Il gip di Napoli, Ambra Cerabona, ha convalidato il fermo emesso nei confronti di S.I., il senza fissa dimora ritenuto l’autore del rogo che mercoledì scorso ha mandato in cenere la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto in piazza Municipio.
La Polizia di Stato e dalla Procura di Napoli hanno riconosciuto sussistenti entrambi i reati contestati: incendio doloso e distruzione di un bene culturale di rilevante importanza. Nei confronti dell’indagato è stata emessa la misura cautelare del carcere. Il clochard 32enne aveva respinto le accuse, ma sarebbe stato incastrato dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona.
La dinamica dell’incendio
Secondo i primi accertamenti, la Venere, installata il 29 giugno, è stata completamente divorata dalle fiamme e ridotta in cenere nel giro di 4 minuti.
Il rogo è stato appiccato alle 5.30 di mercoledì mattina e ha rapidamente avvolto i vestiti. La statua è stata sciolta dal calore che si è sprigionato.
A chi ha posto l’accento su come sia stato possibile che l’opera prendesse fuoco considerato che era stata realizzata con materiali ignifughi, Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, ha spiegato che “ignifugo non significa che non prende fuoco, ma che ci sono trattamenti volti a ritardare la fiamma. Però qui ci siamo trovati davanti a una fiamma diretta e inoltre in questo caso c’è anche una dimensione artistica e dunque la necessità di rispettare l’effetto di morbidezza dei tessuti”.
E sulla mancanza di sorveglianza all’installazione, il sindaco ha risposto: “Il concetto di arte pubblica prescinde da un controllo dell’accesso altrimenti l’avremmo chiusa in un recinto o in un museo. Bisogna fare una scelta, se vogliamo sorvegliare tutto quello che abbiamo, dobbiamo fare una società sorvegliata. E io non credo nelle società sorvegliate, credo nella sorveglianza sociale. Dobbiamo vincere questa battaglia non mettendo una guardia in ogni angolo della città ma facendo crescere la grande civiltà di Napoli”.
I commenti delle istituzioni
“È una cosa che mi ha colpito profondamente, anche perché sono un estimatore di Pistoletto, proprio nei giorni scorsi ho incontrato a Biella i responsabili della Fondazione Pistoletto”. Ha risposto così il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, interpellato dalla Dire in merito all’incendio che ha completamente distrutto la ‘Venere degli stracci’, l’installazione di arte contemporanea che riproduceva il capolavoro del 1967 dell’artista biellese in versione monumentale.
“L’incendio della Venere degli Stracci di Pistoletto – ha aggiunto Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte- è un brutto segnale, che segue il colpo di pistola nell’opera di Milot a piazza Mercato. Che tristezza!”.
“Un atto vile, frutto del peggiore vandalismo. Non colpisce solo un’opera di prestigio, simbolica dei guasti del nostro tempo, ma anche il tessuto della nostra comunità”. Così, in una nota, Maurizio de Giovanni, presidente di ‘Campania legge – Fondazione Premio Napoli’. “Inutile – ha rimarcato lo scrittore – tentare di individuare nel gesto qualche significato: è un’azione di teppisti, indegna e rivoltante. Siamo nel cuore della Napoli civile: davanti al palazzo del Comune, in prossimità del Maschio Angioino e del teatro di San Carlo, davanti al molo in cui sbarcano turisti da ogni punto del mondo. La zona in cui Napoli è storia, cultura, arte, accoglienza, istituzione”.
Il rifacimento dell’opera
Nonostante il vile gesto, la Venere degli stracci vivrà oltre il vandalismo e il fuoco: risorgerà presto.
“L’incendio, che è stato un momento doloroso, deve essere visto come momento di crescita, di dibattito, di discussione. C’è l’impegno dell’amministrazione, dell’artista e dei cittadini per il rifacimento dell’opera. Ho sentito Pistoletto, questo è un grande simbolo di rigenerazione, rappresenta la ripartenza della società e non può essere fermata, né dal vandalismo, né dalla violenza, ma dev’essere portata avanti”. Ha dichiarato il sindaco Manfredi lanciando una raccolta fondi “proprio per fare in modo che questa ricostruzione avvenga anche da una partecipazione popolare. Ne rifaremo tante, finché l’arte e la bellezza non prevarranno come già prevalgono nella nostra città”.
Il senso dell’opera, della rigenerazione attraverso la bellezza, “non è andato distrutto, non si perde, sopravvive – ha aggiunto Pistoletto che si è detto pronto a ricostruire l’opera – La brutalità continua a risorgere ma bisogna andare avanti. La Venere ha bisogno di vivere vicino alla vita, nelle piazze”.