Un terremoto sta scuotendo le fondamenta del British Museum, l’istituzione museale londinese infatti, è stata coinvolta in una indagine, dopo la scoperta, all’inizio di quest’anno, della mancanza e del danneggiamento di alcuni oggetti della sua collezione. Tra i pezzi trafugati, gioielli in oro e gemme semipreziose, risalenti al periodo compreso tra il XV secolo a.C. e il XIX secolo d.C. La notizia è stata resa pubblica all’inizio di agosto e ha portato alle recenti dimissioni del direttore del British Museum, Hartwig Fischer.
A febbraio di due anni fa il mercante d’arte Ittai Gradel aveva segnalato di avere visto online oggetti appartenenti al museo inglese. Ma il vicedirettore dell’istituzione, Jonathan Williams, aveva risposto via mail a Gradel che, dopo accurate indagini “non erano emersi indizi di alcun illecito”. Poi il caso scoppiato qualche giorno fa del dipendente del British Museum licenziato con l’accusa di aver rubato numerosi reperti dalle collezioni non esposte nel museo. Secondo alcuni fonti della polizia inglese, sembra che la sottrazione di opere sia andata avanti per almeno vent’anni. “Molti degli oggetti – scrive il Times – sono stati venduti per poche centinaia di sterline. Alcuni sono stati semplicemente fusi”.
Non è escluso però che il curatore senior del settore Grecia Antica Peter John Higgs, identificato come autore dei furti, non sia l’unico responsabile. Secondo le ricostruzioni, sarebbero infatti scomparsi nel corso di diversi anni più di 1500 oggetti. Si stima che il valore delle opere rubate arrivi fino a 80 milioni di sterline e si tratta soprattutto di gioielli, monili in oro e pietre semipreziose. Alcuni sono stati venduti sul sito di e-commerce eBay: un oggetto del valore di 64mila dollari è stato offerto all’asta online per 51 dollari. Ma manufatti della collezione potrebbero essere apparsi online già nel 2016, secondo un rapporto del Telegraph. Il British Museum ha avviato una revisione indipendente dei suoi protocolli di sicurezza guidata dall’ex amministratore fiduciario Nigel Boardman e dal capo della British Transport Police, Lucy D’Orsi.
La priorità sarà avviare un programma per recuperare gli oggetti mancanti, comunica una nota del museo londinese. Per il momento non sono stati ancora effettuati arresti ma nel comunicato del British Museum si afferma che sarebbe stata intrapresa un’azione legale contro l’ex membro dello staff ritenuto responsabile. Archeologo ed esperto di culture mediterranee, Higgs lavorava al museo dal 1993 e ha negato di aver commesso furti.
“Negli ultimi giorni ho esaminato in dettaglio gli eventi relativi ai furti al British Museum e le indagini su di essi”, ha spiegato l’ex direttore Fischer nella sua lettera di dimissioni. “È evidente che il British Museum non ha risposto in maniera efficace come avrebbe dovuto agli avvertimenti del 2021 e al problema che ora è pienamente emerso. La responsabilità di questo fallimento spetta in ultima analisi al direttore”.
Nominato nell’incarico nell’aprile 2016, primo direttore del British non britannico dal 1866, Fischer aveva già annunciato l’intenzione di dimettersi nel 2024. Nel 2019, fu aspramente criticato a seguito di alcune sue frasi in difesa della conservazione dei Marmi del Partenone al British Museum, considerate di retaggio imperialista e coloniale: “Quando si sposta il patrimonio culturale in un museo, lo si sposta fuori contesto. Eppure questo spostamento è anche un atto creativo”. I commenti di Fischer suscitarono accese tensioni tra i governi del Regno Unito e della Grecia, che dal 1832 chiede la restituzione dei Marmi.