Dal Centro Ricerche Enea, nuovo metodo per recuperare monumenti danneggiati

da | 14 Apr 2024 | Archeologia, Conservazione e Tutela

ENEA lancia il progetto COLLINE per recuperare monumenti in marmo peperino danneggiati. Il pulpito della chiesa di San Francesco alla Rocca e la fontana di San Faustino i primi monumenti da restaurare.

Si è svolto, nel Centro Ricerche ENEA di Frascati, il workshop “Nuove tecnologie a servizio dei Beni Culturali” in cui è stato presentato il progetto COLLINE, coordinato dal Centro Ricerche ENEA, finanziato dalla Regione Lazio. Lo scopo sembra essere chiaro: recuperare monumenti in marmo peperino danneggiati grazie a nuove metodologie basate su nanomateriali, diagnostica e sensoristica avanzate, modelli 3D e droni, che consentono di ridurre tempi e costi di intervento. Nella fattispecie, il progetto, al quale partecipano anche le Università degli Studi della Tuscia e “Sapienza” di Roma e le due aziende De Feo Restauri e Eagleprojects, si è focalizzato sul recupero di due opere in peperino a Viterbo: il pulpito della chiesa di San Francesco alla Rocca e la fontana di San Faustino.

Le tecniche innovative utilizzate

Mediante tecniche di imaging multispettrale, fluorescenza Indotta da Laser (LIF), spettrofotometria VIS-IR, e colorimetria, il gruppo di ricerca ha eseguito la caratterizzazione ottica e spettroscopica che ha permesso di identificare e mappare i materiali originali degli artefatti lapidei, le forme di degrado ma anche le tracce di precedenti restauri. L’identificazione dei biodeteriogeni presenti sui manufatti è stata effettuata sul posto utilizzando sistemi commerciali e innovativi lidar fluorosensori sviluppati nei laboratori ENEA, che hanno anche confermato l’efficacia dei trattamenti stessi e la non insorgenza di nuove forme di degrado. Sul pulpito di San Francesco alla Rocca le condizioni ambientali e microclimatiche sono state valutate e controllate tramite l’uso di sensoristica in fibra ottica di tipo FBG (a reticolo di Bragg), sensori commerciali di temperatura e sensori di umidità innovativi, ideati e realizzati da ENEA. Infine, grazie all’utilizzo di droni e laser scanner 3D, è stata realizzata una mappatura dettagliata dei beni oggetto di studio e anche i relativi modelli 3D, successivamente inseriti all’interno di una piattaforma web-GIS, che permette di visualizzare e misurare gli oggetti con estrema precisione. In questo modo, grazie alle informazioni sullo stato di conservazione dei manufatti che può essere aggiornata in base agli input trasmessi dalla sensoristica e provenienti dalle tecniche di diagnostica, è stata realizzata una mappa georeferenziata, interrogabile e monitorabile. Le tecniche innovative che integrano informatizzazione degli interventi ed esiti delle indagini garantiscono una notevole semplificazione dei processi di manutenzione e una riduzione dei costi. Inoltre, l’allestimento di una piattaforma web-GIS con i modelli 3D dei siti e i dati acquisiti anche dai sensori in real-time garantisce l’accesso, anche futuro, a tutto il materiale raccolto e prodotto, proponendo un modus operandi completamente nuovo nel campo della gestione e fruizione dei beni artistici, in linea con le direttive della Commissione Europea.

“Questa partnership pubblico-privata porta benefici a tutti gli attori coinvolti, enti di ricerca, aziende e anche ai gestori dei beni che con i risultati del progetto possono ampliare le loro conoscenze e competenze, ponendo le basi per un loro ulteriore sviluppo che porterà anche ad offerte migliori e più ampie sul mercato”, evidenzia Rosaria D’Amato del Laboratorio ENEA di Micro e nanostrutture per la fotonica. Aggiunge: “Oltre al trasferimento tecnologico, questo risultato conferma anche i benefici in termini di trasferimento di conoscenze, dall’Internet of Things all’Internet of Knowledge, promuovendo il ruolo della creazione, diffusione, trasformazione, trasferimento e utilizzo della conoscenza in ogni sua forma, per generare valore”. Queste invece le parole di Valeria Spizzichino del Laboratorio Diagnostiche e metrologie: “Le superfici di monumenti ed edifici storici esposti agli agenti atmosferici mostrano segni di deterioramento che si manifestano in forme e modalità diverse, anche a seconda dei tempi di esposizione e dell’orientamento delle superfici. Il tempo, l’assenza di interventi di conservazione, come anche processi chimici, fisici e attacchi biologici possono causare danni estetici e strutturali dei materiali lapidei utilizzati nei monumenti storici, minando la loro stabilità e inficiando la fruibilità del bene”.

Clicca sul Banner per leggere Territori della Cultura n° 59