Sotto lo striscione “Canarias tiene un límite” (= Le Canarie hanno un limite), centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il turismo di massa alle Canarie.
Nel 2023, 13,9 milioni di persone hanno visitato le isole Canarie, le quali hanno una popolazione di 2,2 milioni di abitanti. Sebbene il turismo rappresenti circa il 35% del PIL dell’arcipelago – con un introito di 16,9 miliardi di euro solo nel 2022 – la popolazione locale sostiene che l’industria stia stressando le risorse naturali e le stia estromettendo dal mercato degli affitti. Secondo la stima della delegazione del governo nazionale spagnolo nell’arcipelago, circa 57mila persone hanno partecipato alle manifestazioni organizzate a Santa Cruz de Tenerife, Las Palmas de Gran Canaria, Arrecife (Lanzarote), Puerto del Rosario (Fuerteventura), Valverde (El Hierro), San Sebastián de La Gomera e Santa Cruz de la Palma, per manifestare contro la difficoltà di trovare casa a fronte dell’aumento di visitatori. Sui cartelloni ai cortei si leggevano slogan e messaggi come “Le Canarie non si vendono”, “Siamo stranieri nella nostra terra”, “Le Canarie hanno un limite”, “Come faccio a vivere di turismo se non ho una casa?”. Le proteste sono state sostenute da gruppi ambientalisti tra cui Greenpeace, WWF, Ecologists in Action, Friends of the Earth e SEO/Birdlife. Le richieste di regolamentazione sono varie, alcune delle quali prevedono l’introduzione di un numero massimo di visitatori e una tassa per l’ambiente per i turisti, una moratoria su nuovi progetti di sviluppo edilizio e una regolamentazione per l’acquisto di case che favorisca i residenti. Le proteste non sono rivolte in generale al turismo, che è il settore che impiega il 40 per cento dei lavoratori dell’arcipelago, ma contro i suoi eccessi e contro i problemi che molti abitanti dell’arcipelago devono affrontare nonostante l’aumento dei visitatori. I manifestanti chiedono un ripensamento dell’industria turistica, sostenendo che l’attuale modello, vecchio di decenni, ha reso la vita inaccessibile e insostenibile dal punto di vista ambientale per la popolazione locale. Gli stipendi alle Canarie sono tra i più bassi della Spagna (lo stipendio medio è di 1.630 euro al mese) e il tasso di disoccupazione è il terzo più alto del paese, pari al 16,2 per cento secondo i dati più recenti. I dati dell’Istituto nazionale di statistica spagnolo mostrano che il 33,8% delle persone nelle Canarie sono a rischio di povertà o esclusione sociale, la percentuale più alta per qualsiasi regione tranne l’Andalusia. Delle 17 comunità autonome spagnole le Canarie sono la quarta per i prezzi al metro quadro per le case in affitto.
“Siamo arrivati al punto in cui l’equilibrio tra l’uso delle risorse e il benessere della popolazione si è rotto, soprattutto nell’ultimo anno”, ha dichiarato Víctor Martín, portavoce del collettivo Canarias se Agota (Le Canarie ne hanno abbastanza), che sta aiutando a coordinare le proteste di sabato nelle otto isole.
Undici membri di “Canarias se agota” sono già in sciopero della fame da una settimana per protestare contro la costruzione di due grandi complessi di lusso nel sud di Tenerife, che definiscono “illegali” e totalmente inutili. Martín ha inoltre affermato che la continua attenzione del governo regionale al turismo in un momento, in cui l’emergenza climatica stava portando a tagli alle forniture idriche, non aveva senso. “La domanda [di acqua] sta aumentando nelle aree urbane dove ci sono più turisti. Abbiamo avuto un inverno molto secco e a Tenerife è già stata dichiarata l’emergenza idrica. Ci saranno restrizioni se non pioverà di più questo mese, ma qui in questo momento ci sono 36°C. Tutto ciò è insostenibile e significa che non saremo nemmeno in grado di mantenere i normali livelli di turismo. Eppure le autorità e le imprese qui stanno cercando di attenersi a questo modello. Il problema non sono i turisti. È un modello costruito attorno – e con la connivenza di – una classe imprenditoriale che non vuole ascoltare ciò che deve essere fatto, e con una classe politica che serve quella classe imprenditoriale invece di servire tutti i cittadini”. Ha inoltre aggiunto, riferendosi agli sviluppi di Tenerife: “Quello che chiediamo è molto semplice: dato che il turismo è la principale attività economica e la causa di tutti questi problemi, vogliamo lo stop immediato a questi due megaprogetti”. Dal canto suo, Fernando Clavijo, presidente regionale delle Isole Canarie, ha dichiarato ai giornalisti che il suo governo sta già agendo: “Tutte le azioni intraprese da questo governo si basano su una revisione di questo modello. Il modello turistico delle Canarie ha avuto successo, ma ovviamente, come in ogni cosa, ci sono cose che potrebbero essere perfezionate”. Attendiamo gli sviluppi, nella speranza che le proteste possano essere uno sprono al miglioramento locale e globale.