La promozione del turismo delle radici si fa all’estero
Seguiamo ormai da più di due anni, su questo giornale ma non solo, tutto ciò che si dice e si propone in merito al tema “Turismo delle Radici”, diventato popolare a seguito della pubblicazione da parte del MAECI di un Avviso che mette a disposizione contributi a fondo perduto per finanziare 20 Progetti regionali. Troviamo un po’ sorprendente che non trovi spazio, in un dibattito così ampio e partecipato, l’approfondimento di un concetto che ci pare basilare: l’offerta di turismo delle Radici si manifesta e realizza all’estero, attraverso iniziative, attività di comunicazione e promozione, che pur se pensate in Italia, dovranno necessariamente svolgersi all’estero, per raggiungere il proprio target designato, cioè gli italo-discendenti, gli italofoni, gli amanti della cultura italiana, del saper vivere, dei prodotti, di tutto ciò che rende il nostro uno dei leaders assoluti tra i Paesi che esercitano un soft power indiscusso. Ci saremmo quindi aspettati che almeno insieme alla pubblicazione dell’Avviso che rende disponibili 4 dei 20 milioni dedicati al tema, fosse lanciata una campagna di comunicazione e promozione verso quel target indiscusso, coinvolgendo RAI Italia, i tanti sopravvissuti media italiani all’estero, le nostre comunità là esistenti, mobilitando gli Istituti Italiani di cultura all’Estero, le Camere di Commercio miste, ENIT ed ICE, Tour Operator e Compagnie aeree, Grandi Aziende italiane operanti all’estero, e così via fino agli innumerevoli potenziali testimonial, le migliaia di italiani che là vivono e lavorano, riconoscendoli come cervelli in movimento anziché in fuga. La migliore promozione dell’Italia, tra l’altro l’Italia vera, non quella nostalgicamente presente, con un’immagine necessariamente datata e sfocata, tra i discendenti di terza e quarta generazione dei nostri emigrati, è infatti quella effettuata, talvolta anche inconsapevolmente, dai nostri studiosi, tecnici e scienziati, studenti, imprenditori, artisti, giornalisti, o anche semplici visitatori nei paesi stranieri, promozione spontanea che ovviamente andrà consolidata con apposite campagne di comunicazione. Ma ne risulterà sempre una immagine genericamente espressiva del “fenomeno turismo delle radici” e dell’Italia intera, la cui declinazione capace di raggiungere i destinatari finali dovrà essere per forza estremamente dettagliata, quasi personalizzata, magari con inserti inviati attraverso i social media direttamente dai paesini d’origine degli italo discendenti residenti fuori d’Italia, e a quel punto entreranno in scena i micro tour operator, fortemente specializzati nella gestione dei viaggi delle radici.
Solo 3 milioni di Euro per promuovere il turismo delle radici nel mondo
Ecco perché non ci sembrano ben “destinati” i 3 milioni di € che il programma del MAECI destina alla “campagna di comunicazione con eventi da realizzare all’estero”, poiché sarà fatalmente una campagna generica, di cui dovrebbero farsi carico il Ministero del Turismo e l’ENIT oppure le Regioni, senza coltivare l’illusione di aver raggiunto così i desiderati turisti delle Radici, che sia detto tra parentesi, non provengono solo dagli Usa ma da molteplici zone, ad esempio in tanti dalla Germania, come l’articolo uscito su questo giornale l’8 marzo ha ben documentato. Analogo discorso si potrebbe fare sui 300 mila € destinati alla “individuazione degli itinerari del turismo delle radici da parte degli operatori turistici”: di itinerari turistici ne esistono già molti e ben collaudati, gli itinerari dei turisti delle radici saranno fatalmente e felicemente costruiti “su domanda” , e ci sarebbe da ridire anche sulla “app dedicata” e su alcune attività previste dall’Avviso Idee Turismo delle Radici: i destinatari dei contributi non potranno certo aspettarsi che i turisti arrivino nei tanti Borghi della Penisola, grazie alle attività promozionali messe in atto dal MAECI, tra l’altro senza alcun coordinamento temporale con le attività che si svolgeranno nei singoli territori regionali ed indipendentemente dalle iniziative del Ministero del Turismo.
Una seconda cosa che colpisce, leggendo il Bando ma anche ascoltando i tanti approfondimenti che si stanno facendo sul tema Turismo delle Radici, è la mancanza assoluta di un qualche riferimento ad un altro serbatoio enorme di Turisti delle Radici, quelli non residenti all’estero ma in Italia, nelle grandi metropoli. Immagino già la risposta: il MAECI non si occupa di estero! E’ vero, ma qualcuno si dovrà occupare delle centinaia di migliaia di discendenti dei migranti interni, quelli che hanno abbandonato i Borghi, la campagna, la provincia, per andare a lavorare nelle grandi città, mettendo su famiglia là, ma non dimenticando le proprie radici, le famiglie ed i paesini di origine. Essi costituiscono la più grossa componente del “turismo di prossimità”, i primi candidati a comprare per poche miglia di euro, rimettendole a posto per trascorrervi i week end e le vacanze, le tante abitazioni abbandonate nei borghi storici. Fenomeno che si è accentuato nel periodo durante e dopo la pandemia del Covid.
Solo 3 milioni di Euro per promuovere il turismo delle radici nel mondo
Ecco perché non ci sembrano ben “destinati” i 3 milioni di € che il programma del MAECI destina alla “campagna di comunicazione con eventi da realizzare all’estero”, poiché sarà fatalmente una campagna generica, di cui dovrebbero farsi carico il Ministero del Turismo e l’ENIT oppure le Regioni, senza coltivare l’illusione di aver raggiunto così i desiderati turisti delle Radici, che sia detto tra parentesi, non provengono solo dagli Usa ma da molteplici zone, ad esempio in tanti dalla Germania, come l’articolo uscito su questo giornale l’8 marzo ha ben documentato. Analogo discorso si potrebbe fare sui 300 mila € destinati alla “individuazione degli itinerari del turismo delle radici da parte degli operatori turistici”: di itinerari turistici ne esistono già molti e ben collaudati, gli itinerari dei turisti delle radici saranno fatalmente e felicemente costruiti “su domanda” , e ci sarebbe da ridire anche sulla “app dedicata” e su alcune attività previste dall’Avviso Idee Turismo delle Radici: i destinatari dei contributi non potranno certo aspettarsi che i turisti arrivino nei tanti Borghi della Penisola, grazie alle attività promozionali messe in atto dal MAECI, tra l’altro senza alcun coordinamento temporale con le attività che si svolgeranno nei singoli territori regionali ed indipendentemente dalle iniziative del Ministero del Turismo.
Una seconda cosa che colpisce, leggendo il Bando ma anche ascoltando i tanti approfondimenti che si stanno facendo sul tema Turismo delle Radici, è la mancanza assoluta di un qualche riferimento ad un altro serbatoio enorme di Turisti delle Radici, quelli non residenti all’estero ma in Italia, nelle grandi metropoli. Immagino già la risposta: il MAECI non si occupa di estero! E’ vero, ma qualcuno si dovrà occupare delle centinaia di migliaia di discendenti dei migranti interni, quelli che hanno abbandonato i Borghi, la campagna, la provincia, per andare a lavorare nelle grandi città, mettendo su famiglia là, ma non dimenticando le proprie radici, le famiglie ed i paesini di origine. Essi costituiscono la più grossa componente del “turismo di prossimità”, i primi candidati a comprare per poche miglia di euro, rimettendole a posto per trascorrervi i week end e le vacanze, le tante abitazioni abbandonate nei borghi storici. Fenomeno che si è accentuato nel periodo durante e dopo la pandemia del Covid.
Rigenerazione sociale e culturale dei borghi. Che fare?
Né abbiamo visto particolare attenzione per un altro aspetto che peraltro costituisce la “ragione tematica” del Bando MAECI e cioè l’investimento 2.1 “Attrattività dei Borghi” del PNRR- Progetti per la Rigenerazione sociale e culturale. I famosi 20 milioni a disposizione del MAECI provengono da quel “fondo”: sarebbe stato logico, addirittura obbligatorio, prevedere che gli esiti del Bando MAECI Idee Turismo delle Radici contribuissero a rafforzare l’attrattività dei Borghi, ad esempio prevedendo che le attività programmate dai Progetti dei Gruppi Informali si svolgessero, almeno in parte, nei più di 300 Borghi storici interessati e finanziati dal Bando MIC.
Si è voluto, evidentemente, adottare da parte del MAECI, una visione restrittiva del fenomeno Turismo delle Radici, invece di promuovere una formula che favorisse l’ampliamento e diffusione di un turismo di nicchia, senza nulla togliere ai professionisti della nicchia, quali i genealogisti ed i travel designer. Facciamo l’esempio dell’Umbria, regione che contribuisce a formare l’elenco dell’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) con 44.822 nomi, indubbiamente potenziali Turisti delle Radici. Potenziale che cresce però enormemente se allarghiamo lo sguardo e l’offerta a chi, magari senza una goccia di sangue italiano, dell’Umbria vorrebbe conoscere meglio i percorsi francescani, le località benedettine, le bellezze intatte della natura, le eccellenze gastronomiche, i capolavori artistico monumentali. Se ci avessero chiesto un consiglio, avremmo auspicato una campagna promozionale sperimentale mirata alla sola California. Dopo l’Umbria, la California è il luogo più francescano al mondo; ogni angolo dello stato più popolato d’America, nonché quinta potenza economica del pianeta, parla della spiritualità del Santo di Assisi.
Un forte legame storico unisce la California ai Francescani: nel 2024, “Anno delle Radici Italiane nel Mondo”, ricorreranno i 255 anni della prima presenza dell’Ordine dei Frati Minori in California dove tantissime città conservano memoria dell’esplorazione avviata nel 1769 dal frate francescano Junipero Serra. Le 21 missioni francescane lungo “El Camino Real” della costa californiana, di cui nove da lui fondate, sono ancora oggi ben visibili. A lui è intitolata la vetta più alta delle Santa Lucia Mountains e al Campidoglio di Washington, dove la statua di una illustre personalità rappresenta ogni Stato dell’Unione, il volto della California è quello di Fra Junipero.
Non deve meravigliare quindi che anche la cultura ambientalista californiana, legata alla visione di un rapporto più stretto e responsabile dell’uomo con la natura, sia stata influenzata dal messaggio universale di San Francesco, patrono degli ecologisti. La California è la culla del movimento ambientalista americano: nel 2024 sarà celebrato il 160° anniversario della nascita del Yosemite Park, la zona protetta più antica per istituzione (da parte del presidente Abramo Lincoln nel 1864) nella storia degli Stati Uniti e il 40° anniversario del suo inserimento nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco. Senza dimenticare che nel 2024 a San Francisco verrà celebrato il 55° anniversario dell’Earth Day (la Giornata della Terra), la più importante manifestazione internazionale che celebra ogni anno l’ambiente, la salvaguardia del pianeta Terra e riafferma il diritto universale a vivere in un mondo sano, equilibrato e sostenibile. La cultura ecologista californiana, capace di motivare e mobilitare donne e uomini sulle principali tematiche ambientali, è stata influenzata dal messaggio universale di San Francesco, indirizzato soprattutto a quanti ricoprono nel mondo ruoli di comando e di influenza. Ma forse nessuno o quasi, in Italia, si è chiesto perché le città di San Francisco, Los Angeles, Santa Monica, San Diego, etc. etc. si chiamano così. O non sono radici queste?
I “Gruppi Informali” e il fondo vincolato di 15.000 euro
Siamo quasi arrivati ormai alla scadenza per la presentazione delle Proposte Progettuali da parte dei “Gruppi Informali”, i Gruppi che vinceranno, uno per Regione, dovranno trasformarsi in ETS. Per prima cosa quindi, ma nessuno glielo ha spiegato ancora, i Gruppi Informali, formati per lo più da giovani disoccupati, dovranno reperire e destinare a Fondo di garanzia indisponibile della ETS che andranno a costituire, ben 15 mila € in contanti, ed in mancanza di ciò, non ci sarà da parte del MAECI nessuna anticipazione e nessun rimborso; tra l’altro questi 15 mila dovranno restare versati e restare indisponibili anche dopo il completamento di tutte le attività previste dal Progetto finanziato, fino all’eventuale scioglimento dell’ETS.
Problema non semplice da risolvere per parecchi Gruppi Informali che si sono volenterosamente messi in moto per il Turismo delle Radici. Nemmeno si tratta però di una vera e propria sorpresa, se andiamo a leggere recenti dichiarazioni stampa dalle quali emerge che la maggior parte dei Comuni che hanno ricevuto finanziamenti a valere sul PNRR (quindi presumibilmente anche quelli del Bando MIC Borghi storici, sono in difficoltà, poiché sì hanno vinto un Bando e possono contare su un sostanzioso finanziamento a favore di opere ed attività per rivitalizzare i Borghi, ma intanto per eseguire i lavori dopo i quali arriverà la prima tranche di rimborso-finanziamento, devono anticipare loro, i poveri e minuscoli Borghi con i bilanci a secco e sprovvisti di benefattori o di …finanza creativa.
Chissà se il Convegno programmato alla Camera dei Deputati per giovedi 16 marzo, oltre che a presentare il volume “Scoprirsi italiani. I viaggi delle radici in Italia” di Gabrieli, Giumelli, Licata, Sommario, riuscirà a tranquillizzare chi è in cerca di chiarimenti e rassicurazioni, dopo aver impegnato tempo e risorse per partecipare al Bando. Ci si attende, ormai arrivati a ridosso della scadenza, risposte chiare, ma anche motivate. Non come quella fornita nello spazio FAQ del sito dedicato al Bando: D:” Istituti italiani di cultura all’estero e scuole statali italiane nel mondo (anche aventi sede in Paesi non EU)possono partecipare in qualità di partner?” R: “NO”. Scusate, dico io, ma nell’Avviso (art. 5) avete scritto: “I progetti possono essere realizzati con il coinvolgimento di soggetti partner pubblici o privati, anche aventi sede legale e/o operativa fuori dal territorio regionale”. Attendiamo fiduciosi.
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