Con un atto di coraggio per il quale i tempi, a mio avviso, sono ormai maturi, la settimana scorsa mi sono rivolta al Ministro della giustizia per sapere, alla luce della emorragia di beni culturali che il Paese subisce quotidianamente ad opera della criminalità, se non ritenga opportuno e urgente istituire una Procura Nazionale specializzata, sullesempio di quella newyorkese dellADA di Matthew Bogdanos, per ora unica al mondo, che sia allaltezza del livello di efficienza ed efficacia raggiunto, sul fronte investigativo, dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC) in mezzo secolo di attività. Lho fatto nella sede, ormai consueta, delle interrogazioni rivolte quasi settimanalmente allon. Franceschini per avere notizie su unopera darte antica uscita illecitamente dal Paese nel secolo scorso e approdata, dopo varie peripezie, in un museo estero. Nel caso dellatto di sindacato ispettivo n. 3-01994, relativo a parte di una scultura in marmo di età augustea, ho interrogato il Ministro per sapere quanto è stato messo in campo, finora, per tentare di perorare le ragioni dellItalia presso la corte federale e ogni altro tribunale degli USA chiamato a decidere della restituzione della testa di barbaro sottratta in circostanze ignote al patrimonio artistico di Roma. La scomparsa della testa, trovata verso il 1910 negli scavi che Alfonso Bartoli condusse sul Palatino da settembre 1909 presso la Basilica Aemilia, fu registrata nel 1960 e dovrebbe risalire a poco tempo prima. Il sequestro del reperto in danno della Safani Gallery Inc. di New York, ultimo acquirente in ordine di tempo, è stato disposto a febbraio 2018 dal viceprocuratore Bogdanos della procura distrettuale dello stato di New York, su segnalazione dei nostri Carabinieri TPC. In giudizio, il 12 novembre 2019, il Giudice del tribunale statale ha dovuto rimettere la competenza a quello federale perché, il giorno prima delludienza, lavvocato del gallerista ha citato lItalia sfidandola a dimostrare la proprietà dellopera davanti al Secondo circuito. Al di là del caso di specie, e condividendo gli obiettivi internazionali ribaditi della conferenza di Roma (8-9 ottobre 2020) per i 25 anni della Convenzione Unidroit, importante strumento ancora troppo poco applicato, ho colto loccasione per chiedere al Ministro se, in considerazione della mole di lavoro che grava sulla nostra diplomazia culturale e delle difficoltà che ciascun caso comporta anche a causa del disallineamento delle legislazioni dei singoli Paesi in materia di sottrazione ed esportazione di beni culturali, non si reputi necessario rafforzare sia gli Uffici esportazione sia il Comitato per le restituzioni, inserendovi altre professionalità di alto livello, motivate e con adeguata esperienza in materia, che forniscano assistenza giuridica e tecnica (storico-artistica) alle Procure distribuite sul territorio. In definitiva, è necessario e urgente che i due Ministeri acquisiscano una più illuminata coscienza delle proprie responsabilità nei riguardi del patrimonio culturale italiano e che questa nuova consapevolezza si traduca sia in un rafforzamento degli strumenti investigativi delluno (il MiBACT, con il TPC in rapporto di dipendenza funzionale) e coercitivi dellaltro sia, soprattutto, in una fattiva collaborazione che li veda in prima linea anche nella indispensabile opera di promozione della coscienza civica e del coinvolgimento della comunità nellazione di tutela.
Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)