Ex scuole, vecchie sedi comunali, depositi o magazzini. Ma anche edifici pubblici, spesso ‘pezzi’ significativi dell’identità di un luogo, da tempo dismessi. Ora, in Emilia-Romagna, tutti “rinascono a nuova vita senza ulteriore consumo di suolo”, diventando biblioteche, luoghi per i giovani e centri per anziani, aree polivalenti e sportive o per le attività culturali, sociali e assistenziali, oltre che strutture turistiche. Lo ripetono in videoconferenza oggi il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessora regionale alla Programmazione territoriale e paesaggistica, Barbara Lori. Il bando di riferimento ha avuto “grande successo”: da Rimini a Piacenza, infatti, sono 80 gli interventi di rigenerazione urbana proposti dai Comuni con meno di 60.000 abitanti e finanziati dalla Regione con 47 milioni di euro, rispetto ai 27 iniziali, che grazie al cofinanziamento degli enti locali genereranno nel territorio investimenti per oltre 75 milioni. In ballo ci sono 80 cantieri non limitati al recupero fisico dell’immobile, ma anche “attenti alla sua effettiva capacità di generare nuove funzioni e ospitare nuove attività”, spesso collegate a spazi esterni come giardini, parcheggi, aree verdi. In sostanza, la Regione definisce il nuovo impianto sulla rigenerazione “un nuovo capitolo della legge regionale sull’urbanistica”, approvata nel precedente mandato all’insegna di un freno alle cementificazioni (dal 2018, ha permesso di assegnare contributi per oltre 90 milioni a beneficio di 130 interventi di rigenerazione, riqualificazione, riuso).
Guardando ai singoli territori, si va dal recupero delle ex-scuderie di Calendasco in provincia di Piacenza (saranno trasformate nel nuovo Centro culturale comunale) alla nascita di Casa Francigena a Berceto, un centro studi e informazioni sull’antica via di pellegrinaggio che sarà realizzato utilizzando alcune strutture urbane preesistenti. Fino al nuovo centro di aggregazione giovanile nel Comune di Vetto, nell’Appennino reggiano: il “Vetto Social Club” sarà realizzato là dove oggi sorge un fabbricato di scarsa qualità edilizia ed architettonica e in stato di degrado. A Montecreto, nel modenese, grazie al recupero di spazi interni ed esterni del monastero di San Domenico, nasceranno un centro giovanile e un polo turistico-culturale, mentre a Monghidoro sarà recuperato il complesso “Il Faro”, un bene comunale da anni abbandonato: diventerà uno spazio polifunzionale e un centro di aggregazione per l’intera comunità, ed ospiterà tra l’altro un museo della musica legato a Gianni Morandi. A Migliarino, il Centro operativo comunale inutilizzato e dismesso diventerà un Distretto produttivo di nuova generazione, per startup di diverse filiere, laboratori agro-alimentare e spazi ricreativi. A Meldola è previsto il recupero del Palazzo del Podestà e infine, nel ravennate e nel riminese, tra i progetti finanziati ci sono la rigenerazione dell’ex mercato coperto di Alfonsine, che diventerà uno spazio multifunzionale con un mix di attività commerciali, culturali e ricreative, e il nuovo centro culturale polivalente nell’area dell’ex scuola media, in via Roma, a Morciano.
Mentre l’assessora Barbara Lori si dice “davvero soddisfatta per la qualità dei progetti, frutto di un lavoro attento da parte dei Comuni, che ringrazio”, il presidente Bonaccini assicura: “Oggi facciamo un altro passo avanti importante verso un’idea di sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ambiente, equo ed inclusivo. Per una crescita che sia inclusiva e uniforme in tutto il territorio regionale, dalle città alla pianura e all’Appennino. Che parta quindi- rimarca il presidente della Regione- dalle aree che più hanno pagato un prezzo alla pandemia, come i Comuni montani o quelli più piccoli”. (Dire.it)