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Biennale Arte 2024, inaugurato il Padiglione Italia: ascolto come tensione verso l’altro

da | 23 Apr 2024 | Arte e Cultura

Sangiuliano difende il progetto espositivo: ‘È un invito a cercare la nostra identità’

Inaugurato all’Arsenale di Venezia “Due Qui/To Hear”, il padiglione Italia allestito per la 60esima Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia (20 aprile – 24 novembre 2024), promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
A cura di Luca Cerizza (con l’assistenza di Francesca Verga), il progetto ha il suo nucleo centrale in una grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini, che torna dopo la partecipazione al Padiglione Italia alla Biennale Arte 2013.

Il progetto espositivo

Un’esperienza sonora che riempie i vuoti, colma gli spazi e apre prospettive più ampie sull’idea di arte. Il Padiglione Italia alla 60esima Biennale d’arte di Venezia è un progetto profondo, a partire dal titolo: una traduzione apparentemente sbagliata, “Two here” (due qui) e “To hear” (sentire/udire), che suggerisce già come l’ascoltare, il “tendere l’orecchio”, sia una forma di azione verso l’altro.
Incontro e ascolto, relazione e suono sono, d’altronde, elementi indissolubili nella pratica ultratrentennale di Bartolini: “”Le persone – ha detto l’artista ad askanews – capiscono che sono loro che compongono la mostra con la propria posizione, con il loro modo di starci dentro: se qualcuno parla il suono scompare, quindi uno tace, spostandosi all’interno dello spazio privilegia ed esalta certe note invece di altre, è quasi un compositore estemporaneo”.
Le suggestioni della storia italiana, dalla musica all’architettura barocca dei giardini, si intrecciano con le filosofie orientali, creando uno spazio “accogliente” che, se da una parte rinuncia alla presenza di “immagini”, cosa che ha infastidito molti benpensanti, accetta invece di pensare all’arte da prospettive diverse, inserendosi in questo modo nel più ampio discorso sugli ” Stranieri Ovunque / Foreigners Everywhere”, tema centrale della Biennale a cura di Adriano Pedrosa.
Il progetto di Bartolini, il cui filo conduttore sono il suono, fatto di musica ma anche di silenzio, e l’ascolto, propone dunque, un’ulteriore declinazione per la quale il non essere straniero deve iniziare con il non essere stranieri a sé stessi. “Ascoltare sé stessi” è infatti cruciale per comprendere la posizione dell’individuo nel mondo e nella serie di relazioni che stabilisce all’interno della società.

Un percorso multisensoriale

Il progetto Due qui / To Hear propone un itinerario attraverso tutti gli spazi del Padiglione Italia, incluso il giardino di pertinenza e lascia al visitatore la libertà di agire all’interno del panorama multisensoriale che si crea e modifica di continuo grazie all’alternarsi di vuoti e pieni, di movimenti e soste, conducendolo ad incontri inaspettati con installazioni di natura sonora e performativa, in una perfetta interazione tra pubblico e opera.

Il progetto mostra un’attenta relazione con il contesto espositivo, un rispettoso dialogo con gli spazi del padiglione ai quali non è stata apportata nessuna aggiunta strutturale né alcuna forma di “display”. Il Padiglione diventa un gigantesco strumento musicale e le note fluttuano tra tre differiti ambienti grazie a un labirinto di tubi innocenti, organo di canne metalliche.
L’itinerario tripartito si snoda in due direzioni equivalenti.  Il percorso nella Tesa 1 si sviluppa attraverso una complessa struttura di natura labirintica costruita con materiali per ponteggi, il risultato di un sofisticato lavoro ingegneristico e musicale che rimanda alle macchine sonore barocche: “La prima tesa sembra minimalista ma è in realtà densa di significati. La parete verde simboleggia il LA sul pentagramma: la confusione. La parete viola il LA bemolle, la riappacificazione” ha spiegato il curatore Luca Cerizza.

Nella Tesa 2, invece, si viene accolti dalla statua in bronzo di un Pensive Bodhisattva, figura iconografica dell’arte  buddhista. Questa statua è posta emblematicamente all’inizio di una lunga colonna poggiata a terra, linea di demarcazione che, dietro la fattezza architettonica, mostra la sua vera natura di canna d’organo producendo un suono prolungato.

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Un’ulteriore suggestione acustica è custodita dal Giardino delle Vergini incluso nel progetto del Padiglione: un coro per tre voci, campane e vibrafono composto da uno dei maestri della musica di ricerca e minimalista Gavin Bryars (1943, Gran Bretagna), insieme a suo figlio Yuri Bryars (1999, Canada).

Il Public Program

La vita del Padiglione va anche oltre l’installazione. “È importante pensare che il progetto – ha spiegato Cerizza – non si esaurisce in queste stanze già molto ampie, ma andrà avanti attraverso un ricchissimo Public Program, cosa abbastanza inedita per il padiglione italiano, strutturato in quattro appuntamenti di due giorni a metà maggio, metà giugno, metà luglio e metà settembre, che vuole approfondire quattro grandi temi legati all’ascolto, ma ovviamente anche al lavoro di Massimo Bartolini”.
Per orientare lo spettatore nel percorso espositivo, il progetto Due qui / To Hear sarà accompagnato da due pubblicazioni. Alla prima guida della mostra, edita da Electa e ricca di approfondimenti testuali e informazioni, seguirà una seconda pubblicazione, disponibile in autunno, nella quale verranno indagati i temi che guidano il progetto artistico e curatoriale del Padiglione Italia, in relazione al lavoro di Massimo Bartolini.

Le critiche e la difesa di Sangiuliano: ‘È un invito a cercare la nostra identità’

L’inaugurazione arriva il giorno dopo l’attacco frontale dell’ex sottosegretario Vittorio Sgarbi che lo aveva definito “un orrore”. Molto critica anche la posizione del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che è stato fischiato per aver dichiarato: “Il Padiglione, sono sincero, non mi è piaciuto. Però non è un attacco all’arte, l’arte più si discute più c’è gioia nel partecipare”, posizione poi ribadita sul suo profilo X.
In apertura il ministro Sangiuliano ha, invece, difeso la scelta di curatore e artista e parlato di un progetto che “ci invita a un incontro con gli altri e con noi stessi. Il suo itinerario molteplice e multisensoriale ci offre un’esperienza fisica e metafisica, un profondo invito a cercare la nostra identità, trasformando la consapevolezza di sé in un momento di contatto con l’altro. Dobbiamo stabilire relazioni e far sì che la cultura diventi un ponte tra popoli e persone”.
L’opera è stata finanziata dal Ministero della Cultura che ha contribuito alla realizzazione del Padiglione Italia con un importo pari a 800mila euro. Hanno partecipato anche TOD’S, in qualità di Partner, e Banca Ifis, in qualità di Sponsor, il cui contributo ammonta complessivamente a più di 400mila euro.
La 60esima edizione, tra Padiglioni Nazionali, mostra della Biennale e iniziative in giro per la Città, coinvolge 90 Paesi, oltre 300 artisti – esponenti della cultura queer, gli outsider, il folk, l’indigeno – e conta 30 eventi collaterali.

 

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