Il misterioso dipinto nella Tomba del Tuffatore, uno dei reperti più celebri di Paestum, è al centro di nuove interpretazioni. Tonio Holscher, docente di archeologia classica all’Università di Heidelberg, sostiene, nel libro intitolato “Il nuotatore di Paestum, gioventù, eros e mare nell’antica Grecia“, che la figura del Tuffatore di Paestum rappresenti una scena reale: esattamente quello che tutti noi vediamo, ovvero un giovane che salta in acqua, sul punto di tuffarsi, e non una metafora sul passaggio dalla vita alla morte. Bisogna andare oltre “l’opinione comune fino ad ora espressa, che fosse un’immagine del simbolismo escatologico”, ha dichiarato, infatti, al quotidiano spagnolo El Pais.
Scoperta nel 1968, antecedente all’epoca lucana e singolare esempio per dimensioni e soggetto di pittura di età greca della Magna Grecia (480/70 a.C.), la tomba del Tuffatore è uno dei più misteriosi reperti dell’area archeologica di Paestum, in Campania. Il dipinto, collocato all’interno, sulla lastra di copertura della tomba, per ‘guardare’ il defunto è, da decenni, al centro di dibattiti e speculazioni tra i massimi esperti. Per molti studiosi rappresenterebbe il passaggio dalla vita alla morte, ma secondo pareri contrastanti, il tuffo consapevole del protagonista non combacia con l’idea di aldilà degli antichi greci del V secolo a.C., ovvero un luogo di tenebra tutt’altro che lieto. In più, non ci sono elementi nell’affresco utili a decifrarlo. La scena è spoglia ed essenziale, senza nessun riferimento a divinità o figure mitologiche.
Il libro di Holscher segna, dunque, una svolta radicale nell’interpretazione del mitico Tuffatore: staccando l’opera greca dalle spiegazioni escatologiche e simboliche date finora, l’autore consegna una chiave di lettura totalmente diversa. Per l’archeologo tedesco, per capire pienamente il senso del tuffatore di Paestum, bisogna ricollocarlo nel contesto greco. Un messaggio che, per Holscher, va ben oltre l’arte per rivelarci elementi di vita sociale, politica ed affettiva, consentendoci di esplorare aspetti fondamentali della cultura greca. Per lui, la tomba del Tuffatore contiene indizi importanti sul rapporto dei giovani con gli adulti nel mondo classico, “un rapporto molto diverso dal nostro in cui i giovani erano la speranza della società”. A quell’epoca, infatti, l’importanza della bellezza non era soltanto una cosa legata all’aspetto esteriore, un tratto fisico, ma una qualità sociale, spirituale ed etica.
Il professor Holscher ritiene, dunque, che il nuotatore di Paestum sia una rappresentazione realistica, di “una realtà non banale ma significativa”. Secondo lui, quel salto in mare non è una metafora ma un’immagine reale, un rito di passaggio che richiama a qualcosa che realmente accadeva, una vera e propria attività sociale. Lo studioso insiste sulla realtà del salto del Tuffatore, “un efebo che nel passaggio all’età adulta dimostrò la sua capacità atletica e il suo coraggio saltando davanti agli occhi di uomini adulti che provarono attrazione erotica per i ragazzi, che introdussero nel mondo della polis cittadini” e deplora i tanti pregiudizi cui è stata accostata l’immagine in questione, evidenziando che “il più grande, quel simbolismo escatologico, ha talvolta origine cristiana”. L’archeologo tedesco fa notare, inoltre, una certa continuità storica e culturale della pratica dei giovani di gettarsi in mare dall’alto, citando Polignano a Mare, sulla costa pugliese.
A livello artistico si tratta, secondo l’esperto, di una scena molto bella, una grande armonia del dipinto ad eccezione della testa, unico aspetto “irrealistico, poiché tenuta alta e non tra le braccia, ma mostrarla è importante nell’arte greca, è una convenzione”. Altra convenzione è il modo in cui il sesso veniva rappresentato poiché, come analizzato da Holscher, “anche quello era importante, perché la scena ha una componente omoerotica, ma i greci preferivano il sesso non molto grande. Non è un’infantilizzazione e rappresentarlo grande sembrava loro di cattivo gusto”. Rimane, invece, il mistero sul luogo dal quale il Tuffatore salta, che sembra una torre di pietra, ma finora gli archeologi non hanno rinvenuto nulla di simile sul sito di Posidonia, ribattezzata Paestum dai romani. L’ipotesi è che esistessero delle costruzioni in legno o comunque punti in cui è accreditato che i giovani saltassero, a causa di iscrizioni sulla roccia, ma queste scogliere devono ancora essere localizzate con precisione.
Infine, al momento ci sono ancora speculazioni e nessuna certezza sull’identità del nuotatore di Paestum che, secondo Holscher, dovrebbe essere stato un membro dell’èlite della città, culturalmente greco, presumibilmente morto in giovane età. Probabilmente, l’iconica tomba era stata commissionata dalla famiglia della vittima, per conservare il ricordo di quella giovane vita ormai pronta a “tuffarsi” nell’età adulta.