparsa.

La ‘scomparsa’

Nel 2018, il quadro doveva essere esposto al Louvre di Abu Dhabi, ma a pochi giorni dall’inaugurazione, il museo annunciò il rinvio dell’esposizione. Il quadro non era presente nemmeno al Louvre di Parigi per l’esposizione per i 500 anni dalla scomparsa di Leonardo.

Il dibattito sulla paternità dell’opera

La paternità dell’opera è controversa. Secondo alcuni studi recenti, uno condotto dagli esperti del Louvre e uno dall’informatico Steven Frank insieme alla moglie, la storica dell’arte Andrea Frank, braccia e mani sarebbero state dipinte in un secondo momento. I Frank avevano diviso l’opera in sezioni, analizzandole con una tecnica di machine learning, la rete neurale convoluzionale. I coniugi avevano stabilito che la testa e la parte superiore erano attribuibili a Leonardo, mentre la mano e il braccio rappresentati in segno di benedizione probabilmente non erano stati eseguiti dall’artista. Neppure l’altra mano sarebbe riconducibile alla mano di Leonardo. Gli esperti del Louvre nel 2018 non avevano invece escluso che il braccio rappresentato mentre benedice fosse opera di Leonardo, anche se realizzato più tardi.

A sollevare perplessità era stato anche il museo del Prado nel 2021, in occasione di una mostra sulla Gioconda aperta fino allo scorso gennaio 2022. Nel catalogo, le opere di Leonardo sono state divise nelle opere autografe e quelle riconducibili alla sua bottega, probabilmente sotto la sua supervisione. Il ‘Salvator Mundi’ non era presente nella sezione dedicata alle opere sicuramente attribuite a Leonardo. La curatrice Ana Gonzàlez Mozo nel suo saggio aveva evidenziato che alcuni esperti ritenevano che ci fosse un originale perduto e che altri invece pensavano che fosse originale il dipinto che prende il nome da Francis Cook, collezionista inglese che lo aveva comprato nel 1900. Secondo la curatrice, la versione di Cook sarebbe una copia di un’opera originale di Leonardo, perduta.

Il mistero della collocazione

Nell’opera, la figura di Cristo appare frontale: in una mano ha un globo di cristallo, mentre l’altra mano è alzata nell’atto di benedire. Il piccolo mistero che ruota attorno alla sua collocazione, rende l’opera ancora più affascinante. Sono presenti voci secondo le quali l’opera sia comparsa nello yacht o nel palazzo del principe. Tuttavia, Bernard Haykel, professore di studi sul Vicino Oriente all’Università di Princeton, parlerebbe regolarmente con il principe ereditario e smentisce le voci, affermando che il dipinto sia collocato in un deposito a Ginevra e che Mohammed bin Salman Al Saud intende ospitarlo in un nuovo museo proprio in Arabia Saudita. “Voglio costruire un museo molto grande a Riad”, ha detto Haykel citando il principe. “E voglio un oggetto di ancoraggio che attiri le persone, proprio come fa la Gioconda”.

Gli obiettivi culturali dell’Arabia Saudita

Secondo il documentario della BBC, l’acquisto del dipinto da parte del principe direbbe molto sul suo modo di pensare. Infatti, rivelerebbe una volontà senza paura di assumersi rischi, senza timore di non essere al passo con la tradizionale società conservatrice e religiosa. Non solo. L’acquisto rivelerebbe anche la determinazione del principe a competere con l’Occidente per quanto riguarda la dimostrazione del potere culturale. Al Louvre, infatti, è presente la Monna Lisa, ammirata da circa trentamila visitatori ogni giorno, circa l’ottanta per cento. Per giungere all’obiettivo di un vero e proprio Louvre del deserto, Salman avrebbe reclutato esperti d’arte occidentali: per esempio, Iwona Blazwick, ex direttrice della Whitechapel Gallery di London e l’ex direttore del British Museum Hartwig Fischer.

Fischer come direttore del nuovo museo

La Commissione saudita per i Musei ha annunciato lo scorso luglio la nomina di Hartwig Fischer a Founding Director del Museo delle Culture, che dovrebbe aprire nel 2026. Il museo sarà un vero e proprio polo dedicato allo scambio culturale nel mondo, grazie a programmi innovativi e collaborazioni.

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