L’opera è il «Ritratto di monsignor Maffeo Barberini», un dipinto di Caravaggio proveniente da una collezione privata e mai mostrato al pubblico. Sarà esposto nella Sala Paesaggi di Palazzo Barberini dal 23 novembre al 23 febbraio; un’occasione unica per il pubblico e per gli esperti del settore di ammirare un’opera mai esposta prima, che fa parte da decenni, di una collezione privata. L’allestimento è a cura di Thomas Clement Salomon e Paola Nicita.
Il dipinto, di cui si erano perse le tracce per mezzo secolo, presentata per la prima volta da Roberto Longhi nell’articolo «Il vero “Maffeo Barberini” del Caravaggio», pubblicato nel 1963 sulla rivista «Paragone», è stata indicata dallo studioso come un elemento fondamentale per comprendere la ritrattistica del genio lombardo. Secondo Longhi, il dipinto, riapparso a Roma senza documentazione, era stato conservato per secoli nella collezione della famiglia Barberini prima di finire in una raccolta privata, probabilmente negli anni Trenta quando la collezione fu dispersa.
Il dipinto, di grande formato 124 x 90 centimetri, ritrae monsignor Maffeo Barberini, prima prelato poi cardinale ed infine papa con il nome di Urbano VIII.
L’attribuzione proposta da Longhi è ancora oggi unanimemente condivisa dai principali studiosi di Caravaggio e della pittura del Seicento; tra i più recenti Gianni Papi, Alessandro Zuccari, Keith Christiansen, Sebastian Schutze, Francesca Cappelletti, Rossella Vodret.
Esiste un secondo ritratto di Maffeo Barberini, conservato nella collezione privata di una nobile famiglia fiorentina, a lungo fu considerato un quadro dipinto da Scipione Pulzone e che ora in molti attribuiscono a Caravaggio ma la critica ancora si divide.