Brera torna alla ribalta con nuovi allestimenti e nuove sale

da | 2 Ott 2018 | Arte e Cultura, Promozione e valorizzazione

È stato completato il riallestimento della Pinacoteca di Brera. Nel corso di tre anni sono state riqualificate 38 sale (illuminazione a led a ridotto impatto ambientale, tinte alle pareti, didascalie elaborate per vari tipi di pubblico nonché didascalie d’autore come Orhan Pamuk il premio Nobel per la Letteratura), mentre si è proceduto nel frattempo alla valorizzazione del patrimonio artistico con esposizioni “Dialoghi” in cui le opere di volta in volta sono state messe a confronto con le altre in prestito da altri poli museali. Le ultime due sale che sono state riallestite (la 37 e la 38, dedicate all’Ottocento) danno lo spunto al VII Dialogo che inaugura la conclusione del riallestimento della Pinacoteca. Il titolo è “Attorno a Ingres e Hayez. Sguardi diversi sulle donne di metà Ottocento”, a cura di Isabella Marelli, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi. Per l’occasione sono state restaurate due tele di Hayez, l’“Autoritratto” (1848) e il “Ritratto di Alessandro Manzoni” (1841). Invece nella mostra il “Ritratto di Teresa Manzoni Stampa Borri” di Francesco Hayez (della Pinacoteca) è messo a confronto con tre “ospiti”: il “Ritratto di Madame Gonse” di Jean-Auguste-Dominique Ingres del Musée Ingres di Montauban, il “Ritratto di Selene Taccioli Ruga” di Francesco Hayez e il busto in gesso di Lorenzo Bartolini “Ritratto di Anna Maria Virginia Buoni Bartolini” (gli ultimi due provenienti da collezioni private). Inoltre, è stato aperto il Caffè Fernanda (in onore della direttrice Fernanda Wittgens che fece rinascere il museo dalle ceneri del dopoguerra). Il fantasmagorico bar è stato pensato come parte integrante del museo, infatti vi sono esposte alcune opere: la “Conversione del Duca d’Aquitania” (1619) di Pietro Damini e “Le tre Grazie” (1826) di Bertel Thorvaldsen, entrambe della collezione di Brera, mentre il busto di Fernanda Wittgens di Marino Marini e il ritratto eseguito da Attilio Rossi sono due prestiti da due collezionisti privati. Sul menù possiamo trovare le didascalie delle opere. Intanto, il palazzo Citterio, che si trova alla distanza di appena 150 metri, non è ancora pronto. Bradburne ha ammesso, “Quando avrò la certezza di poter mettere i quadri in sicurezza, a questo punto potremmo contare un anno, un anno e mezzo, ma ora non posso mettere un quadro lì dentro. Non possiamo intervenire prima che sia pronto. Sento una frustrazione ma vivo nella speranza. Stiamo aspettando le condizioni, non sono polemico, abbiamo una collaborazione con la Soprintendenza: loro aspettano di consegnare il palazzo a noi e anche noi non vediamo l’ora di aprire”. Mentre Bonisoli ha suggerito, “di giocare su una doppia logica: da un lato rendere il museo interessante per gli appassionati, per chi già conosce l’arte e ha un gusto raffinato; dall’altro lato far conoscere e rendere vicina l’arte a chi non ha avuto la fortuna o la possibilità di conoscerla”. D’altra parte, “Ho avuto la fortuna di vedere la mostra in anteprima. Devo dire che mi è molto piaciuto come è stato impostato l’allestimento, in modo per niente scontato”.

Clicca sul Banner per leggere Territori della Cultura n° 58