Al Sacro Bosco di Bomarzo apre il festival “In Arte Vicino” per celebrare il quinto centenario della nascita di Vicino Orsini

da | 1 Lug 2023 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

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    PaoloPortoghesi, IlMostroSorridente. Courtesy Sacro Bosco Bomarzo; Foto Giancarlo Campoli

La “Bocca tartarea” è una fra le sculture più note del Sacro Bosco di Bomarzo, ma per tutto il periodo del Festival, si mostra nella nuova veste di “Mostro sorridente”. Paolo Portoghesi le ha restituito lo sguardo. I suoi occhi non sono più due cavità vuote ma brillano, policromi, di luce propria. Un omaggio al grande architetto recentemente scomparso che compare in una commovente intervista mentre racconta il suo rapporto con Bomarzo che aveva conosciuto e studiato fin da ragazzo e dice come è nato il suo giardino a Calcata. All’interno dell’edificio di accoglienza sono esposti una serie di quaderni e riproduzioni con i progetti per il suo “Mostro sorridente”, segni del rapporto speciale di Portoghese col Sacro Bosco.
S’intitola “In arte Vicino” il Festival che dal 4 luglio al 15 settembre allieterà con aperture straordinarie, appuntamenti, installazioni e incontri il Sacro Bosco di Bomarzo. Curato da Antonio Rocca, autore di una bella “Guida al Sacro Bosco” (che viene illustrato in tutti i suoi aspetti storici e artistici), intende ricordare e celebrare come si conviene il quinto centenario della nascita del suo creatore, quel Pierfrancesco Orsini, detto Vicino, nato a Roma proprio nel 1523, il 4 luglio.

Pierfrancesco Orsini, detto Vicino
Chi era costui? Certo doveva trattarsi di un personaggio a dir poco singolare. “Dopo una giovinezza trascorsa tra le corti di Roma e Firenze, nei palazzi di Venezia o in campagne militari a seguito dell’imperatore e tra i familiari del Papa, a venticinque anni si trova a vivere a Bomarzo un borgo ricco d’acqua e di boschi, ma privo di tutto. Per una decina d’anni continua a viaggiare ma il suo legame con la terra d’origine della famiglia si fa sempre più forte e nasce l’idea di curare un suo “Boschetto”. Avvia i lavori nel 1550 e nel 1579, poco prima di morire, confessa che quel “Boschetto” è rimasto il suo unico sollievo e che benedice i soldi che ci ha speso. Il progetto viene attribuito a grandissimi architetti come Vignola, Pirro Ligorio e addirittura a Michelangelo, quanto al committente si è detto di tutto anche se l’assenza di contratti e di precisi riferimenti induce a pensare che sia interamente opera di Orsini. Avvalendosi dei Mosca, una famiglia di scultori attivi a Orvieto, Vicino realizza in pietra il progetto illustrato dal cabalista cristiano Giulio Camillo nell’ opera ”Idea del Theatro” del 155o.
Si tratta di “un’ autoritratto spirituale” di Vicino, annota Rocca, che reputa infondata anche l’ipotesi che il Sacro Bosco sia dedicato a Giulia Farnese, la moglie scomparsa nel 1560. Una scivolata romantica che si scontra con la realtà di un matrimonio combinato e col fatto che la parte più antica del Sacro Bosco viene terminata prima della morte di Giulia. Si tratta di un giardino sui generis, che si distingue da quelli coevi storici, come Villa d’Este a Tivoli, Villa Lante a Bagnaia o Palazzo Farnese a Caprarola. E che alla morte del committente viene quasi dimenticato, per essere riscoperto secoli dopo dai surrealisti. Diventa allora una meta per Salvador Dalì e modello di riferimento per i giardini di Tomaso Buzzi, Niki d Saint Phalle, Daniel Spoerri.

Il Festival
Al Festival, promosso e organizzato dal Sacro Bosco di Bomarzo che fa parte della rete dei grandi giardini d’Italia, partecipano i maggiori parchi d’arte contemporanea dell’Italia centrale. Come il “Giardino dei Tarocchi”, di Niki de Saint Phalle, di Capalbio (Grosseto) la “Scarzuola”, di Tomaso Buzzi, di Montegabbione (Terni), “Hic terminus haeret” di Daniel Spoerri, di Seggiano (Grosseto) e il “Giardino delle meraviglie” di Paolo Portoghesi a Calcata. Sono tutti quei giardini moderni nati sulla scia del giardino cinquecentesco tra la Maremma, l’Amiata, il Peglia e la campagna romana che si nutrono di simboli, di arcani, di metafore, di archetipi. Luoghi incantati, luoghi della memoria, del sogno.
Dal 4 luglio al 15 settembre il percorso espositivo, a cura di Susanne Neumann, Lucia Pesapane e Antonio Rocca si arricchisce così di alcuni innesti monumentali. Si comincia all’ingresso del Parco con il “Folle” di Niki de Saint- Phalle che ramingo trasforma il suo cammino in un itinerario di conoscenza e si prosegue con “Otto Incubi Magri” di Daniel Spoerri, oggetti di scarto che rimandano a culture primitive. Davanti alla Casa Pendente ecco “Bianco?” “Nero?”ancora di Spoerri che riecheggia un matrimonio campestre, poi la femminilità iridescente in “La fontana delle Nana” di Niki de Saint Phalle, di cui è esposto anche il “Grande diavolo” che chiude il percorso .
Il Festival che nasce col patrocinio dell’Accademia Nazionale di San Luca, il sostegno dell’impresa culturale Grandi Giardini Italiani e una convenzione con l’Accademia di Belle Arti di Viterbo e con il Tuscia Film Fest, si apre martedì 4 luglio con una serata inaugurale in cui Silvia Ronchey, docente all’Università di Roma Tre, e Claudio Strinati, Segretario Generale dell’Accademia Nazionale di San Luca, dibatteranno sul rapporto fra ideatore e creazione, ovvero fra Vicino Orsini e il Sacro Bosco.
A seguire venerdì 14 luglio la cena rinascimentale con menu cinquecentesco e accompagnamento musicale d’epoca per rievocare le atmosfere del tempo quando il Parco ero vissuto dalla famiglia Orsini. Si prosegue venerdì 28 luglio con Lina Bolzoni, docente alla Normale di Pisa che approfondirà le tematiche legate alla memoria e ai giardini del Rinascimento. A seguire l’intervento dei rappresentanti della Fondazione Beverly Pepper, Giardino La Serpara e Sculture in Campo che dialogheranno sul concetto di giardino nell’arte contemporanea. Serata speciale sabato 5 agosto grazie alla convenzione con il Tuscia Film Fest. Guida d’eccezione per una passeggiata racconto alla scoperta del padrone di casa Vicino Orsini, saranno l’attore Stefano Fresi e il curatore del Festival Antonio Rocca. A conclusione la proiezione del film “Bones and all” e l’incontro con il regista Luca Guadagnino. Prodotto negli Stati Uniti in lingua inglese, interpretato da Taylor Russel e Timothée Chalamet, il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo “Fino all’osso” della scrittrice americana Camille De Angelis.

Il programma del Festival e i biglietti per partecipare agli appuntamenti sono disponibili sul sito : www.inartevicino.it