Il Centro Internazionale per l’Arte e la Cultura digitale rende permanente Renaissance Dreams, l’opera sul Rinascimento realizzata dall’Intelligenza Artificiale
MEET Digital Culture Center, il Centro Internazionale per l’Arte e la Cultura digitale di Milano, dopo il riconoscimento come museo da parte di Regione Lombardia, rende permanente la fruizione di Renaissance Dreams, di Refik Anadol, l’installazione ispirata al Rinascimento italiano realizzata con l’Intelligenza Artificiale. Inoltre, prosegue nella sua opera di promuovere la consapevolezza dell’arte e della cultura digitale nella società contemporanea. Ne abbiamo parlato con Maria Grazia Mattei, fondatrice e presidente di MEET.
Renaissance Dreams, l’opera realizzata con l’Intelligenza Artificiale
Renaissance Dreams, di Refik Anadol, è un’opera site-specific, realizzata appositamente per l’immersive room di MEET con l’Intelligenza Artificiale. Attraverso algoritmi GAN (Generative Adversarial Network), l’artista ha dato vita a una creazione ispirata al Rinascimento italiano che coniuga pittura, scultura, architettura e letteratura e che accompagna il visitatore in un originale viaggio fatto di immagini e suoni in un’atmosfera sospesa tra passato, presente e futuro. L’opera sintetizza arte, tecnologia, cultura digitale, diventando emblematica. Renaissance Dreams ha inaugurato lo spazio immersivo del MEET alla sua apertura.
Un’opera che coniuga l’arte con i nuovi linguaggi
Spiega Maria Grazia Mattei: “Questa è un’opera che coniuga benissimo la memoria al passato, la riflessione sulla cultura e sull’arte – perché prende spunto da milioni di immagini legate al Rinascimento italiano – e i nuovi linguaggi, con una ricerca espressiva e scientifica d’avanguardia. Ne nasce un affresco che è una sintesi tra passato, presente – con il tema del digitale ma anche del rapporto tra arte, creatività e scienza – e futuro, perché il linguaggio è quello dell’Intelligenza Artificiale. Questa opera è l’unica in Italia in uno spazio immersivo di quindici proiettori che è permanente”. Renaissance Dreams sarà visitabile tutti i martedì.
Le radici del nuovo
Definire MEET un museo è riduttivo. Spiega Maria Grazia Mattei: “Usiamo la parola museo in un’accezione diversa da quello che è il significato classico. Con i musei classici abbiamo in comune il fatto di avere un patrimonio, che in questo caso è documentale e che mettiamo a disposizione del pubblico per motivi di studio e di approfondimento”. Del resto, “non esiste un museo se non si ha un patrimonio che tramanda memoria e che serve per sviluppare riflessioni, conoscenza, approfondimento culturale”. MEET ha il suo patrimonio nell’archivio ‘Le radici del nuovo’, costituito video, materiali, oggetti iconici che “testimoniano il lungo viaggio della cultura digitale dagli anni Sessanta a oggi”. Un archivio che “è uno dei nodi concettuali dentro i quali MEET si muove”.
Museo o media?
MEET non espone tecnologia, non è un museo tecnologico. Come spiega Mattei, “È un media, è uno spazio che in maniera molto fluida fa scorrere contenuti continuamente. È come se fosse un canale televisivo che ha un suo palinsesto e che trasmette contenuti relativi all’arte e alla cultura digitale, che hanno bisogno di questa fluidità; è un continuo scambio di suggestioni, spunti, idee, incontri: Infatti MEET vuol dire incontro”.
Tra arte e cultura digitale
MEET diventa allora uno spazio di dialogo, di incontro e di riflessioni che ha il focus sulla transizione all’arte e alla cultura digitale, attraverso varie attività: percorsi espositivi immersivi, conferenze, cicli di incontri con il caratteristico format Meet the Media Guru con artisti, intellettuali e scienziati, visite con le scuole e con le aziende, artisti che realizzano opere specifiche e originali in un contesto, che, come sottolinea la Mattei, è stato “concepito come uno spazio per un contenuto immateriale come il digitale”, ricco di immersività e fluidità. Spiega la Mattei: “Creiamo continuamenti eventi per stimolare una riflessione sull’impatto delle tecnologie nella nostra vita e soprattutto sul nostro cambiamento sociale, culturale ed economico”. Una riflessione che parte da un solido archivio per poi propagarsi nella comunità, in un incontro con il pubblico, nell’ottica di sviluppare una maggiore consapevolezza su una rivoluzione in atto, di cui tutti facciamo parte.
MEET in rete con le realtà internazionali
Una riflessione che si snoda anche oltre i confini italiani. Spiega la Mattei: “MEET è anche un Hub internazionale. Noi siamo in una rete di altri centri europei che indagano l’evoluzione della nostra cultura determinata dall’uso delle nuove tecnologie, con le quali noi progettiamo percorsi e scambi continui. Non siamo né un museo di tecnologia né un museo d’arte. Siamo un centro che dinamizza – attraverso l’arte – la cultura”.
Il sogno: un centro che sia punto d’incontro per tutti
Maria Grazia Mattei ha un piccolo ma grande sogno: “MEET vorrebbe diventare un luogo sempre più frequentato da artisti che si avvicinano al digitale, creativi, professionisti, curiosi. Vorremmo offrire sempre di più un servizio al territorio. In Italia ci sono tante iniziative. Questo è un modo per seminare in tutte le direzioni, ma al medesimo tempo si rischia di avere parcellizzazioni sul tema dell’arte e della cultura digitale. Avere un centro serve anche per raccordare e dare un’idea di continuità”.
Esplorare la cultura digitale
L’obiettivo è promuovere una maggiore e sempre più consapevolezza sul tema della cultura digitale, troppo spesso fino a oggi associata alla sola tecnologia. Sottolinea la Mattei: “C’è un gran lavoro da fare. Ora si parla di cultura digitale, che però va esplorata e indagata. Bisogna fare uno sforzo comune se vogliamo crescere in questa direzione e nell’uso creativo di questi mezzi; se si è più consapevoli si ha meno paura e quindi si porta avanti l’innovazione”.
Il digitale sul piano culturale
Tornando al riconoscimento da parte di Regione Lombardia, la Mattei conclude: “Con questo riconoscimento abbiamo derubricato la questione del digitale dal confine tecnologico per portarlo su un piano culturale. La Regione in sostanza evidenzia che c’è una cultura legata alla trasformazione digitale ma esiste anche una storia. MEET è un ambiente dove ti esponi ai contenuti della nuova cultura”.
Immagine in evidenza: Ph credits: Elena Galimberti