Forse è della dea Diana la testa di marmo romana trovata dai carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia in uno scantinato veneziano dissequestrato a fine indagini. Il reperto archeologico è stato riconsegnato ai Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna.
La testa di marmo, attribuibile a una produzione romana, risulta essere parte di una composizione più grande, molto probabilmente una statua a corpo intero, in scala 1:1. L’acconciatura, costituita da una folta capigliatura a boccoli morbidi con scriminatura centrale, frangia riportata verso l’alto e annodata al centro a formare un fiocco, è unicamente riservata alle divinità e non risulta mai utilizzata nelle raffigurazioni di comuni mortali proprio a rimarcare il carattere esclusivo: è un tratto in particolare peculiare delle divinità femminili, specialmente di Venere/Afrodite e Diana/Artemide.
Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Venezia, sono state avviate dal Nucleo CC TPC nel luglio 2023, nell’ambito di un’attività ispettiva della Soprintendenza A.B.A.P. per il Comune di Venezia e Laguna. Il bene è stato ritrovato in una cantina di un immobile veneziano, parte di un asse ereditario. A seguito dalla denuncia di ritrovamento prevista dal Codice dei beni culturali da parte dell’erede, il bene è stato sottoposto a sequestro, stante l’assenza di un valido titolo di proprietà. Gli accertamenti effettuati hanno permesso di ricostruire parte della storia del bene, che è stato per la prima volta rinvenuto in un campo agricolo in Toscana, tra la fine degli anni ’40 e gli inizi degli anni ’50 del secolo scorso, ma il suo ritrovamento mai denunciato prima d’ora alle autorità.