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All’Italia il 59mo sito Unesco Patrimonio dell’Umanità

da | 20 Set 2023 | Arte e Cultura, Promozione e valorizzazione

“La nostra bella Italia porta a casa un altro straordinario successo. Ancora una conquista targata Unesco: con l’iscrizione nella Lista del Patrimonio dell’Umanità del ‘Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale’ salgono a 59 i siti italiani che hanno ottenuto questo riconoscimento. Davvero una grande soddisfazione”. Così il Sottosegretario di Stato al ministero della Cultura Lucia Borgonzoni. Il riconoscimento è arrivato dal Comitato internazionale UNESCO, riunito ieri a Riyad, in Arabia Saudita.
Le grotte e i fenomeni carsici dell’Emilia-Romagna sono dunque riconosciute come “valore universale per le loro caratteristiche di unicità e rappresentatività a livello mondiale”. Il sito protetto è composto da sette aree nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo e Gessi della Romagna Orientale. Nei gessi dell’Emilia-Romagna si trovano la grotta epigenica più lunga al mondo (oltre 11 chilometri), quella più profonda (265 metri), la più grande sorgente salata d’Europa e una varietà straordinaria di minerali e forme carsiche studiate già a partire dal 16esimo secolo, riferimenti internazionali per lo studio del carsismo nelle evaporiti. Le rocce evaporitiche, con cui si aprono le grotte, testimoniano tra l’altro due momenti importanti della storia della Terra: la rottura del supercontinente Pangea, avvenuta 200 milioni di anni fa, e la crisi di salinità messiniana, sei milioni di anni fa, quando il Mediterraneo si trasformò in un enorme lago salato. Alcune di queste grotte sono visitabili: la Spipola (Gessi Bolognesi), la Tanaccia e la Re Tiberio (Vena del Gesso Romagnola) e Onferno.
L’iscrizione nella lista Unesco dei Gessi e delle grotte dell’Appennino emiliano-romagnolo arriva dopo un lavoro di sette anni portato avanti da Regione, 19 Comuni, Enti di gestione dei Parchi, Università di Bologna e Unimore, Soprintendenza e Federazione speleologica regionale, insieme al Ministero dell’Ambiente. Si tratta del sesto sito naturale italiano riconosciuto da Unesco e del secondo per l’Emilia-Romagna, dopo le Faggete vetuste delle Foreste Casentinesi. Nel complesso salgono a 16 i luoghi che in Emilia-Romagna, a vario titolo, hanno ottenuto il riconoscimento Unesco.
“Questo importante riconoscimento da parte dell’Unesco ci offre l’opportunità di valorizzare e proteggere questo patrimonio ambientale unico al mondo e, contemporaneamente, offrire ai territori una straordinaria leva di promozione culturale e socio-economica – afferma l’assessora regionale ai Parchi, Barbara Lori – Un grazie particolare all’ambasciatore italiano all’Unesco, Liborio Stellino, che ha guidato la nostra delegazione nel lavoro di condivisione con gli altri Paesi”.