Musei, direttori in scadenza: il ministero di Sangiuliano al lavoro sui bandi dei concorsi

da | 26 Feb 2023 | Arte e Cultura, Bandi e finanziamenti

Il 2023 è l’anno delle novità per molti dei musei più rilevanti in Italia: la geografia dei vertici territoriali dei beni culturali, in particolare dei musei autonomi, creati in seguito alla riforma voluta dall’ex ministro della Cultura, Dario Franceschini, sta per cambiare.
Pare certo, infatti, che entro la fine di febbraio o all’inizio di marzo sarà pronto il nuovo bando di concorso che darà il via al percorso che, prevedibilmente tra novembre e dicembre, giungerà al traguardo con le nomine dei nuovi dirigenti.

Mandati in scadenza

Dopo il doppio e impattante mandato di Dario Franceschini si riparte con il nuovo corso del Ministero della Cultura guidato da Gennaro Sangiuliano e con le imminenti e prossime uscite di ben 14 super direttori dei musei e dei siti archeologici dotati di autonomia speciale scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile.
Nel 2023, infatti, sono arrivati a fine mandato, tra gli altri, Sylvain Bellenger, per il Museo e Real Bosco di Capodimonte (novembre 2023) e Eike Schmidt, per le Gallerie degli Uffizi (novembre 2023); Paolo Giulierini, per il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli (settembre 2023) e  James Bradburne, per la Pinacoteca di Brera e l’annessa Biblioteca Braidense (ottobre 2023).
Dunque, tra i musei che entro l’anno cambieranno il dirigente, alcuni sono siti di primissimo piano, tra i luoghi della cultura più rilevanti e visitati d’Italia, motori propulsori dell’intero organismo dei musei pubblici. Si tratta di poli museali di prima fascia, che guadagnano di più e sono nominati direttamente al ministro. Gli altri dirigenti di seconda fascia percepiscono, invece,  retribuzioni inferiori e rispondono al direttore generale dei musei. Tutti comunque sono alla fine del secondo mandato e dovranno lasciare le proprie scrivanie.

Il nuovo bando e il caso dei direttori “stranieri”

Il bando per i nuovi direttori dei musei autonomi è in via di definizione nell’ufficio legislativo del ministero. Tra i diversi punti che ancora devono essere definiti c’è anche quello inerente alla possibile partecipazione di concorrenti dall’estero.
In un primo momento sembrava che i concorsi per le nuove cariche dirigenziali dei musei autonomi dovessero essere riservati solo agli italiani, contravvenendo una delle novità più discusse propugnate da Franceschini, che aprì i bandi anche alle candidature estere.
Un paio di mesi fa, il ministro Sangiuliano, intervenendo sul tema, aveva ribadito di non avere “pregiudizi” nei confronti dei direttori stranieri, ma che “non deve diventare un provincialismo al contrario”.
Attualmente, infatti, le nove istituzioni culturali più importanti sono tutte dirette da stranieri. Tra queste i due musei che da più di un decennio risultano i più visitati d’Italia, gli Uffizi e la Galleria dell’Accademia, che dal 2015 sono guidati dallo storico dell’arte Eike Schmidt e dalla storica Cecilie Hollberg, entrambi tedeschi.
Ma se la nazionalità italiana sarà o meno un requisito fondamentale nel curriculum, è ancora da capire con certezza. Secondo quanto dichiarato da Massimo Osanna, Direttore Generale Musei ed ex direttore del Parco Archeologico di Pompei (fu nominato proprio a seguito della Riforma Franceschini) i nuovi bandi “Dovrebbero andare come i precedenti. Credo che rimarranno internazionali, con una commissione di esterni che fa una terna in cui ci possono essere italiani e stranieri”.
Tuttavia, se non c’è ancora una decisione definitiva in merito alla partecipazione di concorrenti esteri al bando, gli uomini di legge del Collegio Romano sembrano comunque intenzionati a porre dei “paletti” in caso di ricandidature.
Nello specifico, ai direttori uscenti non sarebbe impedito di partecipare al bando ma molto probabilmente non potranno indicare come preferenza il museo che hanno appena lasciato.

I numeri

Ci si chiede, a questo punto, quali siano stati i risultati ottenuti dai musei che stanno per cambiare dirigente.
Il bilancio post covid indica una ripresa generalizzata. Nel 2022, gli incassi totalizzati dai musei ammontano a più di 193 milioni di euro, con una crescita del 177% rispetto al 2021, anno funestato dalle chiusure e dalle restrizioni per la pandemia. Parallelamente, è aumentato anche il numero dei visitatori, arrivati a 26 milioni nel 2022 e con un + 210% rispetto al 2021.
Ma, se si confrontano i numeri dell’anno appena concluso con quelli del 2019, cioè l’ultimo pre-Covid, qualche risultato, che a prima vista potrebbe indurre a toni trionfalistici, si rivela per quello che è concretamente.
Per quanto riguarda gli Uffizi diretti da Schmidt, infatti, i 4.066.366 visitatori del 2022, sono ancora inferiori, se pur di poco, ai 4.391.861 del 2019. Nel capoluogo partenopeo, il Museo di Capodimonte guidato dal francese Sylvain Bellenger ha ottenuto lo scorso anno 181.676 visitatori mentre nel 2019 erano stati 252.723. La Pinacoteca di Brera, a Milano, che da otto anni vede al vertice il canadese James Bradburne, nel 2022 ha richiamato 397.082 visitatori, ma nel 2019 furono 417.976.
In definitiva, quindi, i più importanti musei italiani si sono ripresi dalla batosta del Covid, ma ancora non totalmente. Infatti, rispetto all’anno precedente alla pandemia solo le Gallerie nazionali di arte antica di Roma guidate da Flaminia Santori possono realmente cantar vittoria con 182.675 visitatori nel 2022, rispetto ai 180.586 del 2019.
Non resta che attendere la pubblicazione del bando di concorso per i nuovi dirigenti dei musei statali autonomi per capire se e come la Cultura “targata” Sangiuliano vorrà reagire alla sfida per la ripresa del settore.

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