Nella zona di “Termini” è prevista la sistemazione della piazza tenendo conto (si afferma) della necessità di valorizzare il contesto storico-architettonico dell’area. L’obiettivo è trasformare Piazza dei Cinquecento in un hub della mobilità integrata e sostenibile, coerentemente con gli indirizzi del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile di Roma Capitale .
Non molti sanno che proprio nella zona antistante l’Aula Ottagona_ via Romita/via Cernaia_ che oggi ospita (speriamo provvisoriamente!) il Museo dell’Arte Salvata, in corrispondenza del piccolo parcheggio (che per fortuna sembrerebbe destinato a scomparire) vi è un’importante preesistenza sconosciuta ai più, cioè il tempio della Dinastia degli imperatori Flavi, quelli che costruirono il Colosseo.
Il tempio della Dinastia degli imperatori Flavi
II “Templum Gentis Flaviae”: la localizzazione dell’edificio è stata riconosciuta con sicurezza in seguito a studi recenti in base alle fonti antiche e soprattutto a scoperte archeologiche. Sappiamo che la casa di Vespasiano (e quindi anche il tempio) si trovava sul Quirinale, in una località denominata ad malum Punicum (“al melograno”), nell’area in seguito occupata dall’angolo occidentale delle Terme di Diocleziano, in particolare al di sotto dell’ex Planetario dove sono presenti una domus databile in età giulio-claudia e notevoli strutture superstiti di un edificio più antico costituite da grandi blocchi di travertino collegati da grappe di piombo disposti parallelamente al fronte della sala verso via Romita .
L’esigenza della “comprensione e “lettura” del monumento ha guidato a suo tempo in maniera preponderante la progettazione degli interventi di restauro dell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, infatti nell’intervento di restauro è diventata assolutamente prioritaria l’esigenza di evidenziare la complessa, straordinaria stratificazione storica presente nell’Aula, che descrive non solo la storia delle Terme ma anche la storia del luogo, ancora più interessante se in questa “narrazione” comprendiamo anche il “Templum Gentis Flaviae”.
Abbiamo uno spaccato della Storia di Roma che va dalla “Casa dei Flavii” all’utilizzazione della sala a Planetario, con la creazione della straordinaria volta reticolare, mutuata dai grandi “Planetari” che nascevano negli anni venti in Germania.
Ma la cosa più importante, ottenuta col mantenimento della volta metallica è il rapporto dialettico attivato con la volta ad ombrello della sala Termale, una sorta di “lezione” architettonica sull’evoluzione nel tempo dei sistemi voltati.
La ricostruzione del complesso monumentale
Tornando al “Templum”, grazie al professor Filippo Coarelli, è stato così possibile ricostruire un complesso monumentale (lungo 125 m), esteso fino alla chiesa di S. Bernardo, che comprendeva una grande area scoperta, porticata su tre lati, al centro della quale si trovava un podio quadrato di 47 m di lato, probabile sostegno di un edificio a pianta centrale. Nel 1901, al momento della realizzazione di piazza della Repubblica, in corrispondenza del settore nord del grande emiciclo (che riprende la forma dell’esedra delle terme), vennero recuperati numerosi frammenti di rilievi di età domizianea, nei quali si potevano riconoscere soggetti relativi alla celebrazione della gens Flavia, in origine appartenenti alla decorazione del tempio, nei quali appare anche un ritratto di Vespasiano (i cosiddetti “Rilievi Hartwig”, presentati nel 1994 a Roma, in una mostra dal titolo Dono Hartwig).
Sempre in quegli anni venne recuperato un gigantesco ritratto marmoreo di Tito alto 2.30 mt che doveva appartenente a una statua di circa 9 m di altezza (ora al Museo Archeologico di Napoli), che poteva provenire solo dal tempio.
Il recupero di un monumento fondamentale per la conoscenza dell’architettura romana
Si può quindi ricostruire il complesso come una grandiosa area porticata, cui si accedeva da nord, al centro della quale sorgeva la struttura principale, che comprendeva in basso il sepolcro, di cui si conserva il nucleo in calcestruzzo, certamente in origine rivestito di marmi, e in alto una rotonda a cupola modellata sul Pantheon, sede del culto dinastico. Quest’ultima viene a trovarsi più o meno al centro del largo antistante al Planetario, a pochi centimetri al di sotto del piano di calpestio, e quindi si può facilmente scavare: si tratta di un’operazione di costo limitato, ma certamente di grandissimo rilievo storico e artistico, che permetterebbe il recupero di un monumento fondamentale per la conoscenza dell’architettura romana, oltre ai resti sottostanti della casa privata di Vespasiano.
Inoltre altri autorevoli studiosi ritengono che il tempio sia stato sottoposto ad una procedura ‘sacrale’ di interramento (piu’ correttamente “congestio terrarum”) simile a quella del mausoleo di Lucilio Peto sulla via Salaria o ai monumenti funebri della Necropoli in tal caso si tratterebbe di un monumento in gran parte ancora integro che, con buona probabilità, conserva ancora le urne cinerarie dei Flavii.
Una valorizzazione formidabile proprio in vista del Giubileo !