Apre domani lunedì 28 alle ore 16:00 alla Fondazione Giorgio Cini e chiuderà martedì 29 la quarta edizione della Soft Power Conference, l’appuntamento annuale internazionale organizzata dal Soft Power Club fondato e presieduto da Francesco Rutelli.
In presenza ed in video conferenza partecipano, tra gli altri, il Principe di Giordania El Hassan Bin Al Talal, presidente dell’Arab Thought Forum, il cardinale Matteo Maria Zuppi presidente della Cei, la Conferenza Episcopale italiana, Paolo Gentiloni commissario Ue per l’Economia, Gennaro Sangiuliano ministro della Cultura, Gilberto Pichetto Fratin ministro per l’Ambiente, Lorenzo Fontana presidente della Camera dei deputati, Luca Ferrari inviato personale del Presidente del Consiglio per i Vertici G7 e G20, Federico Mollicone presidente della commissione Cultura della Camera, Luigi Brugnaro sindaco di Venezia, Roberto Cicutto presidente della Biennale, Egidio Ivetic, docente all’ università degli Studi di Padova, Direttore dell’Istituto per la Storia della Società e dello Stato Veneziano Fondazione Giorgio Cini.
“Il Soft Power, il potere della persuasione, oggi è più importante che mai, nel mondo che cambia ed è attraversato da crisi drammatiche – sottolinea Francesco Rutelli, presidente del Soft Power Club – La Storia insegna che il Soft Power non può sostituire l’Hard Power, il potere militare ed economico, ma insegna anche che nessun potere può sopravvivere a lungo senza consenso. Le persone che aderiscono e partecipano al Soft Power Club condividono la necessità di conferire un potere reale alle istituzioni multilaterali per agire in modo efficace su alcune delle grandi sfide del nostro tempo”.
Il politologo americano Joseph S. Nye definì il concetto di ‘softpower’ nel 1990 `La capacità di un Paese di persuadere gli altri a fare ciò che vuole senza forza e coercizione’. Negli scontri di potere, la mente contro la forza. Il potere dolce contrapposto a quello duro, hard, basato sui rapporti di forza.
Brand Finance ha stilato il Soft Power Index del 2022 sulla base delle 100.000 opinioni raccolte presso un campione rappresentativo della popolazione di 101 nazioni a novembre 2021. Al primo posto tornano, dopo gli anni del governo di Trump, gli Stati Uniti. E l’Italia? Anno su anno l’Italia è entrata nella top 10, al decimo posto, del Brand Finance Global Soft Power Index 2022 grazie a cibo, moda, patrimonio culturale, con qualche riserva sull’economia e stabilità politica. L’Italia, è diventata uno dei paesi con la maggiore capacità di influenzare le scelte delle altre nazioni senza alcuna coercizione militare o economica.
Il soft power italico nel mondo conta oltre 250 milioni di persone che vivono nelle più varie parti del pianeta, “italici”, cittadini italiani in Italia e fuori dal Paese, ma anche e soprattutto di discendenti degli italiani che vivono in Europa, nel continente americano (dal Canada al Brasile, all’Argentina), di italo-australiani, di italiani di altra nazionalità (svizzeri italiani, sammarinesi, italiani dell’Istria e della Dalmazia) e di italofoni in genere. Sono altresì italici tutti coloro che – anche senza avere una goccia di sangue italiano né alcuna intenzione di diventare cittadini italiani – hanno abbracciato valori, stili di vita e modelli di “italicità” diffusi nel mondo, ibridandoli con altre culture.
Nella due giorni a Venezia si affronteranno, nelle due sessioni in programma, i temi dell’acqua, mari e oceani e l’accesso all’acqua potabile; le politiche di riduzione delle emissioni inquinanti e le conseguenze sui cambiamenti climatici; l’incontro tra sistemi naturali e tecnologie. Nella seconda sessione, si discuterà di rapporti tra identità e civilizzazioni a partire dalle esperienze dell’Italia e del Mediterraneo.
A Venezia apre la Soft Power Conference
