Alle Gallerie Estensi di Modena inaugurata l’esposizione “Riflessi d’Egitto-Fascinazioni e tracce nelle raccolte estensi”, aperta dal 6 novembre al 4 marzo; in mostra rarità e pezzi inediti.
Un’esposizione che “per la prima volta offre l’opportunità di vedere esposti oltre 150 reperti per lo più inediti” in modo da “far luce su un aspetto poco noto del collezionismo di casa d’Este”, annunciano gli organizzatori.
La mostra è a cura di Maria Chiara Montecchi, della collezione di Antichità delle Gallerie Estensi, in collaborazione con lo staff scientifico del museo, la mostra rilancia anche opere che già fanno parte del percorso della Galleria, a partire dal grande sarcofago di Menis, in calcare bianco con iscrizione del capitolo 72 del Libro dei Morti, rinvenuto a Saqqara e acquistato da Francesco IV d’Austria-Este nel 1830.
Tra gli altri reperti esposti, ci sono il frammento di statua naofora, documentato in collezione almeno dal 1584 nell’Inventario delle statue vasi ed altre cose di guardaroba del Duca Alfonso II a Ferrara, oltre a 50 bronzetti votivi che rappresentano dei, dee e animali sacri.
La mostra presenta anche 19 statuette “ushabti”, fra cui 10 appartenenti al corredo funerario del “sovrintendente dell’esercito” Psamtek-sa-neit, vissuto durante la XXVI dinastia (664-525 a.C.). “Questi esemplari- spiegano ancora gli organizzatori- presentano un testo pressoché identico, che conserva i nomi e titoli del proprietario e dei suoi genitori e il Capitolo 6 del Libro dei Morti. Farà parte del percorso anche una sezione con 50 amuleti e 26 scarabei incisi, sia in pietre dure che in faience.
L’esposizione modenese, che si articola in 9 sezioni, prevede anche una parte dedicata ai viaggi in Egitto e alle esplorazioni nel XIX secolo.
“Gli Estensi, che rappresentano il fil rouge delle nostre collezioni, sono stati- spiega Alessandra Necci, direttrice delle Gallerie Estensi- dei voraci collezionisti, oltre che grandi committenti. Hanno messo insieme non solo quadri e statue straordinari, ma pezzi importanti di ogni genere e epoca. L’interesse per l’Egitto, cominciato già nel Cinquecento, è un aspetto poco noto del loro collezionismo e abbiamo dunque voluto sottolinearlo con una mostra che si ricollega alla catalogazione dei pezzi in collezione e si arricchisce grazie ai prestiti del Museo Egizio di Torino, del Teatro Comunale di Modena, dell’Archivio di Stato di Modena e dell’Accademia militare di Modena”.
Nelle collezioni estensi dedicate all’Egitto, un ruolo cruciale è stato anche ricoperto dal marchese Obizzi, che donò ai duchi un migliaio di opere. “In questa mostra anche la didattica e l’attenzione alle scuole hanno un ruolo importante, perchè è vero che le opere d’arte e le collezioni devono essere conservate e tramandate, ma vanno anche valorizzate, conosciute e raccontate”, aggiunge Necci. La mostra registra anche prestiti dal Museo egizio di Torino, che celebra i suoi 200 anni e che ha contribuito all’esposizione con esemplari che fanno parte del suo nucleo originario. (www.dire.it)