E’ l’unica donna del ciclo troiano a cui non spettano distruzione e morte, come sarà per le cugine Elena e Clitemnestra. Penelope contraddice la condizione d’inferiorità della donna nell’antichità, capace com’è di decidere, di riflettere, di sognare. L’unica di cui Omero dice: “gli immortali per la saggia Penelope comporranno un canto gradito tra gli uomini in terra”.
La mostra ospitata in due spazi simbolo del Parco del Colosseo
A questa donna “moderna” se si può usare un termine improprio, è dedicata una grande e bella mostra, curata da Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, organizzata da Electa, ospitata in due spazi simbolo
del Parco del Colosseo.
Nel cosiddetto Tempio di di Romolo con il portale di bronzo sulla via Sacra, edificato da Massenzio nel 309 d. C. in onore del figlio Valerio Romolo, che nel VI secolo papa Felice V adattò a vestibolo della retrostante chiesa dei SS.Cosma e Damiano. E nelle Uccelliere Farnesiane, un sistema di terrazze e scale che ascende dalle pendici del Palatino fino alla sommità del colle, ideato dal Cardinale Alessandro Farnese, nipote di Papa Paolo III alla metà del Cinquecento e arricchito dai membri della famiglia. Uno spazio di svago e bellezza, natura ed arte, ispirato al ricordo degli antichi horti romani. In questi ambienti di per sé ricchi di fascino e memorie sono esposti una serie di reperti che restituiscono al visitare lo spirito del tempo.
Il telaio e la tela sono elementi di primaria importanza nella vicenda di Penelope che viene spesso raffigurata con il telaio accanto in una stanza “tutta per sé”, isolata dal resto della reggia in cui elaborare la memoria del passato e prefigurare il futuro. La stessa stanza “tutta per sé” a cui aspirava, in epoca moderna , Virginia Woolf. Lavorare al telaio non è una pratica semplicemente, ripetitiva, richiede abilità manuale, ma anche capacità di memorizzare le sequenze numeriche per intrecciare i fili e alternare i colori. Anche la tessitura come il canto epico dei poeti si basa su una precisa metrica. E sarà questa la tessitura, insieme all’agricoltura l’altra grande rivoluzione del neolitico.
L’esposizione
In mostra, dal Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, il celebre “skyphos” a figure rosse. Penelope è seduta, col volto appoggiato a una mano, il telaio alle spalle, Telemaco di fronte. Esposto anche il telaio della Calcoteca di Monaco che propone una ricostruzione moderna dello strumento di lavoro.
Scoperta 70 anni fa a Ischia, la cosiddetta Coppa di Nestore, risalente al 730 a.C., è la più antica iscrizione poetica in lingua greca e testimonia la diffusione dei poemi omerici nel Mediterraneo. Si tratta di un vaso prodotto a Rodi sul quale un graffito dice “sono la coppa di Nestore, una gioia da cui bere”. Allude a un passo dell’Iliade che ricorda la magnifica coppa dell’eroe acheo. Seguono altri due esametri: “chiunque beve da questa coppa, sarà subito preso dal desiderio di Afrodite dalla bella corona”. L’iconografia prosegue con le immagini della regina che piange, velata vicino a un cesto per la lana, quindi il riconoscimento negli ultimi canti del marito che ha l’aspetto di un mendicante, grazie al cane Argo, al figlio Telemaco e alla nutrice Euriclea.
L’iconografia di Penelope è strettamente legata al telaio e al lavoro della tela, sebbene il racconto dell’Odissea cominci quando l’inganno è già stato scoperto e il lenzuolo funebre per Laerte già compiuto. L’atto del tessere in antico è attività tipicamente femminile, ma è anche il modo escogitato da Penelope per guadagnare tempo. Il discorso prosegue alle Uccelliere Farnesiane dove si ricrea lo spazio domestico abitato da Penelope che inganna i pretendenti.
Tanto importante in passato la tessitura e recuperata oggi da Maria Lai (1919 – 2013) a cui la mostra dedica ampio e meritato spazio. Uno degli artisti che contribuirono alla sua formazione, tra Roma e Venezia negli anni Trenta del Novecento, fu Arturo Martini di cui l’artista ricordava le lezioni, in particolare quelle sulle “figure femminili sdraiate nel Partenone”. Ed ecco i libri di stoffa realizzati dall’artista sarda, libri cuciti a macchina. “La scrittura -diceva – mi ha suggerito un rapporto fra l’inchiostro e il filo e la possibilità di dare corpo a un fatto astratto”. Perché “essere è tessere”, questo il suo motto. “
Una lettera di Penelope a Ulisse apre le “Heroides” composte da Ovidio alla fine del I sec. a. C. Il poeta immagina donne famose come Elena, Medea, Arianna, Fedra… che mandano lettere agli innamorati. Anche Penelope lamenta le sue notti senza fine, l’invecchiamento, ma proclama la sua fedeltà (“coniunx semper Ulixis ero”). E al ritorno del marito è parte attiva nella riconquista del suo ruolo. Così indice una gara col suo arco sapendo che solo lui, arrivato alla reggia come un mendicante, sarà in grado di tenderlo e scagliare la freccia.
Alla mostra si accompagna un bel catalogo pubblicato da Electa che illustra con esaurienti saggi la figura mitica dell’eroina greca, un personaggio attuale nella cultura occidentale. Da ricordare infine il programma di incontri sui temi della mostra che si terranno nella Curia Iulia fino al 14 dicembre.
Roma, Parco Arche0logico del Colosseo -Tempio di Romolo e Uccelliere Farnesiane
Fino al 21 gennaio 2025
Chiuso il 25 dicembre e il primo gennaio
Apertura: tutti i giorni