Nella foto: uno dei momenti della conferenza con il Ministro Centinaio
Un “tesoro” da 600 milioni di euro (ben 130 riscossi nella sola Capitale): l’amata-odiata tassa di soggiorno è la protagonista assoluta della prima giornata a Capri della 69/a convention di Federalberghi a cui il 3 maggio ha partecipato anche il ministro Gian Marco Centinaio e dove il 4 maggio è arrivato anche il neo presidente dell’Enit Giorgio Palmucci. E tra gli albergatori e Airbnb, la piattaforma di sharing turistico, si è scatenato seppure a distanza un duro botta e risposta.
“Sono 1.020 i Comuni italiani che applicano l’imposta di soggiorno (997) o la tassa di sbarco (23) – dice il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca – con un gettito complessivo che nel 2019 si avvia a doppiare la boa dei 600 milioni. La città con il maggior incasso – sottolinea Bocca – è stata Roma con 130 milioni, il 27,7% del totale. L’incasso delle prime 4 (Roma, Milano, Venezia e Firenze) è superiore a 240 milioni, il 58% del totale”. E parte all’attacco: “Non è tollerabile il Far West che si registra nel settore delle locazioni brevi. La legge ha stabilito che i portali devono riscuotere l’imposta di soggiorno dovuta dai turisti che prenotano e pagano attraverso le piattaforme, ma Airbnb assolve a tale obbligo solo in 18 comuni su 997. Per di più, queste amministrazioni, allettate dalla prospettiva di nuovi introiti, si sono rese disponibili a sottoscrivere un accordo capestro, accettando un sistema di rendicontazione sostanzialmente forfettario, che non consente un controllo analitico e induce a domandarsi se non si configurino gli estremi di un danno erariale”.
“A quasi dieci anni dalla reintroduzione del tributo – afferma Bocca – dobbiamo purtroppo constatare di essere stati facili profeti. La tassa viene introdotta quasi sempre senza concertare la destinazione del gettito e senza rendere conto del suo effettivo utilizzo. Qualcuno racconta la storiella dell’imposta di scopo, destinata a finanziare azioni in favore del turismo. In realtà è una tassa sul turismo, il cui unico fine sembra essere quello di tappare i buchi dei bilanci comunali. Negli ultimi tempi – conclude – il quadro si è aggravato per effetto di un apparato sanzionatorio paradossale, che noi chiediamo di modificare, che tratta allo stesso modo chi si appropria indebitamente delle risorse e chi sbaglia i conti per pochi euro. Chi paga con qualche giorno di ritardo e chi non ha mai versato quanto riscosso”.
La replica di Airbnb che parla di “zero idee e offese agli amministratori locali” da parte di Federalberghi non si fa attendere: “Difendendo d’ufficio i suoi numerosi associati, il presidente Bocca si scaglia contro tutto e tutti, riuscendo a mancare di rispetto in un colpo solo sia al legislatore sia agli amministratori delle 23 città che hanno automatizzato l’imposta di soggiorno tramite Airbnb. Airbnb – continua – è l’unica piattaforma digitale ad avere in essere accordi per la riscossione dell’imposta di soggiorno con quasi tutte le grandi città d’arte. Si tratta di protocolli innovativi che sono stati raggiunti con lavoro ed impegno da parte nostra, di politici e funzionari, cercando una sintesi non facile fra tecnologia, leggi nazionali e regolamenti locali. Con i Comuni siamo riusciti a semplificare la vita a ospiti, host e amministrazione e a garantire il 100% del riversamento dell’imposta, cosa che evidentemente in Federalberghi è motivo di imbarazzo”. Infine il Codacons lancia un appello al ministro Centinaio “affinché sia garantita una maggiore trasparenza a cittadini e turisti, obbligando i Comuni a pubblicare online l’esatta destinazione della tassa di soggiorno e gli interventi realizzati grazie ai proventi raccolti attraverso l’imposta”.
Il ministro Gian Marco Centinaio non ha dubbi: “Molto spesso, non sempre, tanti sindaci la usano (tassa di soggiorno, ndr) per andare a coprire i debiti di bilancio. Se tassa di soggiorno deve essere, allora che diventi tassa di scopo vera: è il lavoro che stiamo facendo al ministero, stiamo lavorando per questo in modo che il turista quando arriva sappia esattamente dove sarà spesa”.
Sulla tassa torna di nuovo Bocca: “Mi è dispiaciuto molto per questa reazione totalmente scomposta da parte loro. È la dimostrazione che quando uno tocca un nervo scoperto le persone reagiscono in maniera non strutturata. Nessuno ha accusato Airbnb dicendo che sono degli evasori. Abbiamo solo detto che non è giusto che ci siano determinati soggetti che negoziano con i comuni un importo di imposta di soggiorno a titolo forfettario, quindi prima dell’inizio della stagione, mentre viceversa la ricettività ufficiale cioè gli alberghi, deve fare una rendicontazione analitica. Se è forfettario per loro, lo sia anche per noi. Anche perché se è forfettario non sapremo mai quante sono le presenze ufficiali”.
Per combattere l’abusivismo Centinaio conferma anche l’arrivo il prima possibile del codice identificativo nazionale: “Lo presenteremo prossimamente, burocrazia permettendo. Nel momento in cui le piattaforme online venderanno solo ed esclusivamente strutture ricettive che hanno un codice, dovranno far pagare tutte le tasse, anche quella di soggiorno, e di conseguenza saremo tutti in linea e in regola”.
A Capri si parla anche di Enit, tra gli ospiti in platea c’è anche il neo presidente Giorgio Palmucci: “L’obiettivo – dice Centinaio – è ritarare l’azione di promozione secondo le strategie del ministero cioè di ‘matchare’ la promozione agro-alimentare con quella del nostro territorio. Il nuovo presidente, visti i precedenti, dovrà anche rimboccarsi le maniche anche sulla parte riorganizzativa interna dell’ente”. E poi la questione fiscale: “Se gli affitti turistici ‘neri’ – dice ancora Bocca – diventassero bianchi gli introiti del settore aumenterebbero già del 10%. Poi serve un intervento sul cuneo fiscale. Invece di fare i redditi di cittadinanza, il Governo aiuti gli imprenditori perché sarebbero disponibili ad assumere persone e a farle lavorare a fronte di agevolazioni da parte dello Stato”.