Intervista ad Annalisa Di Maria, tra i massimi esperti internazionali di Leonardo da Vinci e del Rinascimento italiano, che ha presentato l’opera alla Conferenza Internazionale ‘Respice Finem’
Presentato a Bologna un disegno inedito attribuito a Girolamo Francesco Maria Mazzola, noto come il Parmigianino. L’opera, una Santa Famiglia di proprietà di un’importante società bolognese, è stata presentata nei giorni scorsi alla Basilica Maggiore, durante la Conferenza Internazionale ‘Respice Finem’, patrocinata dal Comune e dedicata al 520° anniversario dalla nascita dell’artista. Ne parliamo con Annalisa Di Maria, tra i massimi esperti internazionali di Leonardo da Vinci e del Rinascimento italiano, che ha presentato l’opera e lo studio relativo.
L’ipotesi
Il disegno apparteneva alla celebre collezione di Emile Calando e si trovava nello stesso lotto insieme a opere di Michelangelo e Raffaello. Grazie agli studi e le ricerche scientifiche effettuate sull’opera, i ricercatori ipotizzano che possa trattarsi di un bozzetto giovanile del Parmigianino del suo periodo romano e di stile manierista.
Lo studio scientifico
L’opera è stata oggetto di uno studio scientifico molto interessante. A spiegarlo è Annalisa Di Maria, contattata da Quotidiano Arte: “Lo studio scientifico è servito sostanzialmente a valutare il supporto e la chimica dei pigmenti presenti sul mezzo in studio. Il disegno in esame presenta una dimensione di 189×177 mm ed è stato realizzato su un foglio vergellato, al quale è stato applicato in modo irreversibile, probabilmente durante una fase di restauro, un cartoncino semirigido ad alta grammatura di colore chiaro. Al fine di poter determinare con accuratezza le caratteristiche, sono stati svolti sul disegno analisi con fluorescenza di raggi X, spettroscopia infrarossa e microscopia ottica. La carta molto sottile, pari a 0.43 mm, presenta evidenti segni di deterioramento dovuti probabilmente, oltre che all’effetto erosivo dell’inchiostro ferrogallico con cui è stato realizzato il disegno, anche ai pessimi metodi di conservazione utilizzati”.
Gli esami effettuati sull’opera
Prosegue Annalisa Di Maria: “L’esame allo stereomicroscopio conferma la fibrosità della carta indicando che la principale componente è il Lino. Il foglio si presenta con un colore ocra piuttosto omogeneo. Il foglio presenta una naturale ossidazione delle fibre della cellulosa, conseguenza del lento processo di degradazione che ha come effetto l’attivazione dei cromofori responsabili dell’ingiallimento della carta. Non si rilevano peraltro tracce della reazione di Fenton.
Attraverso la transilluminazione infrarossa si è potuto verificare la distanza tra i filoni ed effettuare la conta delle vergelle, indispensabile per una valutazione temporale della carta. La distanza tra i filoni è quantificabile in circa 28mm, mentre la conta di 20 vergelle è compresa in uno spazio di circa 18 mm. Dalle analisi ottenute ne risulta che la carta sia stata prodotta agli inizi del XVI secolo. Grazie alla Fluorescenza a Raggi X sull’inchiostro si è potuto verificare l’aumento dell’intensità dei segnali del ferro e del piombo. Ciò confermerebbe l’utilizzo di un inchiostro ferro gallico, notoriamente trasparente alla radiazione IR”.
Lo studio artistico
Oltre allo studio scientifico, è stato anche effettuato un meticoloso studio artistico, che ha messo in evidenza aspetti evidenti che rimandano alla pittura del Parmigianino. Spiega Annalisa Di Maria: “Gli elementi che caratterizzano la mano del maestro sono molteplici. Oltre lo stile e il tratto presente, si possono ritrovare dettagli anche negli elementi presenti e nella composizione. Ritroviamo sullo sfondo un drappo che crea una sorta di tenda per la scena che viene svelata. Questa caratteristica viene riproposta molteplici volte dall’artista insieme a elementi stilistici e architettonici.
La capigliatura della Madonna è stata posta in confronto con opere del Parmigianino ritrovandola nelle sue linee e tratti. Nel disegno, abbiamo inoltre a livello del collo una evidenza della fossetta giugulare, questa stessa caratteristica in enfasi nella Madonna di Santa Margherita del Parmigianino conservata nella pinacoteca di Bologna del 1529, dettaglio apprezzabile in molte altre sue opere. Il caratteristico volto dei putti e dettami delle linee del Parmigianino, tra cui l’attacco dei capelli, che si ritrova all’interno dell’opera in studio. E poi ovviamente le mani disegnate, una firma nelle sue opere. Il Parmigianino aveva un manierismo particolare nelle mani. Lasciava uno spazio pronunciato tra l’indice e il medio attaccato”.
Una forte simbologia
Il disegno è caratterizzato da una forte simbologia. Spiega Annalisa Di Maria: “Il Parmigianino ha avuto una vita centrata sulla volontà di aprire il suo pensiero verso nuovi orizzonti. L’artista è contraddistinto dall’avere un animo inquieto e turbato e viene fortemente stimolato e ispirato dalle opere di Raffaello. Uno degli elementi più caratteristici dell’opera è il riferimento dell’ancora, che assume nella rappresentazione una doppia valenza simbolica.
Da una parte il significato del sacrificio salvifico associabile al Cristo. L’ancora, appare importante anche in ambito esoterico come resistenza alle avversità. È infatti da considerare come il pittore Parmigianino si sia interrogato profondamente sull’aspetto della vita e della morte e di come la trasformazione sia l’elemento centrale di tutto il suo esplorare il mondo dell’arte. Nell’opera l’ancora risulta associata alla culla marmorea, il che pone in evidenza un destino segnato dalla nascita. L’altro significato dell’ancora è quello di rappresentare una Mezzaluna, quest’ultima si ritrova di solito accostata al di sotto della Vergine”.
Voluta scomposizione degli elementi simbolici
Sempre in riferimento alla simbologia, spiega la Di Maria: “Dunque in quest’opera assistiamo a una voluta scomposizione degli elementi simbolici, come se spettasse a chi osserva compiere la corretta traslazione dei simboli, come se ogni simbolo rappresentasse un elemento chimico necessario per una soluzione chimica. Questo ragionamento risultava infatti alla base del pensiero alchemico dell’epoca e soprattutto del Parmigianino.
Il rotolo in mano vicino l’agnello è un richiamo al passo apocalittico di Giovanni, nel quale si parla anche di un antico serpente che diviene drago. Il serpente si trova effettivamente nella posizione sotto i suoi piedi, inoltre dalle indagini riflettografiche si è visto la presenza di almeno tre ripensamenti del serpente posizionato in punti diversi che tra le caratteristiche presenta anche i baffi, elemento che invece era di usuale utilizzo per la raffigurazione del drago”.
Il riferimento curioso
Annalisa Di Maria fa riferimento anche a un’altra opera del Parmigianino: “Per simbologia, associata però a un contesto non cristiano, troviamo un’opera conservata alla Galleria degli Uffizi, dove il Parmigianino disegna sia il drago che il serpente/drago ai piedi in questo caso di circe. Cambia dunque l’iconologia, ma resta comunque il fatto che il Maestro aveva utilizzato questi soggetti. C’è una forte simbologia che seppur mitologica in questo caso e non religiosa, assume un significato ambivalente, come il raso della veste sulla testa di Circe, che funge da luna”.
L’influenza di Raffaello
Il disegno è ispirato all’arte del grande Raffaello, tanto che fu in passato catalogato come ‘scuola di Raffaello Sanzio’. Spiega Annalisa Di Maria: “Il tratto con cui è stato eseguito il disegno suggerisce il periodo romano dell’artista, quando giunse a Roma e studiò le opere di Raffaello. Si ipotizza che si tratti dunque di un’opera giovanile, dove risultava molto forte l’impronta raffaellesca. Addirittura il disegno era piegato in quattro, insieme a un disegno attribuito poi a Raffaello e che si trova oggi presso un importante museo nazionale americano. Fu a Roma che il Parmigianino fece scalpore ed è da qui in poi che verrà considerato l’erede di Raffaello Sanzio. Ammiratore del giovane urbinate, cercò di assomigliargli anche fisicamente. Nelle sue opere la grazie e la finezza della linea, il mistero e la sensualità, nonché la capacità di imitazione e invenzione sono evidenti ispirazioni al giovane Sanzio”.
Parmigianino, una personalità in cerca di risposte
L’opera attribuita al Parmigianino è ricca, dunque, di caratteristiche peculiari non solo della pittura dell’artista ma anche della sua personalità, come sottolinea Annalisa Di Maria: “Il disegno, creato con inchiostro bruno e gessetto bianco, elementi questi frequentemente utilizzati in numerosi studi dal Parmigianino, fanno di questo disegno un matrimonio di materiali che gli ha permesso di applicare un gioco di ombre e luci nei volumi, nell’espressione e nel movimento dei suoi personaggi, un gioco particolare su cui lui era molto forte. L’opera in questione è stata acquistata da una collezione di Bologna a un’asta.
La componente simbolica presenta due livelli di comprensione; questo elemento apparentemente criptico risulta efficace nel momento in cui si trovano le chiavi di lettura fortemente presenti nelle opere del maestro parmense. Il richiamo alla componente biblica e allo stesso tempo il suo distaccamento per cercare di andare oltre agli insegnamenti della chiesa fu proprio la componente che lo condussero ad avere delle avversità proprio dai suoi committenti, i quali non vedevano più in lui un artista che potesse interpretare appieno le loro richieste. In questa ricerca interiore, il Parmigianino, privilegiò la ricerca di risposte piuttosto che l’affidamento alle risposte dogmatiche dell’epoca: fu questo il motivo che lo portò verso la riduzione delle committenze. Tutti questi elementi si ritrovano pienamente nell’opera in studio”.
Un lavoro di squadra
Annalisa Di Maria precisa che “tutto il lavoro di studio è stato compiuto da un team multidisciplinare che ha cercato di rispondere alle diverse domande attraverso l’ausilio della scienza, degli studi storici archivistici, simbolici e stilistici comparativi”. Infatti, alla conferenza di presentazione sono anche intervenuti Maria Cecilia Visentin – docente di storia dell’arte specializzata nell’iconografia pittorica religiosa – e Lucica Bianchi, che hanno delineato la vita e uno spaccato storico della vita e delle opere del grande artista. Inoltre, lo studio scientifico è stato affrontato dagli interventi di Stefano Fortunati – specializzato in manoscritti rinascimentali ed esperto di carte antiche – e Andrea da Montefeltro, ricercatore scientifico e scultore internazionale, premio mondiale della pace nell’arte.
Un disegno di grande valore
Per il momento ancora è prematuro stimare il valore dell’opera. Infatti, come sottolinea Annalisa Di Maria, “il percorso di studio e ricerca avanza in modo costante”. Tuttavia, l’esperta evidenzia che “in prima linea sull’aspetto dell’importanza di tale opera è stata sicuramente l’Art Advisor Fiorenza Renda, che ha avuto la capacità di capire immediatamente che il disegno poteva avere un grande valore e ha consigliato ai suoi clienti di partecipare all’asta, dove la cifra di partenza era di qualche centinaia di euro. Basti pensare che l’altra opera con la medesima piegatura di questo disegno si trovi ora presso l’International Gallery di Washington. Dopo uno studio lungo e minuzioso da parte di tanti esperti, si ragionerà su come valorizzare l’opera per renderla visibile a tutti”.
Due premiazioni
Durante la presentazione del disegno inedito attribuito al Parmigianino, sono stati anche consegnati due premi. Il premio internazionale ‘Leonardo The Immortal Light’ per la sezione Istruzione e Ricerca Culturale promosso dall’International Committee Leonardo da Vinci è stato attribuito all’Università di Bologna – Alma Mater Studiorum. La seconda premiazione è stata conferita nei confronti dell’ordine secolare Dei Servi Di Maria, nati nel 1233 e che nel tempo sono stati tra i più importanti committenti dei grandi artisti italiani, fra i quali proprio il Parmigianino. I premi sono stati realizzati dall’artista Andrea da Montefeltro.