Le autorità di Hamas a Gaza hanno annunciato la scoperta di oltre 60 tombe in un antico sito di sepoltura risalente all’epoca romana.
Hiyam al-Bitar, ricercatore del Ministero delle Antichità e del Turismo gestito da Hamas, ha dichiarato che un insieme di ossa e manufatti provenienti da una delle 63 tombe identificate risale al primo-secondo secolo d.C. “Abbiamo collaborato con esperti francesi, tra cui René Elter, per esplorare la natura di questo sito. Sarà l’inizio di scavi che possano identificare un nuovo cimitero archeologico da aggiungere al resto degli importanti siti della Striscia di Gaza”.
Gli scavi, avviati lo scorso gennaio, hanno interessato la zona a nord della Striscia e, in particolare, la località di Beit Lahya, al centro di un progetto abitativo finanziato dall’Egitto. Il sito è “di grande importanza ed è considerato un’estensione dell’antica città di Anthedon, che era un porto di Gaza durante il periodo greco e romano”, ha sottolineato il direttore generale delle antichità della Striscia di Gaza, Jamal Abu Reda. Si tratta, secondo gli esperti, del luogo dove fin dal periodo ellenistico era attivo il porto collegato alla vicina Ascalona. Squadre di archeologi sono adesso impegnate a raccogliere in quell’area resti umani ed altri reperti che possano fornire maggiori informazioni su quel centro urbano che sotto diversi regimi e svariate culture rimase attivo per molti secoli, fin oltre il V secolo d.C.
Domenica gli operai hanno setacciato il terreno e rimosso cumuli di terra con le carriole. Sebbene l’antico cimitero sia ora interdetto al pubblico, la costruzione del progetto abitativo è proseguita. Dopo la scoperta del sito, i media locali hanno riferito di saccheggi, con persone che hanno usato carri trainati da asini per portare via oggetti come una bara coperta e mattoni incisi.
Gaza, un’enclave costiera che ospita più di due milioni di persone, è nota per la sua ricca storia derivante dalla sua posizione sulle antiche rotte commerciali tra l’Egitto e il Levante. Ma l’occupazione israeliana, il blocco, i conflitti e la rapida crescita urbana in questo territorio stretto e affollato sono tra le ragioni per cui la maggior parte dei tesori archeologici non è stata protetta.