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Riorganizzazione del MiC. Tornano i dipartimenti, decadono tutti gli incarichi dirigenziali

da | 14 Nov 2023 | Arte e Cultura, Istituzioni

Dal ministero per i beni culturali e ambientali al ministero dei beni e delle attività culturali al ministero della cultura

Da quando il ministero voluto da Giovanni Spadolini, consulae il Governo Moro – La Malfa, nato con decretazione d’urgenza nel 1974/75, la sua struttura organizzativa ha vissuto sei riforme, con la stessa motivazione, migliorarne il funzionamento, almeno così si diceva e si dice anche oggi.. Oggi siamo in presenza di una novità, si ritorna al passato, si passa da una organizzazione per Direzioni Generali ad una Dipartimentale, così come alcuni lustri orsono

Con la legge 137 del 9 ottobre 2023, di conversione in legge, con modifiche, del decreto legge 10 agosto 2023, n° 105 recante disposizioni urgenti in materia di processo penale e civile, di contrasto agli incendi boschivi, recupero dalla tossicodipendenza di salute e di CULTURA, oltre al personale della magistratura e della pubblica amministrazione (Gazzetta Ufficiale – Serie generale n° 236 del 9 ottobre 2023). La CULTURA entra in un provvedimento onnicomprensivo.
Il testo coordinato del decreto legge e della legge di conversione, al Capo VIII – Disposizioni in materia di cultura, con l’articolo 10 ci descrive come gli articoli 53 e 54 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n° 300, vengono modificati elencando e individuando le aree funzionali con la previsioni che gli incarichi dirigenziali, sia generali che non generali, decadono con il conferimento dei nuovi incarichi, viene anche prevista la durata dei contratti da tre a cinque anni, la norma prevede ancora: “che il conferimento degli incarichi a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, in possesso di una documentata esperienza di elevato livello nella gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, nella gestione di istituti e luoghi della cultura……nonché ad esperti di riconosciuta fama nelle materie afferenti allo specifico Istituto o luogo della cultura o in materie attinenti alla gestione, anche in deroga ai contingenti dell’articolo 19 comma 6 del decreto legislativo del 30 marzo 2001, n° 165” insomma non ci sono più limiti alla politica nell’affidamento degli incarichi dirigenziali con buona pace della corretta selezione della classe dirigente.

Con la Legge 137 del 2023 quindi si cambia abbandonando le Direzioni generali per ritornare al modello dei Dipartimenti.
Ecco quello che è in corso di elaborazione al Collegio Romano.
Cessano di esistere le 12 Direzioni generali e si disegna il sistema con 4 Dipartimenti con la presenza di 32 posizioni dirigenziali generali e nove/dieci aree funzionali, per la Tutela dei beni culturali, per la Gestione e Valorizzazione del patrimonio culturale, degli Istituti e luoghi della cultura, per la Promozione dello spettacolo, delle attività cinematografiche, teatrali, musicali, danza, attività circensi, spettacolo viaggiante, per la Produzione cinematografica, audiovisiva, radiotelevisiva e multimediali, e delle attività culturali, per il Sostegno ad Associazioni, Fondazioni, Accademie ed altre Istituzioni culturali, Per lo Studio, ricerca e formazione, per la Promozione del libro, sviluppo dei servizi bibliografici e bibliotecari nazionali, Tutela del patrimonio bibliografico, per la Tutela del patrimonio archivistico, sua gestione e valorizzazione, per il diritto d’autore e disciplina della proprietà letteraria, per la Promozione delle imprese culturali e creative, del contemporaneo, della cultura urbanistica e architettonica, partecipazione progettuale ad opere destinate ad attività culturali.

L’avere individuato per legge una così ampia serie di ambiti di intervento può non essere esaustiva ovvero rivolgersi a competenze concorrenti con il rischio di possibili confusioni, salvo che le così dette aree funzionali altro non siano che un mero manifesto, tanto complesso quanto confuso da inserire nei quattro Dipartimenti, non sfuggirà come che le materie di competenza ministeriale sono già ben disciplinate nel Codice dei beni culturali e del paesaggio Decreto legislativo n° 4 del 2004 e sue successive modifiche e integrazioni.
Il reiterato meccanismo poi dello Spoil System, vede mortificata la funzione dirigenziale volta alla cura degli interessi generali, che dovrebbe riferirsi solo con gli obbiettivi e le direttive del Ministro, la fidelizzazione della funzione dirigenziale alla politica non ha affatto garantito una efficace gestione del bene pubblico, anche con i presupposti di questa ennesima riforma non si può non rilevare come manchi un chiaro disegno che spieghi fini e mezzi, manca un chiaro disegno di politica culturale, penso ad esempio come si intenda coinvolgerei cittadini residenti, attraverso forme di partecipazione e accesso ai beni culturali, con una semi gratuità ai Musei, Monumenti e Aree archeologiche dello Stato non confondendo il fine economico (biglietti) con il fine più nobile, quello della crescita culturale dei cittadini.

* Pietro Graziani – già direttore generale al MiBAC – professore di Legislazione di tutela dei bb.cc. – Scuola di specializzazione per lo studio e il restauro dei monumenti. Facoltà di architettura, Università Sapienza Roma

 

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