Scoperto in Sardegna deposito di monete antiche in fondo al mare

da | 6 Nov 2023 | Archeologia

È stato scoperto nei fondali del territorio di Arzachena, in Sardegna, un ricco deposito di follis, grandi monete bronzee della prima metà del IV secolo d.C.

I follis sono antiche monete di bronzo che vennero introdotte nel 294 d.C., con la riforma di Diocleziano, prima nell’impero romano e poi usate anche dai bizantini. Il tesoro di follis di recente trovato rappresenta una delle più importanti scoperte della numismatica degli ultimi anni e dimostra ancora una volta come sia importante non cessare la ricerca di patrimonio archeologico nei fondali dei mari italiani. Il numero delle monete è impressionante: secondo le stime del peso complessivo, il numero si dovrebbe aggirare tra i 30.000 e i 50.000 esemplari. Molte di più, dunque, di quelle ritrovate nel 2013 nel Regno Unito, a Seaton, che ammontavano a 22.888.

E’ stato un privato cittadino ad imbattersi in questi reperti. L’uomo infatti, nel corso di un’immersione, ha notato resti metallici a poca profondità e piuttosto vicino alla costa. Il giorno seguente, il Nucleo archeologico subacqueo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari e Nuoro, insieme con i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale della Sardegna e del Nucleo Carabinieri Subacquei della Sardegna, hanno perlustrato quel tratto di mare interessato, con la collaborazione del Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Cagliari e di quello dei Vigili del Fuoco di Sassari, insieme alla Polizia di Stato, alla Guardia di Finanza e alle Capitanerie di Porto.

Le immersioni hanno rivelato l’esistenza di due macro-aree di dispersione dei follis in un grande spiazzo di sabbia. Tutte le monete ritrovate sono in uno stato conservazione impeccabile: solamente 4 pezzi risultano danneggiati, ma comunque leggibili. Si riesce a collocare le monete nell’arco temporale tra il 324, ovvero la monetazione di Licinio, e il 340 d.C. La datazione sembra confermata dalla monetazione di Costantino il Grande e da quella di tutti gli altri membri della famiglia presenti come cesari. Altri due elementi importanti di valutazione sono l’assenza di centenionales, coniati a partire d al 346 d.C. e che le monete provengano da quasi tutte le zecche dell’impero attive in quel periodo, fatta eccezione per Antiochia, Alessandria e Cartagine. Da ricordare, comunque, che, oltre alle monete, sono state individuate anche pareti di anfore di produzione africana. Le operazioni di restauro e di conservazione delle monete e degli altri materiali rinvenuti permetteranno di approfondire la conoscenza del contesto dei reperti ed acquisire nuove informazioni a riguardo.

Queste le parole di Luigi La Rocca, Direttore generale ABAP: “Il tesoro rinvenuto nelle acque di Arzachena rappresenta una delle più importanti scoperte di reperti numismatici degli ultimi anni ed evidenzia ancora una volta la ricchezza e l’importanza del patrimonio archeologico che i fondali dei nostri mari, attraversati da uomini e merci n dalle epoche più antiche, ancora custodisce e conserva. Un patrimonio straordinario ma anche molto fragile, costantemente minacciato da fenomeni naturali e dall’azione dell’uomo, sulla cui tutela il Ministero, attraverso l’azione delle sue strutture centrali e periferiche, ha sviluppato metodologie e tecniche di recupero e di conservazione di straordinaria efficacia e messo in campo innovative strategie di valorizzazione”.

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