Dal 14 dicembre, il museo di arte contemporanea greco apre le porte alle sole donne con il ciclo di esposizioni “What If Women Ruled the World?”.
Il Museo Nazionale d’Arte Contemporanea di Atene apre le porte alle donne grazie al ciclo di esposizioni “What If Women Ruled the World?”. Dal 14 dicembre, per circa sette mesi, i visitatori potranno ammirare opere di artiste donne attraverso un nuovo allestimento della collezione permanente e alcune mostre personali.
Donne, insieme dal mondo
La prima parte del programma prevede la mostra “Women, together”. La collezione permanente del terzo piano del greco Museo Nazionale d’Arte Contemporanea si rinnova, riunendo oltre 25 opere di 20 artiste provenienti da tutto il mondo.
Saranno presenti opere di Ghada Amer, arista egiziana di fama internazionale che si muove tra pittura, sculture in bronzo, ceramiche in argilla, stampe, installazioni, video e giardini all’aperto; protagonista anche la tedesca Helene Appel, con la sua quotidianità di stampo domestico; dalla Francia sarà presente Bertille Bak, che si concentra sull’analisi consapevole della società e dei gruppi che la costituiscono, con le loro tradizioni e culture; sempre dalla Francia saranno presenti anche opere di Annette Messager, conosciuta per l’utilizzo dei materiali più svariati, con opere che abbattono la tradizionale differenza gerarchica tra le arti.
Protagonista anche Karla Black, dal Regno Unito, la cui poetica si focalizza su sculture astratte che mescolano materiali come sapone, gel, vernice, gesso e carta; dal Regno Unito saranno presenti anche Cornelia Parker e Gillian Wearing. La prima nota per le sue installazioni costituite da oggetti quotidiani trasformati e schiacciati, che riflettono temi attuali quali diritti umani ed ecologia; la seconda conosciuta per la sua arte concettuale, con una poetica basata sul conflitto tra identità personale e identità sociale.
Dalla Turchia, sarà presente Hera Buyucktasciyan; dalla Siria, Diana Al Hadid, nota per opere che spaziano dalla scultura, alla carta ai rilievi murali con ricostruzioni allegoriche che si ispirano alle civiltà antiche e moderne; dall’Iran, protagonista è Tala Madani, conosciuta per sue sue tele e animazioni che spesso rappresentano uomini calvi in situazioni singolari e ironiche, indagando le costruzioni delle strutture di potere e abbattendo stereotipi.
Dall’Australia saranno presenti opere di Tracey Moffatt, dalla Polonia i visitatori potranno ammirare i lavori di Agnieszka Polska ma non mancano neppure le artiste greche, come Eleni Kamma, Christiana Soulou e Maria Tsagkari. La mostra comprende anche un prestito di un’opera di Etel Adnan (Libano), per concessione della Collezione Saradar.
Retrospettiva dedicata a Leda Papaconstantinou
Saranno anche presenti tre mostre monografiche dedicate a tre importanti artiste greche. La prima è una retrospettiva dedicata a Leda Papaconstantinou, artista tra le più note nel panorama contemporaneo. Curata da Tina Pandi, la mostra porta all’attenzione del pubblico la voce di un’artista che nelle sue opere indaga questioni rilevanti ai giorni nostri, da quelle di genere, alla sessualità, dalla storia alla politica all’ecologia. Attraverso differenti forme come la performance, la scultura, la pittura, i video, l’artista esplora tematiche sociali con energia e vigore.
La società nello sguardo di Chryssa Romanos
La seconda mostra monografica, a cura di Eleni Koukou e Dimitris Tsoumplekas, è dedicata al lavoro di Chryssa Romanos, fra le artiste greche più importanti. L’artista ha vissuto e lavorato nei maggiori centri d’arte occidentali del dopoguerra e ha dato un forte impulso agli sviluppi artistici internazionali. I suoi collage – basati sulle immagini dei mass media e della pubblicità – si concentrano in modo acuto, incisivo e critico sulla società dell’immagine, basata sul consumo. Il suo sguardo è ironico e tagliente.
La realtà di Danai Anesiadou
La terza mostra monografica, a cura di Ioli Tzanetaki, è dedicata a Danai Anesiadou. Il suo è un incisivo sguardo sulla realtà e sul tessuto politico. Le sue opere tendono a mettere in discussione i doppi standard della cultura dominante, con ricchi riferimenti all’antichità greca ma anche alla contemporaneità, al cinema e alle scienze occulte.
La performance di Alexis Blake
Rilevante la performance che aprirà il singolare percorso espositivo. Protagonista è Alexis Blake, con la sua “Allegoria della donna dipinta”, una vera e propria sfida alla rappresentazione patriarcale della donna nella storia dell’arte. Blake spoglia da uno sguardo maschile e oggettivante le donne rappresentate ora come madri, ora come sante, dee o prostitute, dando vita a una performance che mette in discussione l’oggettivazione dei corpi delle donne, viste al contrario come soggetti attivi di cambiamento sociale, culturale e politico.
Donne protagoniste
La seconda fase di “What If Women Ruled the World” si apre il 10 febbraio con un’altra serie di mostre dedicate alle artiste donne: la già citata Tala Madani; Yael Bartana (Israele), che riflette sulle strutture di potere e su temi come l’identità nazionale, lo sfollamento, i traumi, oscillando tra l’inconscio e l’immaginario collettivo e un’analisi sociologica.
Presenti anche opere di Claudia Comte (Svizzera), che rappresenta nei suoi originali lavori la capacità di trasformazione dell’ambiente, in modo dinamico e coinvolgente. Protagonista anche Hadassah Emmerich (Paesi Bassi/Indonesia), con le sue opere sensuali, esotiche, provocatorie, che rendono oggetto di riflessione il corpo femminile, da troppo tempo oggettivato da sguardi maschili. Presente anche Lola Flash (Stati Uniti), che con i suoi lavori sfida gli stereotipi razziali, sessuali e di genere. Bouchra Khalili (Marocco) si focalizza nella sua arte sulle relazioni tra privato e pubblico, tra le persone e il potere, intrecciando narrazioni personali e collettive. Altre protagoniste sono Malvina Panagiotidi (Grecia) e la già citata Bertille Bak.
In mostra Penny Siopis
L’11 maggio si apre la terza parte del programma con la mostra di Penny Siopis, a cura della direttrice Katerina Gregos. Nata in Sudafrica da genitori greci, Siopis è conosciuta per il suo impegno contro l’apartheid e a favore dei diritti delle donne. L’artista fa riflettere, utilizzando vari materiali, sulla memoria, il dolore, la rappresentazione del genere nelle narrazioni pubbliche, la storia collettiva intrecciata a storie personali. Siopis scava nel tempo i sentimenti delle adolescenti nelle township del Sudafrica ma anche le ansie della comunità in un modo incisivo, che costringe chi guarda a riflettere.
La sfida della direttrice del museo
La direttrice artistica del Museo Nazionale d’Arte Contemporanea, Katerina Gregos, commenta sui canali social: “È la prima volta che un museo pubblico di arte contemporanea espone esclusivamente opere di donne artiste per un periodo di sette mesi, sia nella sua collezione permanente che nel programma di esposizioni temporanee”. La Gregos sottolinea che spesso ancora oggi le donne artiste “sono ancora sottorappresentate nella maggior parte degli aspetti del mondo dell’arte. EM ΣΤ sta invertendo la narrazione per re-immaginare radicalmente come sarebbe un museo se, invece di qualche pezzo simbolico, le opere di donne artiste fossero la maggioranza”.