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Museo Egizio di Torino: tre nuove sale e seimila reperti

da | 9 Ott 2024 | Archeologia, Arte e Cultura, Conservazione e Tutela, Mostre ed Eventi

Pochi mesi fa, la Galleria della Scrittura e spazi all’insegna dell’accessibilità

 

Nuovi spazi al Museo Egizio di Torino. Per celebrare il bicentenario, il Museo ha dato vita a progetti espositivi permanenti e a una ridefinizione più inclusiva degli spazi museali. Il nuovo allestimento permanente, ‘Materia. Forma del tempo’, indaga la materia nell’antico Egitto attraverso circa 6mila reperti provenienti dai depositi del Museo distribuiti su due piani.

‘Materia. Forma del tempo’

Aperto al pubblico dal 5 ottobre il nuovo allestimento permanente ‘Materia. Forma del tempo’, che indaga la materia nell’antico Egitto: legni, pigmenti, vasi in ceramica e oggetti in pietra, dall’Epoca Predinastica (ca. 4000-3100 a.C.) a quella Bizantina (565-642 d.C.)

Settecento metri quadrati e 6mila reperti

Settecento metri quadrati, distribuiti su due piani, custodiscono circa 6mila reperti provenienti dai depositi del Museo. Grazie alla curatela scientifica di nove egittologi del Museo – Johannes Auenmüller, Divina Centore, Federica Facchetti, Enrico Ferraris, Alessandro Girardi, Eleonora Mander, Tommaso Montonati, Cinzia Soddu, Federica Ugliano – e ai progetti di allestimento e grafico di Enrico Barbero e Piera Luisolo, ‘Materia. Forma del tempo’ racconta l’antica civiltà nilotica da una prospettiva inedita.

Opere artigianali nel tempo

‘Materia. Forma del tempo’ fa emergere la storia produttiva di ogni manufatto antico, compresi i materiali di cui è fatto, le tecniche utilizzate per realizzarlo e i suoi utilizzi (e riutilizzi) nel tempo, accumulando relazioni con altri oggetti e persone. Gli oggetti che osserviamo e percepiamo come unitari, infatti, rappresentano il punto di arrivo di scelte operate da artigiani nel corso del tempo.

Protagonisti legni e pigmenti

Sono tre le sezioni dell’allestimento permanente, che si snoda dal piano terreno a quello ipogeo. La prima è dedicata ai legni e ai pigmenti, la seconda alla ceramica e la terza alla pietra. Nella prima sala, dedicata ai legni e ai pigmenti, campeggiano due grandi librerie che raccolgono ciascuna 40 varietà diverse di questi materiali. È qui che si concentra la narrazione relativa alla scelta da parte degli antichi artigiani delle specie lignee più adatte alla realizzazione degli oggetti di uso quotidiano. Attraverso un percorso narrativo in cui dialogano reperti, grafiche e video viene illustrata la palette di colori degli antichi Egizi, formata dai pigmenti di origine minerale e organica, la mappatura delle tecniche di miscelatura dei colori per ottenere sfumature differenti e le successive fasi della pittura. Legni e pigmenti trovano poi naturale sintesi nell’esposizione di un sarcofago caratterizzato da una complessa vicenda costruttiva narrata attraverso proiezioni e video mapping.

Una biblioteca di 5mila vasi

La seconda sala è dedicata all’esposizione di quasi 5mila vasi, organizzati come in una biblioteca all’interno di grandi vetrine disposte su due piani ed estese fino al soffitto. L’allestimento è l’esito di un approccio che supera i paradigmi tradizionali nello studio della ceramica in ambito archeologico e che si focalizza sulla produzione, sulla funzione dell’oggetto e sul contesto di provenienza.

Lavorazione delle pietre in mostra

Statue, stele, frammenti di soffitti e vasi in pietra sono i protagonisti dell’ultima sala dedicata ai reperti lapidei. Si valorizza qui la grande competenza tecnica degli antichi Egizi messa in campo per la lavorazione di pietre differenti. Si esplorano i processi artigianali e gli strumenti che portano dal materiale grezzo alla realizzazione di oggetti.

Christillin e Greco: “Cambio di passo ontologico del Museo”

La presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore, Christian Greco hanno dichiarato: “L’allestimento rappresenta un cambio di passo ontologico del Museo: amplia, infatti, la prospettiva museologica della nostra istituzione da puramente egittologica a una archeologica contemporanea. In quest’ottica il Museo Egizio intende porre al primo posto la materialità, il contesto di provenienza e le funzioni degli oggetti per ricostruirne una biografia approfondita. Abbiamo voluto superare gli storici paradigmi di ricerca ed esposizione, come per esempio la tipologia ceramica, per mostrare in che modo lo studio di questa classe di materiali possa dare risposte più complesse. Ad esempio, nel caso del sito di Qau el-Kebir, lo studio dei frammenti di calcare e intonaco permette di ricostruire le fasi decorative e il contesto. La nuova visione espositiva è il risultato di un decennio di ricerche e riflessioni da parte di tutta la squadra del Museo Egizio oltre che, come nel caso di Materia, dell’importante connubio tra archeologia, metodologie e indagini di ricerca digitale. Il Museo si pone così all’avanguardia nell’ambito della ricerca archeologica. Ringraziamo tutti coloro che ci stanno sostenendo, moralmente e concretamente in questo percorso così importante per il nostro museo”.

Ferraris: “Interiorizzazione del dialogo tra scienze umane, scienze naturali e tecnologia”

Enrico Ferraris, coordinatore dei curatori di ‘Materia. Forma del tempo’, spiega: “Materia. Forma del tempo nasce sulla scia della mostra del Museo Egizio ‘Archeologia Invisibile’ che, a cavallo tra il 2019 e il 2020, ha puntato l’attenzione del visitatore sul crescente peso dell’archeometria nello studio delle collezioni e sulla possibilità di interrogare i reperti in un contesto allargato e multidisciplinare. A distanza di cinque anni da ‘Archeologia Invisibile’, questo nuovo allestimento permanente conferma la definitiva interiorizzazione del dialogo tra scienze umane, scienze naturali e tecnologia, come cifra del paesaggio culturale e museale del XXI secolo”.

Pochi mesi fa, la Galleria della Scrittura

Un ottimo modo per celebrare i duecento anni del Museo. Solo pochi mesi fa, lo scorso dicembre, era stata aperta la Galleria della Scrittura. Dopo lavori di consolidamento e restauro, aveva infatti riaperto il terzo piano del Museo, ampliando il percorso espositivo con la Galleria della Scrittura. Mille metri quadrati che ospitano 248 reperti, un viaggio in 10 sezioni all’origine delle scritture dell’antico Egitto, a ritroso nel tempo di 4000 anni. Un progetto espositivo a cura di Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer, quest’ultima responsabile della Papiroteca del Museo Egizio.

Accessibilità per tutti

Nell’ottica di una ridefinizione degli spazi, il Museo Egizio ha anche concluso alla fine di giugno 2024 un progetto di accessibilità finanziato dal PNRR, per rendere il luogo più inclusivo. È stato realizzato con un investimento di 499.767 euro. Avviato nel giugno 2023, il progetto è frutto di una stretta collaborazione con enti locali e associazioni di persone con disabilità visive, uditive e con bisogni comunicativi complessi. Tra gli strumenti ci sono: 35 pannelli multisensoriali con stampa 3D per QR e elementi in rilievo (mappe, planimetrie, oggetti); un modello in legno del Palazzo ex Collegio dei Nobili (sede del Museo) per restituire anche la ricchezza dell’edificio barocco, esplorabile a livello tattile; due guide per la visita in simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa e tre supporti in Leggere facile; una Storia sociale, online sul sito del Museo, per consentire di prepararsi all’esperienza di visita e la creazione di uno ‘Spazio Tranquillo’, una sala insonorizzata dedicata a chi avesse necessità di decompressione lungo il percorso museale. La traduzione in LIS (Lingua Italiana dei Segni) e IS (International Sign) dell’intera audioguida è fruibile nella webapp del Museo, fra le lingue disponibili; inoltre, il denso lavoro di traduzione ha dato luogo alla creazione del primo glossario di termini egittologici in LIS.

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