Immagine: Max Liebermann, Ragazzi al bagno, 1899, Galleria d’Arte Moderna, Milano © Comune di Milano
E’ considerato uno dei più importanti innovatori della pittura tedesca della fine dell’Ottocento Max Liebermann, nato a Berlino nel 1847 (morirà nel 1935). Al centro della vita artistica del suo tempo come pittore e come uomo di cultura. Fu infatti presidente della Secessione di Berlino e dell’Accademia Prussiana delle arti, dando un notevole impulso alla modernizzazione della scena artistica del suo paese.
La Casa di Goethe , per celebrare i 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo, presenta a Roma il più importante pittore tedesco che ha abbracciato questa corrente artistica, dice il direttore Gregor H. Lersch. “Un’occasione unica – prosegue – per vedere in Italia l’opera di Max Liebermann in tutte le sue sfaccettature”. L’esposizione è realizzata in cooperazione con la Liebermann – Villa am Wannsee di Berlino dove è in corso una mostra che indaga specificamente i rapporti dell’artista con l’Italia, organizzata con il sostegno del Museo Nazionale Romano, che si avvale del patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia e dell’ambasciata italiana in Germania. Uno sforzo reciproco per colmare una lacuna, merito delle istituzioni e in particolare della Casa di Goethe che ha una storia tutta sua.
Tutto ha avuto inizio con una lettera inviata a maggio 2009 da Roma al ministro Neumann in cui si parlava di una “questione urgente e imprevista”. Era in vendita l’appartamento soprastante la Casa di Goethe, già aperta al pubblico come Museo dal 1997, dove dal 1973 al 1982, in affitto, gestito dal Freies Deutsches Hochstift aveva funzionato un primo museo goethiano. Un’opportunità insperata da cogliere al volo. E infatti, ringraziando il Ministero italiano per non aver esercitato il diritto di prelazione, nell’estate 2009 il governo tedesco mette a disposizione in bilancio i fondi necessari e a dicembre 2009 l’AsKI firma il contratto, costo tre milioni e mezzo di euro. Due anni e mezzo per i lavori di progettazione, ristrutturazione e allestimento sotto la guida dell’architetto Alessandro Casadei, quindi ad agosto 2011 inizio dei lavori che durano solo sette mesi. Un record per i tempi romani.
Ma torniamo alla mostra che offre un’ampia panoramica della produzione artistica di Liebermann. 32 dipinti distribuiti in quattro sale presentano la produzione dell’artista nella sua totalità ricostruendone le fasi salienti di un’attività durata quasi sessant’anni.
Inizialmente dedito al Realismo e al Naturalismo, Liebermann pone al centro della sua attenzione temi antiaccademici, come il lavoro nelle campagne e poi gli svaghi dei borghesi a cavallo e in riva al mare. Poi la sua tavolozza s’illumina di colori smaglianti, come scintillante di luce è il giardino in riva al Wannsee. E le macchie luminose diventano il suo segno distintivo. Il pittore passa dai ritratti di famiglia agli approfondimenti sui Paesi Bassi, ai ritratti di contemporanei, alla rappresentazione sgargiante del proprio amato giardino a cui sono dedicati gli ultimi lavori dai toni impressionistici.
L’artista era affascinato dall’archeologia e dall’arte classica. Dopo avere visitato la Villa di Livia a Prima Porta, nella loggia della sua villa in riva al Wannsee, eseguì una pittura parietale ispirata al famoso affresco del giardino fiorito della Villa di Livia attualmente conservato a Palazzo Massimo. In mostra l’unica fotografia conosciuta che ritrae il pittore davanti alla sua loggia che una ventina d’anni fa è stata restaurata.
“Cosa lega l’artista berlinese Max Liebermann all’Italia?” si legge nel saggio introduttivo firmato Lucy Wasensteiner, Gregor H. Lersch del catalogo che accompagna la mostra (Max Liebermann “Un impressionista di Berlino” Museum Casa di Goethe). A differenza degli artisti tedeschi precedenti o coevi Liebermann evitò a lungo di fare un viaggio di formazione in Italia che a confronto della sua patria artistica, l’Olanda, aveva definito addirittura “troppo pittoresca”. Ma nonostante questo, a partire dalla fine degli anni Settanta dell’Ottocento fece almeno sei viaggi in Italia ed entrò in contatto con gli artisti italiani partecipando a mostre internazionali a Venezia, a Firenze, a Roma. Tanto è vero che nella primavera di quest’anno a Berlino nell’ex residenza estiva del pittore, si è aperta una mostra dal titolo esplicativo, incentrata sui suoi lavori italiani.
“Anch’io in Italien !”, sulle tracce di Max Liebermann a Venezia, Firenze e Roma , s’intitola il saggio di Alice Cazzola compreso nel catalogo bilingue che accompagna la mostra. Il mito dell’Italia vanta una lunga e consolidata tradizione. La nostalgia, l’entusiasmo per l’antichità, sull’esempi0 di Winckelmann, di Goethe, il viaggio in Italia è considerato una meta imprescindibile per la classe borghese colta. Per generazioni, da Angelika Kauffmann, a Hackert, ai nazareni, gli artisti tedeschi scelgono di venire a Roma, a Venezia, a Firenze come fa Liebermann che a 31 anni compie il suo primo viaggio a Venezia. Presente già alla Prima Esposizione internazionale d’Arte nel 1895, partecipò anche ad altre cinque esposizioni dove presentò le sue opere.
Nell’ottobre del 1902 mise per la prima volta piede nella capitale dove rimase una quindicina di giorni, visitando la Cappella Sistina, la Galleria Doria Phamphilj. Nel 1911, in occasione dell’Esposizione Universale di Roma, dove era presente con molte opere, vi tornò una seconda volta eseguendo molti schizzi della “Passeggiata a cavallo sul Monte Pincio” .
Quindici anni dopo il suo primo viaggio in Italia si recò a Firenze, che gli piacque molto, accompagnato dalla moglie e dalla figlia, lasciando molti dipinti: “Corsa di cavalli alle Cascine”, “Monte Oliveto”, “Vista sui tetti di Firenze”. Seguiranno altri viaggi. Poco dopo il suo ritorno a Berlino, la direzione della Galleria degli Uffizi gli commissiona un autoritratto da affiancare a quello di artisti come la Kauffmann, Böcklin… E’ l’”Autoritratto al Cavalletto” del 1908, una delle opere più belle nella mostra.
L’ultimo viaggio in Italia nel 1913. Ad aprile è a Napoli, a maggio a Roma dove alloggia all’Hôtel de Russie. Poi la guerra.
Roma Museo Casa di Goethe Via del Corso 18.
Orario: da martedì a domenica ore 10.00 – 18.00, fino al 9 febbraio 2025.
Tutte le domeniche alle ore 11.00 e alle ore 16.00 il biglietto d’ingresso comprende la visita guidata in italiano
Informazioni: el. 06-32650412 – info@casadi goethe.it