I cento anni di attività del Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani istituito nel 1923 per volontà del pontefice Pio XI
Non è una mostra, o meglio è una mostra molto speciale, “Oltre la superficie: lo sguardo del restauratore” presentata lunedì scorso con tutti i crismi dell’ ufficialità, nella sala conferenze dei Vaticani dal Direttore dei Musei Barbara Jatta, da Francesca Persegati, Restauratore Capo e da Paolo Violini, Maestro Restauratore. Celebra come si conviene un anniversario vero ed importante, i cento anni di attività del Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani istituito nel 1923 su precisa volontà del pontefice Pio XI e diretto da Bartolomeo Nogara. E’ l’anno in cui il Papa decide di istituire anche la Commissione Permanente per la Tutela dei Monumenti Storici ed Artistici della Santa Sede. Ma è anche l’occasione per illustrare un po’ della storia dei restauratori dei Musei Vaticani definiti da Biagio Biagetti “Custodi dei Poemi pittorici più sublimi di tutto il mondo”.
Il laboratorio vaticano, 350 metri quadrati, vanta la tradizione più antica ed è il più numeroso per gli specialisti che vi operano. Attualmente è costituito da 26 restauratori interni e 10 a contratto di cui 26 donne e 10 uomini che operano su dipinti, sculture lignee, apparati decorativi, manufatti di tutte le epoche, dai reperti egizi alle necropoli romane, fino alle opere d’arte contemporanea. Che fanno ricerca e sperimentazione, partecipando a convegni e pubblicando testi.
Per celebrare l’evento hanno pensato di affidarsi alla magia del “QR Code”, un percorso interattivo e diffuso lungo tutto l’itinerario espositivo dei Musei, dall’Egizio alla Pinacoteca, alla Sistina, alle Stanze di Raffaello…, scandito da 37 paline collocate in prossimità dell’opera esposta e facilmente riconoscibili per il logo. Basta inquadrare il QR Code e il gioco è fatto. Immediatamente si aprirà, al di là dell’immagine, tutta una serie di approfondimenti sull’opera, le sue caratteristiche, i restauri. la sua storia, i particolari invisibili all’occhio, quando non si tratta non di dipinti da cavalletto, ma di pareti e volte affrescate.
Qualche esempio? Le impronte delle dita di Leonardo ben visibili nel San Girolamo, scoprire da vicino la Volta della Sistina come faceva il grande restauratore Gianluigi Colalucci, oppure nella Stanza di Eliodoro di Raffaello cogliere l’attimo del miracolo dell’ostia che sanguina nella Messa di Bolsena. O nella Galleria dei Candelabri decorata alla fine del XIX secolo, nel pieno della seconda rivoluzione industriale, vedere, fra nuvole e angeli, una delle prime rappresentazioni di una macchina fotografica.
“Questo è un centenario importante – afferma Barbara Jatta – perché racconta di tante cose fatte: dal restauro del secolo della Cappella Sistina a quello delle Stanze di Raffaello, o dell’Appartamento Borgia; ma anche tanti altri restauri: da quello recente della Salus Popoli Romani a questo del Crocifisso di Sant’Eutizio che non è un’opera delle nostre collezioni ma testimonia l’attenzione del Musei del Papa alle opere di devozione presenti nel territorio”.
Il laboratorio di restauro al servizio della Santa Sede ha lo scopo di conservare le espressioni artistiche che nei secoli hanno aiutato i Pontefici nella loro missione, ricorda Francesca Persegati ripercorrendo la storia di questa istituzione fondamentale per la tutela, la conservazione, la trasmissione di beni di alto valore simbolico e spirituale oltre che storico e artistico.
Un impegno che conta cento anni di vita, che vede protagonisti Bartolomeo Nogara e Biagio Biagetti ma che ha dietro di sé secoli di storia. Una tradizione che risale agli editti del XV e XVI secoli volti a proteggere gli edifici dalle spoliazioni al fine di riutilizzare i materiali per altre costruzioni. E ricorda l’istituzione nel 1543 dell’Ufficio del Mundator incaricato della spolveratura delle superfici affrescate. Un’intuizione che nei secoli ha dato vita a una crescente attenzione verso tutto ciò che poteva servire alla conservazione dell’opera d’arte e alla definizione della moderna figura del restauratore. Molto importante nello Stato Pontificio l’Editto Pacca del 1820 che tutelava il patrimonio archeologico ma riservava anche un’azione di salvaguardia dei pubblici monumenti di antichità e arte.
Nei primi trent’anni del Novecento la Chiesa è indirizzata all’emanazione di norme di conservazione e tutela, in armonia con quanto stavo maturando a livello internazionale. E’ il periodo in cui la figura del restauratore che già dal Settecento si differenziava dal decoratore e dall’artista, assume sempre più le caratteristiche del professionista autonomo, che elabora e documenta il proprio lavoro. Non basta più l’imitazione, la pratica di bottega, occorre una preparazione specifica. Gli anni Venti sono fondamentali, segnati da un nuovo approccio verso la prevenzione e la manutenzione. In questo periodo si passerà da una formazione puramente artistica ad una scientifica con particolare attenzione alla diagnostica, alla prevenzione, allo studio dei fattori di degrado. Nel ’29 la firma dei Patti Lateranensi che confermano la proprietà delle collezioni alla S. Sede a patto che siano fruibili, dava avvio a un nuovo corso. A tale scopo nel ’31 Biagetti viene incaricato da Pio XI di visitare i più grandi musei d’Europa per avere la “sintesi delle esperienze altrui”.
Il Laboratorio Restauro Dipinti della Santa Sede costituisce una delle realtà storiche più significative nel settore della conservazione anche per la vastità e complessità del patrimonio formato da decine di migliaia di metri quadri di decorazioni murali e circa 53oo dipinti mobili inventariati che necessitano di monitoraggi, controlli preventivi, manutenzioni, pronti interventi, movimentazioni, studi, collaborazioni, ricerca scientifica. Una visita al Laboratorio costituisce un’esperienza indimenticabile. Grandi tavole appoggiate alle pareti, piccoli dipinti da cavalletto sulle tavole, oggetti in legno dipinto, sculture e ovunque lampade, pennelli, colori. E Maestri in camice bianco.
Info: Musei Vaticani Viale Vaticano 100
tel. 06-69884676.
Orario apertura: da lunedì a sabato dalle 9 alle 18
Chiuso il 25, 26 e 31 dicembre