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In mostra al Louvre le opere della Collezione Torlonia dal 26 giugno all’11 novembre 2024

da | 25 Giu 2024 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

La tanto attesa e annunciata mostra al Louvre della collezione Torlonia finalmente viene inaugurata ed è possibile visitarla dal 26 giugno all’11 novembre 2024.

La mostra, intitolata “Capolavori della Collezione Torlonia” è curata da Cécile Giroire e Martin Szewczyk ed intende mettere in luce alcuni capolavori della scultura antica e dell’arte romana, oltre che scoprire i primi cenni di storia dei musei nell’Europa illuministica e dell’Ottocento. Collezione Torlonia è la più grande collezione privata di sculture antiche preservata fino ai giorni nostri, raccolta dai principi Torlonia – eredi delle pratiche nobiliari della Roma papale -, nel corso dell’Ottocento a Roma, e finalmente sarà in mostra al Louvre dal 26 giugno all’11 novembre 2024. La Collezione ambiva, in particolare con l’apertura del Museo Torlonia negli anni Settanta dell’Ottocento, a competere con i grandi musei pubblici, ovvero i Musei Vaticani, i Musei Capitolini e il Museo del Louvre. Dal 2020, la raccolta è oggetto di una serie di mostre-evento che offrono al pubblico la possibilità di riscoprire l’eccezionale raccolta di sculture del Museo istituito da Alessandro Torlonia nel 1876 e chiuso a metà del Novecento. La mostra del Louvre nasce dalla volontà di presentare al pubblico, in un luogo di alto valore simbolico, questa collezione poco conosciuta in Francia e invita a compiere un viaggio artistico e archeologico fra le opere che la compongono.

Le sezioni all’interno dell’esposizione

La mostra punta inoltre a rivelare i generi emblematici della scultura romana, oltre che la varietà dei suoi temi e delle sue formule stilistiche. Sono presenti ritratti, sculture funerarie, copie di celebri originali greci, opere ispirate ai modelli greci dell’età arcaica e classica. Inoltre, figure del tiaso dionisiaco e allegorie rivelano un repertorio di immagini e forme che sono la forza dell’arte romana, mentre si instaura un dialogo tra due raccolte sorelle, le sculture del Louvre e quelle del Museo Torlonia, dal punto di vista della storia delle collezioni. Si può affermare che al centro della mostra ci sia la storia della collezione un tempo esposta al Museo Torlonia, e le caratteristiche peculiari dettate dalle circostanze della sua origine. La raccolta comprende ad esempio opere provenienti da antiche collezioni, riportate alla luce a partire dal XV o XVI secolo, e, per via della loro lunga storia, trasformate e adattate al gusto dell’epoca: emblematica della Collezione Torlonia è un’opera straordinaria, che godeva di grande notorietà già nel Settecento, ovvero il Caprone restaurato da Gian Lorenzo Bernini. Il percorso della mostra inizia con la sezione “Opera nobilia, L’arte della copia”: la pratica di copiare celebri sculture greche inizia a svilupparsi nel II secolo a.C., e in epoca imperiale romana diventa una forma d’arte a sé stante. La replica degli originali avviene riportando le misure che servono a guidare lo scultore, mentre la diffusione dei modelli è assicurata dalla produzione di calchi in gesso (alcuni dei quali sono stati rinvenuti in scavi archeologici). Copiare le “opera nobilia” della scultura greca diventa una pratica caratteristica ed emblematica dell’arte romana, che riflette la formazione di un canone di opere esemplari dal punto di vista artistico. La collezione comprende alcune copie romane che consentono di comprendere questa pratica, la cui qualità artistica dei celebri originali greci si percepisce anche sotto lo scalpello del copista. Ad esempio, l’Hestia Giustiniani (rappresentata nell’immagine di copertina), il cui prototipo è attribuibile a un maestro della prima età classica (470-460 a.C.), è una scultura la cui qualità esecutiva suggerisce la provenienza da una bottega di altissimo livello.

“Un’arte colta. Stili del passato greco” è il titolo della seconda sezione. Vengono riprodotte figure di menadi tratte dall’opera dello scultore attico Callimaco (fine del V secolo a.C.) per decorare arredi di lusso in marmo, come il cratere della collezione Torlonia. La Tazza Albani, decorata esternamente con scene raffiguranti le Fatiche di Ercole si inserisce nello stesso filone: ricerche artistiche che hanno tutte le caratteristiche del neoclassicismo. La giustapposizione di figure elaborate da prototipi stilisticamente diversi è evidente sull’ara con tre divinità: Zeus e Atena, con il disegno dei panneggi, la stilizzazione ornamentale della barba e delle chiome, e la posa quasi rigida delle figure, si contrappongono alla figura femminile che incede in senso contrario, caratterizzata da un drappeggio profondo e plastico, e dalla foggia naturale dei capelli. Si prosegue poi con la sezione “Entrare nella danza. Modernità ellenistica” in cui il gruppo dell’ “Invito alla danza”, rinvenuto nel sito archeologico della Villa dei Sette Bassi, raffigurante un satiro danzante e una ninfa assisa, è di solito attestato nell’iconografia monetale e in cui sono presenti il “Satiro ebbro” di Ercolano e l’affascinante Sileno. La sezione successiva s’intitola “Vita delle forme. Originalità della scultura romana” e per finire “Una storia comune. Due collezioni sorelle” è quell’opportunità concreta che mette a confronto i marmi della collezione Torlonia e quelli del Louvre, i quali partecipano in molti casi ad una storia comune, in nome del gusto per l’antico.

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