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“Napoli Ottocento” in mostra alle Scuderie del Quirinale Degas, Fortuny, Gemito, Mancini, Morelli, Palizzi, Sargent, Turner …

da | 28 Mar 2024 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

Era ora! Finalmente si torna a parlare di Ottocento. Si è infranto un tabù. Senza vergogna e falsi pudori si torna a guardare all’Ottocento come a un secolo ricco di storia e di arte, come si intuisce già dal titolo che non si limita all’enunciato, ma fa i nomi, molti nomi, italiani e stranieri lasciando aperta la strada a tutti gli altri.
La mostra aperta alle Scuderie del Quirinale fino al 16 giugno, pensata durante il periodo della pandemia, s’inserisce a pieno titolo nelle linee programmatiche delle Scuderie impegnate a raccontare in modo sistematico le tante civiltà figurative che hanno caratterizzato la storia d’Italia ricca di “capitali artistiche”.

Napoli capitale artistica
E Napoli che ha svolto un ruolo centrale nel dibattito europeo sull’arte durante l’Ottocento, è stata una capitale artistica a pieno titolo. Un ruolo di produzione d’arte che attraversa tutto il secolo prendendo le mosse dagli esiti della cultura illuministica di fine Settecento fino ad arrivare allo scoppio della Prima Guerra Mondiale che si connette strettamente alla nascita dell’Italia moderna. Una città che attrae i più grandi artisti attivi in Europa o provenienti da giovani scuole nordamericane che a Napoli arrivano per vivere l’esperienza di Pompei ed Ercolano e rimangono incantati dalla bellezza del paesaggio, dal mare, dalla ricchezza del patrimonio artistico e dai contrasti di una città di cui è difficile non innamorarsi.

Napoli è anche scienza
Ma non è solo questo, è anche scienza. Con la Stazione Zoologica (SZN) Anton Dohrn si crea una cellula della cultura europea, un insieme di arte e scienza. Scrittori, artisti, musicisti, nobili, passando per Napoli si fermano e contribuiscono a mantenere lo spirito del luogo. L’elisir di vita era la musica di Mendelssohn.
La videoinstallazione “Affreschi digitali” dell’artista napoletano Stefano Gargiulo (Kaos Produzioni) restituisce la peculiarità della Stazione Zoologica che fu il primo centro di studio oceanografico in Italia. Raffigurazioni scientifiche si sovrappongono alle decorazioni di Hans Von Marées e Adolf Hildebrandt ancora visibili nell’attuale biblioteca.
Nel XIX secolo, infatti, Napoli è anche riconosciuta come un’importante capitale scientifica, terza città d’Europa, dopo Londra e Parigi, sede di una delle più antiche università italiane, della prima scuola di lingue orientali in Europa (fondata nel 1732), del primo museo di mineralogia (fondato nel 1801) e di molti altri centri di studio e di ricerca.
E’ anche la città dei dibattiti positivisti, delle scienze giuridiche e matematiche, è la città dell’intensa dialettica che lega le nuove scienze a un’estetica sempre fedele alla grande tradizione realista.

E vivace dal punto di vista urbanistico. Molti i progetti e i programmi di trasformazione che la rendono sempre più europea. In soli tre anni viene eretta la Galleria Umberto I, vengono costruiti i caffè, i grandi hotel, i quartieri borghesi, i lunghi viali.

La mostra
La mostra curata da Sylvain Bellenger, per otto anni fino al ’23, direttore del Museo di Capodimonte, insieme a Jean-Loup Champion, Carmine Romano e Isabella Valente, accompagnata da un ricco catalogo Electa, organizzata dalle Scuderie in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la Direzione Regionale Musei Campania, l’Accademia Belle Arti di Napoli e la Stazione Zoologica Anton Dohrn, presenta 250 opere di grandi artisti italiani e stranieri che a Napoli trovarono il luogo ideale in cui realizzare i propri progetti.
Lo sfondo sempre presente di Napoli è il Vesuvio che si lascia intravvedere e fa sentire la sua voce salendo la scala che porta alla prima sala che introduce al racconto di una città che non finisce mai di stupire. Gli scavi di Ercolano nel 1738 e di Pompei dieci anni dopo folgorano l’Europa. Dalla metà del Settecento documenti e volumi illustrati raccontano le scoperte che richiamano artisti e intellettuali da tutta Europa che si recano a Napoli per scoprire le città sepolte: è il Grand Tour che insieme alle rovine di Pompei e delle città vesuviane fa scoprire Napoli, Ischia, la costiera amalfitana, la Campania. “Qui natura, poesia e storia competono in grandezza”, scriveva Madame de Stael in “Corinne ou l’Italie”.
E nascono anche le produzioni di copie in bronzo e in ceramica di oggetti provenienti dagli scavi come souvenir del Grand Tour da portare a casa al ritorno in patria. Le prime riproduzioni furono avviate dagli stessi restauratori e dagli artigiani che le inserirono nel loro repertorio.

Un ruolo importante nella scoperta della Campania Felix ha la grande tradizione archeologica e letteraria tedesca. Sulle tracce di Goethe molti artisti, scrittori e scienziati sognano Napoli come un mondo che sfugge la morale bigotta e puritana. Dopo la Grecia, Pompei e la Campania sono l’espressione di una morale diversa, una visione panteistica della natura a cui si si ispirano pittori, scultori e artisti, come Hans von Marées e Adolf von Hildebrand. Il barone Wilhem von Gloeden fu molto ammirato dagli artisti tedeschi dell’Ottocento che vedevano nell’Italia meridionale il mito di una Grecia perduta, libera da ogni tabù. Arrivato a Taormina nel 1878 per curare la tubercolosi, affascinato dai giovani pescatori, li faceva posare nudi in pose classiche e li fotografava, inviando le foto, che diventeranno famose, a una rivista inglese.
Quei pittori che vengono dai quattro angoli d’Europa, francesi, inglesi, danesi, russi… portano con sé la loro sensibilità, il loro modo di percepire la luce, il loro modo di dipingere. Ed ecco la visione di Fergola, di Catel, ma anche di Denis, Hansen, Turner, Hildebrandt e dell’olandese Anton Sminck van Pitloo, legato alla Scuola di Posillipo.
E’ la rivoluzione del plein air. Con lui il paesaggio ripreso dal vero soppiantava quello di memoria eseguito al chiuso in atelier. Fra i grandissimi John Singer Sargent che nel 1878 soggiorna a Napoli e a Capri, dipingendo nello studio di un amico nel monastero di Santa Teresa. In mostra “Ragazza di Capri sulla terrazza”. Di Mariano Fortuny , ritenuto uno dei più influenti pittori europei dell’8oo, “I flauti di Pan” che avrebbe ispirato Francesco Paolo Michetti. In mostra meravigliose vedute di Napoli. Come quella lunga e stretta di Adriano Cecioni in prestito dagli Uffizi.

Un particolare rilievo assume la figura del pittore Edgar Degas, un artista che ha rivendicato la sua appartenenza al movimento realista, rifiutando l’etichetta di impressionista. Di origini napoletane per parte paterna in mostra si possono ammirare, grazie alla generosità del Musée d’Orsay e del Cleveland Museum, cinque opre dell’artista fra cui “Veduta di Castel Sant’Elmo da Capodimonte”.

Tante le chiavi di lettura del secolo. Se Napoli nell’800 perde la battaglia politica dell’Unità, vince quella artistica, perché non è Firenze né Roma, né Torino, le capitali che si succedono nel Regno d’Italia, bensì è a Napoli che avvengono le battaglie estetiche dell’Ottocento italiano, prima fra tutte quella del realismo, che non si distacca da valori spirituali, morali e religiosi. Nel novembre 1894 Émile Zola si reca a Napoli per incontrare Matilde Serao che aveva pubblicato “Il ventre di Napoli”. Nel meridione si esprime una nuova vitalità anche nella scrittura con figure come Benedetto Croce, Giovanni Verga, Luigi Capuana, Francesco de Sanctis. Il diciannovesimo secolo ha inventato la scienza della Storia e i progressi nei trasporti e nei viaggi, come l’apertura del Canale di Suez nel 1869, hanno ampliato l’immaginario dei pittori. E a Napoli prende forma l’Orientalismo , è il caso di Domenico Morelli.

Seguendo lo svolgersi delle varie correnti culturali ottocentesche la mostra dedica tre sezioni alla tematica dell’immaginario storicista neo-pompeiano che reinventa temi e diffonde lo stile degli oggetti rinvenuti nelle città sepolte, del sogno neo-greco intriso di evocazione ed elegia. E’ l’immaginario orientalista di Domenico Morelli, la pittura materica di Antonio Mancini. Mentre le ricerche di Medardo Rosso anticipano di diversi decenni gli esiti della stagione “informale” del dopoguerra in artisti come Fontana e Burri.

Scuderie del Quirinale Via XXIV Maggio 16
Orario: tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 20
Fino al 16 giugno
Informazioni: www.scuderiedelquirinale.it

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