A margine della cerimonia di riapertura della Cappella della Sindone, i cronisti hanno domandato al ministro per i Beni e le Attività culturali Alberto Bonisoli se il Mibac fosse intenzionato, secondo quanto riportato da La Repubblica, ad acquistare il marchio del Salone del Libro, evento di rilievo internazionale che si svolge ogni anno a Torino con il sostegno della Fondazione per il Libro; il ministro ha risposto che il Salone del Libro fa parte di un patrimonio culturale da tutelare e il ministero ha avviato provvedimenti di tutela nei confronti dell’archivio e del patrimonio mobiliare della Fondazione, il che vuol dire che riconosciamo un valore culturale a questo archivio, che comprende anche il marchio. Una volta finito il procedimento, archivio e marchio saranno una cosa sola. Economicamente dalle cifre che ho sentito non dovrebbe esserci questa grande differenza tra il valore del marchio da solo e tutto insieme a prescindere della proprietà. Il fatto di tutelarlo non vuol dire nè che lo stiamo acquistando né nazionalizzando, abbiamo semplicemente detto che chiunque lo possegga deve ricordarsi che è una cosa unica e che c’è un valore culturale di cui lo Stato si fa garante. Ha poi aggiunto che chi possiede il marchio non rientra negli interessi del ministero, il quale, però, dovrà sempre essere informato su tutti gli eventuali passaggi di proprietà; nel caso in cui nessuno lo volesse, allora il ministero se ne potrebbe interessare, ma se ci sono altri soggetti che se ne vogliono occupare – ha chiarito Bonisoli – noi siamo ben contenti.
L’intervento del Mibac a tutela del Salone del Libro è giunto simultaneamente al rifiuto, da parte della sindaca di Torino Chiara Appendino, della proposta, avanzata dall’Associazione Italiana Editori, di collaborare con la fiera milanese Tempo di Libri, al fine di creare un evento unitario in grado di dar vita a un più grande bacino di lettori e di ridurre le spese per gli editori. Ricardo Franco Levi, presidente dell’AIE, ha infatti dichiarato che i nostri editori grandi e piccoli ci hanno detto con grande chiarezza che se rimanessero due fiere del Libro, una a Milano e una a Torino, a poca distanza una dallaltra e a poche settimane una dallaltra e di fatto con un modello simile, questo comporterebbe per loro un onere finanziario-economico non sopportabile e che una proposta di questo genere, che comportava anche la disponibilità a farsi parte attiva per contribuire a una soluzione dei problemi finanziari della Fondazione, non mirava in alcun modo alla conquista di Torino ma a una costruzione insieme del Salone, ma la sindaca ha risposto senza possibilità di replica che il Salone del Libro rimarrà a Torino.