Turismo e “shadow hospitality”, le nuove sfide per il Ministro Centinaio

da | 27 Set 2018 | Leggi e regolamenti, Turismo

Foto:Il presidente di Federalberghi Bocca consegna al ministro Centinaio il rapporto sulla shadow economy (© Ansa)

“L’Italia dal punto di vista turistico ha tutte le carte in regola per diventare la California d’Europa. Occorre dotare il Paese delle infrastrutture, lavorare sul piano della sburocratizzazione e sul piano della promozione all’estero”, così ha affermato il Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio alla riunione nazionale di giunta della Federalberghi. Come già espresso davanti alle commissioni di Camera e Senato, il Ministro Gian Marco Centinaio ha ribadito, “Il nostro primo obiettivo? Combattere l’illegalità nel turismo”. Infatti, “Quello del turismo è uno dei tasti su cui il Governo vuole premere,” in particolare “stiamo lavorando a un progetto per fornire un codice identificativo per le strutture ricettive e contrastare tutte le pratiche che stanno inutilmente danneggiando l’industria turistica del nostro Paese e contraendo le possibilità di sviluppo dei nostri territori e delle destinazioni”.
Durante la riunione il presidente di federalberghi Bernabò Bocca ha presentato un corposo rapporto sulla “shadow hospitality”: “È urgente un intervento per disciplinare la giungla delle locazioni brevi”. Come si può notare, “ad agosto 2018 erano disponibili su Airbnb 397.314 alloggi italiani, con una crescita esponenziale che non accenna a fermarsi (174.528 alloggi in più rispetto ad agosto 2016, cioè un +78.34%). Le strutture extralberghiere di natura analoga censite dall’Istat in Italia sono 113.538. Si può pertanto certificare ufficialmente l’esistenza di almeno 280.000 alloggi che sfuggono ad ogni controllo”.
Il presidente Bocca ha detto, “A più di un anno dall’entrata in vigore della norma che ha previsto l’applicazione di una tassazione agevolata per le locazioni brevi, sono ancora una netta minoranza gli intermediari che applicano la cosiddetta cedolare secca e comunicano i dati all’Agenzia delle Entrate. L’entità del danno provocato alle casse dello Stato è notevole. Basti considerare che nel 2016 i soli host di Airbnb hanno ricavato in Italia circa 621 milioni, sui quali il portale avrebbe dovuto effettuare e versare ritenute per circa 130.4 milioni. Considerando il tasso di crescita degli annunci, si può stimare che l’evasione dell’imposta nel primo anno di applicazione della norma sia stata pari ad almeno 200 milioni”. E poi aggiunge, “Abbiamo censito le strutture parallele che vendono camere in rete e mettiamo questo elenco a disposizione di tutte le amministrazioni nazionali e territoriali, nonché delle autorità investigative competenti, che desiderano fare luce sul fenomeno. Venga istituito con urgenza il registro nazionale degli alloggi turistici”.
“La favoletta del gestore che accoglie l’ospite in casa propria” non regge alla prova dei fatti. “1) Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito, sono attività economiche a tutti gli effetti, più della metà degli annunci (il 62.22%) sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi, con casi limite di soggetti che gestiscono più di 4.000 alloggi. 2) Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare, più di tre quarti degli annunci (il 76.88%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. 3) Non è vero che si tratta di attività occasionali, quasi due terzi degli annunci (il 64.58%) si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno. 4) Non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta, gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali”. Inoltre, Bocca evidenzia come “a causa di questa narrazione fraudolenta il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività e del mercato. Si pone inoltre con tutta evidenza un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale”.
Le città italiane in cima alla classifica della “shadow hospitality”: Roma (29.519 annunci), Milano (18.482), Firenze (11.341), Venezia (8.025) e Napoli (6.858). Mentre per le regioni al primo posto c’è la Toscana (59.320 annunci), poi la Sicilia (51.022), il Lazio (40.700) e la Lombardia (40.494). La densità maggiore (numero di annunci per kmq) si registra in Liguria e l’incremento maggiore in Trentino Alto Adige (+131,9% rispetto ad agosto 2016).
Le speranze degli albergatori comunque sembrano ben riposte. “Le nostre priorità non sono un mistero. Da anni chiediamo a gran voce di essere ascoltati. Non ci siamo mai persi d’animo, men che meno ora che a rivestire l’incarico nell’attuale legislatura vi è un Ministro del Turismo sensibile alle nostre difficoltà, ciò anche grazie ad un curriculum professionale che mostra ampia competenza nel settore”.