Michael Sweerts, chi era costui? Potrebbe cominciare con una domanda come questa l’indagine su un artista sommo, ma noto a pochissimi eletti e sconosciuto ai più. Eppure andando a visitare la mostra, aperta a Palazzo Carpegna, fino al 18 gennaio 2025, intitolata al suo nome con il sottotitolo “Realtà e misteri nella Roma del Seicento” si ha l’impressione d’incontrare qualcuno che può stare alla pari con i più grandi pittori del secolo, che avrebbe meritato ben altra fama. Una scoperta vera e propria per la maggioranza degli amanti dell’arte, di cui va dato merito a Andrea G. De Marchi e Claudio Seccaroni curatori della mostra e del catalogo (edito dall’Accademia).
“Sono pochi gli artisti europei, dalla fine del Cinquecento a oggi, rimasti immuni al richiamo di Roma e della sua mitica Accademia – scrive nel catalogo bilingue Marco Tirelli Presidente di San Luca – Lunga è la lista di artisti, collezionisti e aristocratici che ambivano a donare un’opera pur di legare il proprio nome a quello dell’Accademia di San Luca” . E anche Sweerts non fa eccezione. E’ tramite una donazione che l’Accademia è venuta in possesso di alcuni suoi dipinti che uniti a diversi prestiti hanno reso possibile ordinare la mostra dedicata al pittore che a Roma ha vissuto per dieci anni, dal 1643 al 1653. Abitò a via Margutta dal 1646 al 1651 dove vivevano numerosi artisti stranieri, aprì anche uno studio dove raccolse calchi in gesso di frammenti di sculture antiche e moderne che rappresentò nelle sue opere. Era certamente in contatto con l’indisciplinata comunità dei pittori fiamminghi e olandesi che avevano scelto Roma come loro città dell’anima. Uno dei tanti, Sweerts, ma ignorato dalla storiografia fino gli inizi del Novecento, pur avendo avuto in precedenza grandi riconoscimenti dal mercato, nonostante il difficile inserimento dei suoi dipinti enigmatici e anticonformisti entro scuole nazionali. A questo è da aggiungere la scarsità di notizie autobiografiche sull’artista.
Di origini nobili, apparteneva ad una delle sette famiglie aristocratiche più influenti di Bruxelles, Sweert non seguì le maggiori correnti artistiche del suo tempo grazie anche a una invidiabile indipendenza economica e intellettuale che lo ha reso libero dai capricci degli eventuali committenti. Nell’anno santo del 1650 ottenne da papa Innocenzo X la nomina a Cavaliere dello Speron d’oro “per la nascita, come anco per essere eccellente nella Scienza di Pittura”. Un’onorificenza che non mostrerà mai nei suoi ritratti. Successivamente la sua presenza è documentata nell’orbita di Camillo Pamphili che collezionava opere di Caravaggio, Lorrain e Dughet, quindi è a Spoleto per tornare poi a Bruxelles ed entrare in contatto con le Missions Etrangères lazzariste che stavano organizzando una spedizione nel Golfo del Tonchino per poi proseguire per l’Oriente trovando nuovi motivi d’ispirazione. Ma morirà. Come la nascita anche la morte in oriente è avvolta nel mistero.
Sweerts visse e dipinse diversamente dai cliché del tempo, dimostrando un’attenzione senza confronti per la vita reale dei soggetti di classi differenti dalla sua. E diversamente da tanti suoi e nostri contemporanei, Sweerts dimostra di avere ben chiaro quale rapporto dovesse legare l’arte al denaro, senza ipocrisie, balordi idealismi o chiacchiere neoplatoniche sulle arti liberali, affermano i curatori.
L’esposizione
In occasione della mostra “I Bamboccianti. I pittori della vita popolare del Seicento”, curata da Giuliano Briganti nel 1950 vennero esposte per la prima volta in modo sistematico alcune opere di Sweerts, l’artista geniale e misterioso a cui l’Accademia di San Luca dedica ora una bella esposizione che presenta diciotto opere. Tredici sono di Sweerts, quattro delle quali sono di proprietà dell’Accademia che ne ha curato il restauro. Sono esposti anche dipinti di stretti collaboratori e antichi gessi che testimoniano l’interesse dell’artista per la scultura. Accanto alle opere dell’Accademia sono in mostra prestiti dall’Accademia di Francia di Villa Medici, dalla Galleria Spada, dagli Uffizi, dal Museo di Casa Martelli di Firenze, dal Museo d’Arte Medievale di Arezzo, dal Worcester Art Museum di Worcester.
Di forte impatto l’allestimento della prima sala che condensa in un unicum i diversi interessi dell’artista. Sulla parete il grande olio “Scuola d’arte”, di fianco su due basamenti le sculture: “Studio di anatomia” in gesso, il calco della “Niobe Medici” in gesso e sulla parete un rilievo in stucco “L’Amor divino che abbatte l’Amor profano” di François Duquesnoy dalla Galleria Spada. E si prosegue con un tema caro al pittore “Autoritratto nello studio” con lo scorticato in secondo piano, la “Niobe “e tanti pennelli, ciascuno per un colore. Viene da collezione privata lo stemma di famiglia dei Sweerts, a seguire “Bevitore”, “Ragazza che si pettina”, “Scena di adescamento”, “Filatrice e bambino che si scaldano a un braciere”, “Famiglia Lodoli in un giardino autunnale”… e “Autoritratto”, un olio su tela che viene dagli Uffizi. E’ datato 1645, ma la freschezza e il fisico della persona raffigurata fanno pensare che sia dei primi anni del soggiorno romano di Sweerts.
Roma, Accademia Nazionale di San Luca , Palazzo Carpegna, Piazza dell’Accademia di San Luca 77
Orario: dal martedì al venerdì, dalle ore 15.00 alle ore 19.00, il sabato dalle ore 10.00 alle ore 19.00.
Chiuso la domenica e il lunedì, il 24, 25, 26 dicembre 2024 e il 1°gennaio 2025
Fino al 18 gennaio 2025. Ingresso gratuito.
Informazioni: www.accademiasanluca.it