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‘Nostoi, rientri condivisi’, a Crotone tornano in mostra reperti archeologici rubati

da | 8 Lug 2024 | Archeologia, Mostre ed Eventi

Nella mostra “Nostoi, rientri condivisi”, a Crotone, tornano 17 reperti archeologici trafugati dai tombaroli ed oggi recuperati. Parchi archeologici di Crotone e Sibari organizzatori dell’esposizione.

La mostra “Nostoi, rientri condivisi” è stata inaugurata e presentata dal prefetto di Crotone, Franca Ferraro, che ha ringraziato i carabinieri per il lavoro svolto. L’esposizione è una grande opportunità per avere una panoramica delle principali produzioni ceramiche in territorio magnogreco, le quali però dimostrano, al contempo, il grave danno che provocano le attività degli scavatori clandestini. E’ possibile visitare il percorso espositivo fino al 31 ottobre prossimo, esclusi i lunedì, con orario giornaliero 9-19. L’ingresso è libero. I 17 reperti recuperati ed inseriti nella mostra sono andati ad arricchire la già preziosa collezione del museo archeologico di Capo Colonna, a Crotone, e sono il frutto delle indagini “Tempio di Hera” e “Achei” coordinate dalla Procura della Repubblica di Crotone.

Il Parco, a 10 Km da Crotone, si estende per circa 50 ettari, occupando la punta più orientale del promontorio di Capo Colonna, noto nell’antichità come “Lakinion akron”. Il più importante edificio del santuario è il grande tempio dorico di Hera Lacinia, eretto presso il ciglio della falesia. Inoltre sono presenti anche i resti di un più antico luogo di culto arcaico, da cui provengono i preziosi oggetti votivi del cosiddetto Tesoro di Hera. Il Museo archeologico, inaugurato nel 2006, propone un percorso espositivo in tre sezioni, all’interno di ampie sale open space: la prima sezione è dedicata all’abitato romano; la seconda sezione accoglie i rinvenimenti effettuati nell’area del santuario; nella terza sezione sono esposti reperti provenienti dai fondali della costa crotonese, e di particolare interesse sono i marmi di età romana del relitto di Punta Scifo. Tra i pezzi più importanti di questa specifica esposizione, troviamo una “hydria” (vaso greco per trasportare acqua) a figure rosse, con raffigurazione di una quadriga guidata dal dio Eros ed alcune eleganti epychiseis (contenitori per oli e balsami profumati) in stile Gnathia. Presenti anche uno specchio in bronzo con impugnatura a forma di fanciulla panneggiata, databile nella prima metà del V secolo a.C., ed una grande brocca per oli e balsami (lekythos), decorata a figure nere, prodotta in Attica, la regione di Atene, intorno al 500 a.C. e attribuibile al Pittore di Edimburgo.

“Con questa esposizione abbiamo completato il processo iniziato con le indagini sui furti di reperti archeologici e continuato con il loro recupero e la restituzione al museo di Capo Colonna di Crotone”. Queste le parole del tenente Giacomo Geloso, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela del patrimonio culturale di Cosenza, per descrivere il percorso compiuto da 17 reperti archeologici.
Il direttore scientifico dell’esposizione, Gregorio Aversa, ha aggiunto: “La mostra racconta un fenomeno disdicevole, come quello dei tombaroli, che ha afflitto le aree del Crotonese e dello Ionio cosentino e che speriamo non si verifichi più. Il danno che queste attività illegali determinano è grave perché non solo si sottraggono alla collettività reperti importanti e unici, ma se ne impedisce la conoscenza”.

Filippo Demma, curatore della mostra, direttore dell’Istituto autonomo dei parchi archeologici di Crotone e Sibari, ha ulteriormente aggiunto: “L’esposizione è la celebrazione di un rientro di oggetti che appartengono a questa terra. É la rappresentazione della storia di un recupero che merita di essere raccontata come testimonianza culturale della nostra società che dà valore al proprio passato”.

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