E’ un regalo inatteso, forse un anticipo dei festeggiamenti per il Giubileo, la piccola preziosa mostra che si è appena aperta nel Palazzo dei Conservatori in Campidoglio. Solamente sei dipinti, ma prestigiosi, capolavori assoluti, fra cui cinque pale d’altare di grandi dimensioni. Alcuni vengono esposti a Roma per la prima volta. La loro sede è abitualmente la Pinacoteca Podesti di Ancora, aperta nel dopoguerra dall’allora soprintendente Pietro Zampetti con le opere salvate dai bombardamenti, grazie anche all’insostituibile opera di Pasquale Rotondi, il mitico direttore del Palazzo Ducale di Urbino. Così dovendo chiudere per improrogabili lavori di restauro, per un certo tempo le opere non sarebbero state più visibili. Ed ecco la soluzione: l’accoglienza per tutto il tempo necessario a pianterreno in tre sale, piuttosto anguste, dei Musei Capitolini, in cui sono presenti dipinti degli stessi artisti. Ospiti illustri: Tiziano, Lorenzo Lotto, Carlo Crivelli, Guercino e Olivuccio di Ciccarello. Uno spaccato del meglio della produzione pittorica delle Marche e in particolare di quella veneta operante nella regione adriatica.
Le opere esposte
Tre le opere della prima sala la grande pala dell’”Immacolata Concezione”, datata 1658, di Giovan Francesco Guerrieri, detto il Guercino, l’artista che guardava con attenzione all’area caravaggesca percependo i primi fermenti barocchi. Fu commissionata al pittore, per la sua residenza, dal nobile Carlo Antonio Camerata, rampollo di una potente famiglia di origine bergamasca che già dalla metà del Seicento era stata aggregata alla nobiltà dorica. Nel 1906 il dipinto faceva parte di una importante donazione della famiglia Camerata al Comune di Ancona.
E’ una tempera su tavola la “Circoncisione di Gesù Bambino” (databile fra il 1430 e il 1439), di Olivuccio di Ciccarello, un esponente del gotico fiorito con influenze della scuola bolognese e riminese, un pittore conosciuto oltre i confini marchigiani.
Esposta nella prima sala anche un’altra tempera su tavola che si distingue per bellezza e qualità. E’ di Carlo Crivelli, uno dei protagonisti del Gotico internazionale marchigiano, raro e richiestissimo. Datata 1480, di dimensioni ridotte, rappresenta un prezioso esempio del suo modo di fare arte. Il piccolo dipinto, che si trovava nella chiesa di San Francesco ad Alto di Ancona, venne scoperto in una sagrestia, dentro un armadio. La Madonna a mezzo busto, col bambino teneramente in grembo, indossa un manto impreziosito da foglie d’oro. Il festone di mele, il cardellino, il drappo illusorio, le torri sullo sfondo richiamano simboli cristiani. Il libro sfogliato dal vento, la firma dell’artista sulla balaustra completano la raffinatezza dell’opera.
Nella seconda sala due artisti a confronto, Tiziano e Lorenzo Lotto e due opere, una più bella dell’altra.
Di Tiziano”Cristo Crocefisso, la Vergine e i Santi Domenico e Giovanni Evangelista”, un olio su tela del 1558 commissionato dal mercante veneziano Pietro Cornovi della Vecchia per l’altar maggiore della Chiesa di San Domenico ad Ancona. Per la prima volta Tiziano affronta il soggetto della Crocifissione. Una scena dominata da un cielo tempestoso. Ciascuno dei personaggi rappresentati, di fronte alla scena del sacrificio, reagisce a proprio modo. Il pittore porta a livelli estremi quella che Giorgio Vasari definisce la sua “ultima maniera fatta di macchie”.
Altro gigante, tra i principali esponenti del Rinascimento veneziano, Lorenzo Lotto di cui è in mostra “La Vergine con il Bambino incoronata da angeli e santi”, un olio su tela eseguito durante il secondo soggiorno marchigiano di Lotto verso il 1539, realizzato per un altare laterale della chiesa di Sant’Agostino di Ancona.
E infine di Tiziano “Madonna con il Bambino in gloria, i santi Francesco e Biagio e il donatore”, tecnica mista su tavola del 1520. Si tratta della prima opera espressamente firmata e datata da Tiziano realizzata per un mercante di Ragusa (Dubrovnik), Aloisio Gozzi, ma attivo fra Ancona e Venezia. E’ la maestosa Pala Gozzi, firmata e datata da Tiziano, 1520, all’epoca poco più che trentenne. Un capolavoro che segna l’ingresso del pittore nel ramo più tradizionale, lucroso e prestigioso della produzione pittorica cinquecentesca. Gozzi è raffigurato inginocchiato in basso in un ritratto di grande naturalezza. La provenienza geografica del committente e del pittore cadorino si legge in un cartiglio posto in calce al dipinto che al centro presenta Venezia che si riconosce dal Campanile di San Marco e dal Palazzo Ducale. Il pittore rappresenta anche San Biagio protettore di Ragusa (Dubrovnik) che indica al committente l’apparizione della Vergine con il Bambino sulle nuvole circondato da un coro di tre angeli. Un’opera di grande potenza espressiva e importante per diverse ragioni. Infatti racconta il territorio dell’Adriatico nel periodo rinascimentale mettendo in relazione le tre città più importanti, Venezia, Ancona e la croata Ragusa (Dubrovnik).
Di questo capolavoro è possibile scoprire anche il retro. Sulla tavola grezza sono stati tracciati diversi schizzi a pietra nera che raffigurano un profilo femminile, la testa di un bambino, forse un bozzetto e alcuni appunti
Musei Capitolini Palazzo dei Conservatori – Roma Piazza del Campoglio – Fino al 30 marzo 2025
Orario: tutti i giorni ore 9.30 – 19.30
24 e 31 dicembre ore 9.30 – 14.00
Chiuso 25 dicembre