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Torna a risplendere il Fonte Battesimale del Duomo di Siena

da | 27 Giu 2024 | Arte e Cultura, Conservazione e Tutela, Promozione e valorizzazione

Minnucci: “Bene la cui visione susciterà forti emozioni”

 

Dopo un restauro durato tre anni, risplende di nuovo il Fonte Battesimale del Duomo di Siena, capolavoro in marmo, bronzo dorato e rame smaltato realizzato da Donatello, Jacopo della Quercia, Ghiberti e Giovanni di Turino.

Il restauro

Il restauro è stato condotto dall’Opera della Metropolitana di Siena e dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ed è stato guidato prima da Marco Ciatti – scomparso recentemente – e poi da Emanuela Daffra. Il tutto sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, oltre alla collaborazione dell’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino. Restauratori, storici dell’arte, ingegneri, architetti, tecnici, fotografi  e docenti universitari hanno effettuato interventi di alto spessore.

Lavoro di rete

In particolare, l’intervento di restauro è stato finanziato dall’Opera della Metropolitana di Siena ed è frutto di una sinergia reale e concreta tra la Fabbriceria, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (OPD), a cui è stata affidata la direzione del restauro, coordinato dagli storici dell’arte Laura Speranza e Riccardo Gennaioli, rispettivamente direttori dei settori Restauro Bronzi e Materiali Lapidei dell’OPD.

Gli attori

I dipendenti dell’Opera del Duomo e, in particolare, tutti gli addetti di Area tecnica, con l’ausilio di quelli dell’Area Sicurezza e delle altre Aree, hanno partecipato attivamente, ciascuno per le proprie competenze, alle necessarie attività conservative tra cui quelle di restauro lapideo, che sono state direttamente svolte dal personale dell’Ente: dal Restauratore Andrea Galgani, e dalle Collaboratrici di restauro Serena Bianchi e Lucrezia Coletta che, quotidianamente, insieme alla restauratrice esterna Irene Giovacchini, hanno eseguito interventi di consolidamento e pulitura seguendo le indicazioni e le scelte metodologiche elaborate dalla direzione tecnica e scientifica del restauro affidata al settore Restauro Materiali lapidei dell’OPD con la restauratrice Camilla Mancini, attiva in prima persona e di Riccardo Gennaioli, direttore del settore.

Nei laboratori dell’OPD a Firenze hanno operato sulle parti metalliche, con la direzione tecnica di Stefania Agnoletti, i restauratori interni Maria Baruffetti, Annalena Brini, Elisa Pucci del settore Bronzi diretto da Laura Speranza. Sono stati coinvolti anche restauratori esterni: Antonio Mignemi, Stefano Casu, Elena della Schiava e Merj Nesi. Le indagini scientifiche sono state condotte da OPD (Andrea Cagnini, Monica Galeotti, Simone Porcinai) e da un nutrito gruppo di professionisti esterni. L’area tecnica dell’Opera del Duomo diretta dall’architetto Enrico De Benedetti ha, inoltre, progettato e curato il nuovo allestimento del Battistero, volto a migliorarne l’accoglienza e la fruizione.

Le indagini preliminari

Le campagne diagnostiche preliminari sono state effettuate con le strumentazioni più avanzate. Le indagini hanno evidenziato il degrado delle superfici bronzee e lapidee ma anche una criticità strutturale che ha richiesto una variante metodologica e nuove soluzioni per abbassare l’umidità relativa del Battistero. Infatti, misurazioni ultrasoniche hanno verificato la presenza di ancoraggi metallici interni al Fonte e indagini geofisiche sul pavimento hanno indagato la presenza di vuoti o fronti di umidità nel sottofondo archeologico. Verificata una situazione precaria, si è proceduto al progressivo smontaggio degli elementi in bronzo dorato e delle fasce con iscrizioni dorate e smaltate in blu cobalto, per poter risanare la struttura lapidea e procedere a un adeguato intervento diagnostico e conservativo degli elementi in lega metallica all’interno dei laboratori dell’Opificio a Firenze.

La sfida della corrosione

Oltre a individuare le alterazioni presenti e le leghe costitutive si è cercato di affrontare la stabilizzazione dei cloruri, prodotti di corrosione particolarmente insidiosi per la lega di rame. La loro presenza trova spiegazione in manutenzioni non idonee effettuate in passato, negli alti livelli di umidità presenti all’interno del Battistero e nel mantenimento delle condizioni di uso in occasione del rito del battesimo. Un’estrema conseguenza di questo fenomeno di corrosione si è riscontrato nella formella del Banchetto di Erode di Donatello con la parziale perdita di materia metallica.

Oro e superfici

Le parti in bronzo (lega di rame) mostrano una doratura ad amalgama di oro e mercurio (la cosiddetta doratura a fuoco). L’oro risultava offuscato per i consistenti prodotti di deposito e per stesure di varia natura – come olii e cere – applicati in precedenti interventi di manutenzione. Le superfici erano interessate anche da abrasioni, graffi e consistenti alterazioni di colore verde, tipiche dei prodotti di alterazione del rame, molte di queste identificabili come cloruri.

Ancora sullo stato di conservazione

Anche lo stato di conservazione del materiale lapideo era piuttosto disomogeneo, assai peggiore nel registro inferiore rispetto alla parte in elevato. Nell’area intorno alle formelle, le forme più evidenti del deterioramento erano una alterazione cromatica e un degrado materico del marmo. Le cornici che inquadrano gli elementi in bronzo presentavano macchie brune originate dall’alterazione di prodotti di natura organica applicati per la manutenzione. La nicchia che accoglie la figura della Speranza appariva particolarmente compromessa con numerose scagliature e una lesione passante che la divideva diagonalmente in due parti.

Gli elementi bronzei

Le prime fasi dell’intervento diretto di restauro hanno riguardato lo smontaggio degli elementi bronzei avviato tra il 22 e il 23 febbraio 2021. In alcuni casi l’operazione è stata lunga ma piuttosto agevole, in altri, per esempio per le formelle che non presentavano giunti meccanici, ha comportato una complessa fase di asportazione delle stuccature, in pessimo stato di conservazione o dovute a vari rifacimenti, che le congiungevano alla struttura marmorea.

Le realizzazioni di Giovanni di Turino

Lo smontaggio ha consentito di valutare adeguatamente lo stato di conservazione delle superfici non a vista e di intervenire su zone con alterazioni consistenti, che altrimenti non sarebbero state accessibili e ha portato dati di conoscenza interessanti. Grazie all’intervento è stato possibile osservare le realizzazioni di Giovanni di Turino: la formella Nascita del Battista, la formella Predica del Battista e Virtù Prudenza) che si sono rivelate frutto di un ingegnoso assemblaggio di porzioni fuse separatamente.

La fase operativa

La fase operativa di restauro si è svolta secondo un protocollo di massima le cui operazioni sono state via via rimodulate in base allo stato di conservazione dei singoli elementi. Alla spolveratura con pennelli morbidi è seguito un lavaggio a vapore, il trattamento con miscele di solventi gelificati e non, lavaggi ripetuti per eliminare le sostanze applicate. Si è utilizzata anche  l’ablazione laser con lavaggi conclusivi. La rifinitura è stata effettuata con ausilio di piccoli strumenti, come bastoncini di plexiglass, legno e anche con aculei di istrice.

Uno studio tecnologico

Si è infine proceduto all’applicazione di cere protettive nel retro delle formelle e nelle porzioni non dorate delle sculture. Lo studio tecnologico ha accompagnato tutto il restauro per coniugare le osservazioni svolte dai restauratori con quelle di uno studioso di antiche tecnologie. La lunga pulitura delle fasce smaltate è stata condotta prevalentemente con mezzi meccanici e rifinitura a laser, recuperando l’originario contrasto tra le dorature e lo smalto blu opaco.

Il Fonte Battesimale

Il Fonte Battesimale è un’opera in marmo, bronzo e smalto realizzata tra il 1417 e il 1431 da Giovanni di Turino, Lorenzo Ghiberti, Donatello e Jacopo della Quercia. È costituito da una vasca esagonale in cui si inseriscono i sei specchi in bronzo dorato raffiguranti la vita del Battista, scanditi dalle statue della virtù. Due di queste, Fede e Speranza, sono state realizzate da Donatello. Il Fonte è collocato al centro del Battistero.

Alcuni episodi rappresentati

Fra i vari episodi, importante menzionare il Battesimo di Gesù di Lorenzo Ghiberti del 1427. La scena è caratterizzata da un notevole senso prospettico ottenuto grazie al rilievo schiacciato. Celebre anche il rilevo di Donatello nel 1427, che rappresenta il Banchetto di Erode.

La curiosità

il Fonte coniuga marmi – un tempo arricchiti da dettagli policromi blu e oro – e bronzi dorati. La struttura architettonica è interamente realizzata in marmo bianco di due differenti qualità: per il registro inferiore una varietà venata proveniente dalla Montagnola senese, per il tabernacolo e la figura del Battista una seconda più omogenea cavata nel comprensorio apuano.

Lojudice: “Restituzione al mondo di un capolavoro assoluto del Rinascimento italiano”

Sottolinea il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino: “Per un cristiano si nasce a nuova vita con il battesimo e il Fonte battesimale del Duomo di Siena ha visto ‘nascere a nuova vita’ tante generazioni di senesi famosi e meno famosi, tanta gente comune, legati tutti in maniera indissolubile a questa città unica. Alla forte connotazione spirituale e religiosa, oggi si aggiunge la suggestione per la restituzione al mondo di un capolavoro assoluto del Rinascimento italiano. Tutto il complesso del duomo della nostra città è uno scrigno che contiene immensi capolavori di arte che trovano la loro ispirazione nella tradizione cristiana che a Siena e nei suoi territori ha saputo trasformarsi nella chiave di volta delle comunità”.

Minnucci: “Bene la cui visione susciterà forti emozioni”

Il Rettore, prof. Giovanni Minnucci commenta: “Mantenere, conservare, restaurare e valorizzare i beni che ci sono stati affidati. Sono questi alcuni dei compiti istituzionali dell’Opera della Metropolitana di Siena e a essi, per volontà del Consiglio di amministrazione che sentitamente ringrazio, ci siamo rigorosamente attenuti anche in questa felicissima occasione. Restituire, mirabilmente restaurato – alla Chiesa, alla Città di Siena, e alle tante persone che visitano il Complesso monumentale – un bene di una bellezza incantevole ed ineguagliabile, come il Fonte battesimale, è stata una missione alla quale ben volentieri ci siamo dedicati, insieme a tutto il personale dell’Opera, a quello dell’Opificio delle Pietre Dure, ai docenti universitari e ai tecnici esterni alle due Istituzioni. Eravamo pienamente consapevoli, anche alla luce delle decisioni assunte dal precedente CdA, non solo della necessità ineludibile di procedere a operazioni di restauro mai avvenute, ma anche profondamente convinti dei risultati che la sinergia fra i tanti soggetti coinvolti, grazie alle loro rispettive specifiche competenze, avrebbe potuto generare. Siamo dunque grati a tutti coloro che, a vario titolo, si sono cimentati in questa impresa che indiscutibilmente contribuisce alla conservazione di un bene liturgico e artistico preziosissimo: un bene la cui visione, d’ora in avanti – ne siamo certi – susciterà forti emozioni e il convinto apprezzamento di tutti coloro che, venendo in visita, si soffermeranno all’interno del Battistero per ammirarlo”.

Daffra: “Programma di ispezioni semestrali e l’invito al monitoraggio e al controllo scrupoloso dei parametri ambientali”

Emanuela Daffra, Soprintendente dell’OPD, commenta: “Confrontarsi con un’opera tanto complessa e significativa per la storia dell’arte è sempre arduo. In questo caso le difficoltà erano, sono, accresciute da altri fattori: da una parte il valore d’uso del Fonte, nato come ‘strumento’ per la somministrazione di un sacramento, che questa funzione mantiene tutt’ora. Dall’altra condizioni ambientali non ideali per la conservazione, in particolare dei bronzi. Lo staff di OPD ha raccolto la sfida di mantenere per ora al monumento tanto la completezza quanto la destinazione originaria, ma proprio da ciò nasce il programma di ispezioni semestrali e l’invito al monitoraggio e al controllo scrupoloso dei parametri ambientali. Solo l’attenzione costante permetterà di cogliere tempestivamente segni di degrado e di individuare subito le provvidenze più adatte”.

Immagine in evidenza: la fase di pulitura con solventi della parte marmorea. Foto OPD (Camilla Mancini).

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