Inaugurato dall’Università di Padova il Museo della Natura e dell’Uomo, un patrimonio di 200mila reperti esposti in 4.000 mq per raccontare la storia del Pianeta. Un progetto durato vent’anni, che oggi pone l’Ateneo al primo posto fra i musei scientifici italiani e tra i maggiori in Europa.
Un viaggio attraverso il tempo che mette in continua relazione l’essere umano e la natura, raccontando le complessità del pianeta Terra in un’ottica evolutiva. Dalle meteoriti e le comete, la narrazione del Museo attraversa le ere geologiche fino al tempo delle vicende umane, l’antropocene, stimolando una riflessione sull’impatto delle persone nella biodiversità e sul cambiamento climatico. Un percorso dal cuore della terra a quello degli esseri viventi, fatto di infinite connessioni, in cui la storia delle scienze ci aiuta a interpretare il mondo che verrà.
Una selezione del patrimonio di 200mila reperti naturalistici e antropologici costruito nei secoli e nato dalla fusione di quattro collezioni storiche patavine: Mineralogia, Geologia e Paleontologia, Zoologia e Antropologia. Un allestimento coinvolgente, multimediale e interattivo, che mescola i più avanzati linguaggi contemporanei delle esposizioni scientifiche. Motivo per cui la rettrice dell’Università Daniela Mapelli, il responsabile scientifico del museo professor Telmo Pievani e il professor Fabrizio Nestola, presidente del Centro di Ateneo per i musei dell’Università, lo hanno definito un “lascito degli 800 anni del Bo” (nome usato comunemente per chiamare l’Università di Padova).
Fra le sale più belle, all’ingresso il bosco di palme fossili e la tartaruga liuto del 1700, i biominerali, la stanza con i resti dei mammut e degli elefanti nani della Sicilia, o quella dedicata alle profondità marine con gli squali e il mare a lastre illuminate sul soffitto tanto che sembra di nuotarci dentro. E ancora le palafitte con le grafiche disegnate a cartoon sulle pareti. E da ultimo le civiltà, dal Giappone all’Oceania. Poi i crani degli ominidi sui quali la professoressa Mapelli ha fatto un mini corso, spiegando lo sviluppo del lobo frontale nel corso di milioni di anni e quella dedicata alle maschere, calchi su volti umani di tutte le parti del mondo curata dall’antropologo Lidio Cipriani, fascista e convinto assertore della diversità delle razze umane. “Un concetto che purtroppo è stato presente in certa letteratura fino a metà degli anni 70 – ha dichiarato Pievani – le razze umane non esistono e questa è una esposizione che abbiamo voluto contro le discriminazioni”.
Il Museo della Natura e dell’Uomo è aperto ufficialmente da sabato 24 giugno ed è visitabile dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18).