Presentato tra Lecce e Porto Cesareo “Forma Maris”, un workshop importante sull’archeologia marina promosso dall’Università del Salento (Dipartimento di Beni Culturali e DiSTeBA) con la Fondazione Leonardo e la Marina Militare nell’ambito dell’iniziativa “Civiltà del Mare – Le Università per il Subacqueo”. I lavori, esposti il 5 e 6 settembre, si inseriscono nel più ampio programma di “Civiltà del mare. Il subacqueo”, dedicato alle tecnologie avanzate per la mappatura, la catalogazione e il monitoraggio del patrimonio subacqueo, culturale e ambientale. Due giorni in cui gli esperti hanno approfondito nuovi modi di documentare, studiare e conservare i tesori dell’archeologia nonché le modalità di esplorazione di siti sommersi che sarebbero altrimenti inaccessibili.
L’importanza di una mappatura completa dei fondali marini
“La dimensione subacquea abbraccia un’estensione di 360 milioni di km2, di cui sappiamo molto poco. Ad oggi, abbiamo mappato circa il 20% dei fondali marini e il 95% dei Paesi non dispone ancora degli strumenti necessari per mappare i propri territori oceanici – ha spiegato Vincenzo Pisani, responsabile coordinamento progetti di ricerca per Fondazione Leonardo Civiltà delle Macchine Ets – Una mappa completa sarebbe fondamentale per analizzare la circolazione oceanica, per contribuire alla previsione degli tsunami, per la sicurezza della navigazione, per monitorare e contenere i rischi idrogeologici sottomarini, per la posa dei cavi e delle condutture: tutti aspetti per i quali è cruciale una approfondita conoscenza della forma del fondale marino”.
Il contributo delle innovazioni tecnologiche
Molto importante il contributo che le innovazioni tecnologiche possono offrire. “Un prezioso contributo ci arriva dall’utilizzo della fotogrammetria subacquea, nonché dall’integrazione di vari tipi di telecamere e sensori, come sonar e multibeam, installati su droni sottomarini o di superficie telecomandati. Inoltre, il patrimonio subacqueo è attualmente riservato ai professionisti e ai subacquei sportivi: le tecnologie possono invece consentire l’accessibilità ‘ampliata’, la fruizione e la condivisione dei paesaggi sottomarini attraverso modelli 3D e percorsi immersivi o semi-immersivi, restituendo alle comunità un patrimonio ‘invisibile’ ancora privilegio per pochi”.
Il caso della Soprintendenza di Taranto
Nessun accenno invece al possibile trasferimento da Taranto verso Brindisi e Lecce della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, alla luce del dPCM 15 marzo 2024, n.57. Il testo, che di recente è stato presentato ai sindacati, recita al punto riguardante Taranto: “Per quanto riguarda la Puglia, la Soprintendenza di Brindisi e Lecce diventa Soprintendenza di Brindisi, Lecce e Taranto, con due sedi, una a Lecce e un’altra a Taranto, anche in virtù dell’acquisizione delle competenze sul territorio acquisite dalla Soprintendenza Subacquea cui erano assegnate in precedenza”.
“La sede dirigenziale deve rimanere a Taranto”
Non è ancora chiaro come s’intenda procedere nell’opera di razionalizzazione, ma il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha già inviato una lettera al Ministero della Cultura affinché la sede dirigenziale della Soprintendenza del Patrimonio Subacqueo resti nella città di Taranto, antica capitale della Magna Grecia e attuale metropoli mediterranea. “La proposta di riorganizzazione degli uffici centrali e territoriali del Ministero della Cultura – ha dichiarato il primo cittadino – rischia di ridurre la presenza istituzionale nella città ionica, limitando la Soprintendenza ad una semplice sede operativa, svilendo in tal modo il suo ruolo”.