Il Decreto del MiC prevede la ricollocazione dei resti archeologici nei giardini e nel Museo di Castel Sant’Angelo. Dubbi sul rispetto del cronoprogramma
“La Commissione regionale per il Patrimonio Culturale del Lazio, che si è riunita lunedì 17 giugno 2024, ha autorizzato, su proposta della Soprintendente speciale di Roma, Daniela Porro, lo scavo a esaurimento, lo smontaggio, la delocalizzazione e lo stoccaggio in vista della ricollocazione e della musealizzazione dei resti di età romana di una fullonica e di un edificio residenziale di età imperiale, venuti alla luce nello scavo per la realizzazione del sottopasso di piazza Pia”: è il comunicato del ministero, sulla ricollocazione dei reperti rinvenuti durante gli scavi del cantiere del sottopasso da realizzare nella zona per il Giubileo 2025.
Il progetto di riqualificazione e pedonalizzazione
Il progetto di riqualificazione e pedonalizzazione di piazza Pia, collocata tra Castel Sant’Angelo e via della Conciliazione, è stato finanziato con 79,5 milioni di euro stanziati per il Giubileo.
Questa trasformazione convertirà la piazza in una vasta area pedonale, creando un collegamento diretto tra Castel Sant’Angelo, via della Conciliazione e la Basilica di San Pietro.
L’iniziativa mira a garantire ai pedoni una zona sicura e, allo stesso tempo, a migliorare il traffico veicolare mediante la costruzione di un sottovia che si connetterà a quello del Lungotevere in Sassia. L’opera, gestita da Anas in accordo con Roma Capitale, dovrebbe essere completata entro dicembre 2024.
I ritrovamenti
Durante i lavori per il sottopasso, le indagini archeologiche hanno portato alla luce nuove scoperte che offrono una visione inedita della storia e dei paesaggi urbani di Roma. L’area in questione, in epoca antica, ospitava prestigiose residenze imperiali suburbane (gli horti Agrippinae e gli horti Domitiae).
Dal cantiere di piazza Pia a Roma sono emersi mosaici e reperti di vario tipo oltre ad una fullonica, risalente al II secolo d.C., ovvero un impianto a cielo aperto per lavare, smacchiare e preparare panni e vestiti.
Della fullonica restano alcune vasche utilizzate per il lavaggio e la spremitura, oltre a dei grandi vasi interrati (dolia) impiegati per immergere i panni nel detergente, solitamente costituito da urina. La stretta vicinanza al Tevere garantiva un rifornimento rapido e abbondante di acqua, elemento indispensabile per il funzionamento di questi impianti. La struttura all’aperto permetteva la dispersione dei miasmi, che dovevano essere notevoli. Non a caso, questo tipo di attività si trovava solitamente in aree periferiche dei centri urbani antichi.
“Questa parte di Roma sarà di nuovo resa visibile a tutti, e come cittadino non posso che esprimere un senso di profonda gratitudine. È veramente significativo che dove stiamo cercando di creare per il Giubileo uno spazio per rendere più vivo l’incontro tra le persone, come sarà piazza Pia, sia stata ritrovata proprio una lavanderia, che era il luogo d’incontro delle persone, del popolo, delle donne dell’epoca”, ha affermato, durante la conferenza stampa, il pro-prefetto del Dicastero dell’evangelizzazione Monsignor Rino Fisichella.
La decisione della Commissione: delocalizzare i reperti
Per permettere l’immediata ripresa dei lavori, garantendo il rispetto del cronoprogramma realizzativo del sottopasso, il presidente Leonardo Nardella, segretario regionale MiC per il Lazio, ha convocato con urgenza la Commissione regionale per il Patrimonio Culturale del Lazio che ha tempestivamente autorizzato il consolidamento, il distacco e la delocalizzazione dei resti murari, degli apparati decorativi e di rivestimento delle strutture.
L’autorizzazione prescrive inoltre il lavaggio, la classificazione e lo studio dei reperti mobili rinvenuti ed il restauro di quelli più significativi.
La ricollocazione tra i giardini e il museo di Castel Sant’Angelo
“L’archeologia di emergenza per la realizzazione del sottopasso di piazza Pia deve in ogni caso tutelare ritrovamenti e scoperte”, ha spiegato la Soprintendente Speciale di Roma Daniela Porro. “In questo caso la conservazione dei reperti attraverso la loro delocalizzazione deve portare anche a una valorizzazione: la Soprintendenza ha proposto di ricollocarli a Castel Sant’Angelo, in antico il sepolcro di Adriano costruito negli Horti di Domitia il contesto dove le strutture ritrovate probabilmente sorgevano in origine”.
I resti archeologici scoperti durante i lavori saranno dunque rimontati e musealizzati nell’area di Castel Sant’Angelo, garantendo una connessione diretta con il loro contesto di rinvenimento. Il progetto prevede la creazione di un’area archeologica nei giardini del Castello e la musealizzazione dei reperti all’interno degli spazi di Castel Sant’Angelo. L’obiettivo è quello di reintegrare e valorizzare il significato culturale delle scoperte, migliorando l’accessibilità, la fruibilità e la valorizzazione sia museale che digitale. Questo approccio integrato consentirà ai visitatori di comprendere meglio l’importanza storica dei reperti in relazione al loro ambiente originale.
L’intera operazione di smontaggio, delocalizzazione e ricollocazione dovrà avvenire entro due anni dall’ autorizzazione, corredata da una ricostruzione in 3D e da un progetto di valorizzazione virtuale del contesto storico-topografico (horti Agrippinae, horti Domitiae, ager Vaticanus), mediante pubblicazione scientifica e prodotto audiovisivo e digitale.
Sangiuliano e Gualtieri: ‘Proficua collaborazione istituzionale’
“Piazza Pia ne uscirà ulteriormente arricchita”, ha dichiarato il sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri. “Questo è davvero un caso emblematico di come la collaborazione istituzionale e la giusta visione del significato della tutela e della valorizzazione dei nostri beni culturali possa portare a una soluzione doppiamente positiva: grazie al cantiere abbiamo scoperto questa bellissima Fullonica e gli altri ritrovamenti, che riusciremo a rendere conoscibili e a valorizzare ma, allo stesso tempo, riusciremo anche a realizzare nei tempi previsti il sottopasso”.
“È fondamentale salvaguardare la nostra storia e trovare con ragionevolezza e buon senso un punto di equilibrio tra le esigenze di tutela e l’esigenza di modernizzazione del tessuto urbano. L’immediata risposta delle istituzioni per la tutela e la valorizzazione dei resti di età romana rinvenuti nel sottopasso di piazza Pia è un ottimo risultato, frutto di una proficua collaborazione istituzionale”, ha concluso il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
Le perplessità di tecnici e archeologi
Nonostante l’entusiasmo manifestato dalle istituzioni che più temevano stop o rallentamenti al cantiere – Campidoglio, Ministero della Cultura e Vaticano soprattutto – il nullaosta alla delocalizzazione dei reperti, ha fatto emergere alcune perplessità negli ambienti dell’archeologia romana.
La decisone della Commissione permette al Campidoglio di mantenere (forse) intatto il cronoprogramma – dopo la scoperta ri-tarato da Gualtieri dall’8 al 24 dicembre – ma il cantiere resta comunque a rischio blocco.
I tecnici ritengono, infatti, che per dislocare i numerosi reperti ci vorranno mesi, anche per l’obbligo di rispettare le leggi che regolano ogni fase dell’operazione che si prospetta lunga e assai complessa.
Dal 25 giugno si riprenderà a scavare, ma timori e incertezze permangono: che cos’altro c’è sotto lo strato di mosaici romani e le antiche strutture già rinvenute? Che cosa emergerà dagli scavi dei ‘triangolini’, ovvero quelle porzioni ancora coperte di terra e detriti nell’area di 500 metri quadri del cantiere? Quesiti che troveranno soluzione solo scavando visto che, nei piani, le ruspe dell’Anas dovranno andare giù ancora per quattro metri.