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“Elgin non ha mai avuto un permesso per prendere i Marmi del Partenone”

da | 11 Giu 2024 | Arte e Cultura

La Turchia si schiera al fianco della Grecia nella campagna per recuperare i Marmi del Partenone dal British Museum. Secondo Zeynep Boz, responsabile anticontrabbando del ministero della cultura turco, non esisterebbe infatti alcuna prova che Lord Elgin avesse ottenuto un permesso per spogliare il monumento del V secolo a.C. delle sue sculture.

Il documento mai trovato

La Turchia ha pubblicamente rifiutato la pretesa che il nobile britannico avesse ricevuto il permesso dalle autorità ottomane per rimuovere le sculture di Fidia dall’Acropoli. “Il nostro paese avrebbe dovuto archiviare il documento relativo alle vendite legali dell’epoca ma gli storici hanno cercato per anni negli archivi ottomani e non sono riusciti a trovare qualcosa che provi una vendita legale”, ha dichiarato Boz. “L’unica evidenza trovata è un editto scritto in italiano che non conteneva né la firma né il sigillo del sultano, elementi che avrebbero confermato la sua provenienza dalla corte imperiale”.

Ulteriori conferme

Tesi confermata anche da David Rudenstine in un testo pubblicato recentemente e intitolato Trofei per l’Impero. L’avvocato è certo che i ricercatori non riusciranno mai a recuperare la versione turca del documento d’acquisto. “Secondo i suoi termini, il documento italiano afferma che i funzionari di Atene avrebbero dovuto consentire agli agenti di Elgin di misurare, disegnare e realizzare stampi poiché nessun danno sarebbe stato fatto alle famose sculture greche”, afferma Rudenstine. “Pertanto, non solo non si dava il permesso di rimuovere le sculture dalle alte mura, ma vi si afferma anche che le attività di Elgin non avrebbero dovuto danneggiare le sculture”.

La storia

I lavori per rimuovere le statue dal fregio monumentale del Partenone invece iniziarono nel 1801 e durarono più di un decennio. Anche all’epoca, l’operazione era così controversa che Lord Byron la criticò in versi. Tuttavia, il British Museum, che acquistò nel 1816 i marmi dal diplomatico scozzese ormai in bancarotta, ha sempre sostenuto che furono ottenuti legalmente. Boz ha spiegato di essersi sentita obbligata a intervenire quando il rappresentante del Regno Unito, a Parigi in una recente riunione del Comitato intergovernativo dell’Unesco per la promozione della restituzione dei beni culturali, ha ribadito che le sculture furono acquistate legalmente durante l’era ottomana.

La restituzione “Un obiettivo nazionale”

La Grecia ha ottenuto un crescente sostegno da quando ha lanciato la sua campagna, 40 anni fa, per riunire i tesori – considerati l’apice dell’arte classica – con altri reperti ad Atene. Sondaggi successivi hanno mostrato che la maggioranza dei britannici è favorevole al ritorno delle antichità nel paese in cui furono scolpite. Il ministro della cultura greco, Lina Mendoni, ha descritto la restituzione delle opere d’arte al luogo dove furono progettate 2.500 anni fa come un obiettivo nazionale e ha affermato che l’intervento della Turchia ha essenzialmente rafforzato la posizione di Atene.

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