Il restauro de La Malaria di Maria Martinetti alle ville pontificie di Castel Gandolfo

da | 4 Ott 2024 | Arte e Cultura, Conservazione e Tutela

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    Restauro della volta della Cappella Sistina nel 1987, restauro degli affreschi michelangioleschi. I Maestri Restauratori Pier Giorgio Bonetti e Maurizio Rossi

Da qualche tempo, con sempre maggiore frequenza, le ville pontificie di Castel Gandolfo, che Papa Wojtyla Giovanni Paolo II definiva il “Vaticano Due” sono oggetto di particolare attenzione da parte dei Musei Vaticani ed ospitano opere d’arte come un vero e proprio museo. E’ il caso dell’illustrazione presso la Sala della Rocca del Palazzo Papale, del restauro appena terminato di un capolavoro poco conosciuto “La Malaria” dei Musei Vaticani, presenti Barbara Jatta Direttore dei Vaticani, Andrea Tamburelli Direttore delle Ville Pontificie, Micol Forti Responsabile del Reparto Arte Ottocento e Contemporanea, curatrice dell’iniziativa e Rossana Giardina restauratrice del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Vaticani. Un olio su tela di grandi dimensioni realizzato nel 1887 da Maria Martinetti (1864 – 1937), una raffinata pittrice romana, “moderna”, di cui si conoscono soprattutto acquerelli, anche se potrebbero esserci altre opere a olio, magari negli Stati Uniti dove è rimasta a lungo.
Nasce nel 1874 Maria Martinetti, i genitori erano proprietari del ristorante “Il Fagiano” ospitato a Palazzo Wedekind in piazza Colonna, fatto ricostruire nel 1838, per volere di papa Gregorio XVI, dall’architetto Pietro Camporese il Giovane. La famiglia, resasi conto delle tendenze della figlia, la sostiene tanto che a 16 anni, nel 1880, entra nell’atelier di Gustavo Simoni, un pittore specializzato in soggetti orientali, scene di genere e temi storici. Un apprendistato che dà frutti, consolidando le capacità tecniche e stilistiche della ragazza sia nell’uso dell’acquerello che della tecnica a olio, come si vede nell’opera in mostra, realizzata nel 1887 da un artista ventitreenne.
Non è la prima, sappiamo che a 19 anni nel 1883 debutta sulla scena romana all’Esposizione di belle Arti con il dipinto “Il suonatore di mandolino” e nel 1887 all’Esposizione Nazionale Artistica di Venezia presenta un’altra opera “Lo rivedrò domani?”. Due acquerelli dispersi come molti altri suoi dipinti. Non è stato così per “La Malaria” un olio su tela di grandi dimensioni che rappresenta una scena di vita quotidiana in un ambiente molto povero. L’opera partecipa nel 1889 all’Esposizione Universale di Parigi che celebra la costruzione della Tour Eiffel, ottenendo la medaglia d’argento. Buona accoglienza anche nel 1893 all’Esposizione Universale di Chicago. dove presenta anche un acquerello “Beggar” (Mendicante). Il successo internazionale le apre le porte del mercato americano tanto da spingerla a trasferirsi negli Stati Uniti. Ma alla morte del padre decide di tornare a Roma per gestire con la sorella il ristorante di famiglia, si sposa, ha quattro figli e prosegue l’attività partecipando a mostre in Italia e all’estero. Negli anni Venti apre un atelier che si rivolge a donne che vogliono approfondire la vocazione per l’arte in un tempo in cui era ancora difficile poter ricevere un’educazione artistica autonoma per una donna.

Il dipinto è rimasto nello studio della Martinetti fino alla sua morte nel ’37, quindi è stato venduto all’asta ed è entrato in Vaticano nel 1953 come dono a Pio XII. E’ stato poi trasferito nelle collezioni dei Musei Vaticani e quindi nei depositi nel ’93. Da cui finalmente è uscito grazie al Capitolo del Canada dei “Patrons of Arts in the Vatican Museums” che ha sostenuto il restauro condotto da Rossana Giardina sotto la direzione di Francesca Persegati, responsabile del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali lignei in collaborazione col Gabinetto di Ricerche Scientifiche. E presentato a Castel Gandolfo.

Il primo Papa a villeggiare ai Colli Albani fu Urbano VIII Barberini che già aveva una casa fuori le mura. Giunto al soglio pontificio incaricò Carlo Maderno di riadattare e ampliare l’antico castello e palazzo baronale dei Savelli alla nuova funzione di palazzo pontificio. La prima villeggiatura a Castel Gandolfo è del maggio 1626 quando firma un documento ufficiale con la dicitura “Ex Arce Gandolphi”. L’anno dopo celebra nella cappella del palazzo pontifìcio il matrimonio del nipote Taddeo con Anna Colonna. Dopo di lui non tutti i papi frequenteranno le ville pontificie. Alessandro VII Chigi vi si recò alla metà del seicento incaricando Gian Lorenzo Bernini di ampliare il palazzo. Nel 700, su consiglio dell’archiatra pontificio Giovanni Lancisi, tornò a villeggiarvi dopo una malattia Clemente XI che equiparò le ville pontificie ai Sacri Palazzi. Uno status particolare che conserveranno, a parte la parentesi repubblicana e napoleonica, fino alla fine dello Stato Pontificio. Successivamente i papi andranno saltuariamente nelle ville pontificie fra rivoluzioni e guerre, L’ultimo “papa re” a villeggiare fuori Roma nel 1869 fu Pio IX che tornato a Roma per il Concilio Vaticano I non uscì più dal Vaticano. E’ la storica “Questione romana” che avrà soluzione solo con i Patti lateranensi (11 febbraio 1929) che riconososcono lo stato sovrano della Città del Vaticano con alcune zone extraterritoriali fra cui la Villa Pontificia di Castel Gandolfo con le pertinenze di Villa Cybo e Villa Barberini.

Il giorno della presentazione del restauro de “La Malaria”, accompagnato da un video, pannelli didattici e due abiti ciociari originali provenienti da Casalvieri e Supino, prestito del Museo delle Civiltà dell’Eur simili a quelli dei personaggi del dipinto, è stato possibile visitare una delle cupole del Palazzo Apostolico dopo il trasferimento della Specola Vaticana a Castel Gandolfo inaugurata solennemente il 29 settembre del ’35 in presenza del Cardinale Pacelli, Segretario di Stato da Pio XI che diede alla nuova Specola la parola d’ordine: “Deum Creatorem venite adoremus!” come si legge in una lastra di marmo affissa sul lato sud di una delle due cupole che ospitano gli strumenti per l’esplorazione del cielo,
La “Specola Vaticana” è uno degli osservatori astronomici più antichi al mondo, ancora in funzione. Fu trasferita in Vaticano nel 1891 da Papa Leone XIII e spostata a Castel Gandolfo nel 1934 perché il cielo di Roma era sempre più inquinato dall’illuminazione artificiale.

Palazzo Papale di Castel Gandolfo fino al 17 novembre 2024

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