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Colosseo, il servizio biglietteria tra ticket nominativi e lavoratori a rischio

da | 9 Nov 2022 | Arte e Cultura, Bandi e finanziamenti, Formazione e Lavoro

La battaglia ai bagarini del Colosseo a Roma passa per i biglietti nominativi. Con la riapertura delle biglietterie fisiche all’Anfiteatro Flavio, su tutti i ticket venduti sarà stampato il nome del visitatore e per entrare servirà anche il documento d’identità. La nuova gara da oltre venti milioni, avviata dal Ministero della Cultura attraverso Consip, riguarda l’Anfiteatro Flavio, la Domus Aurea e il Foro romano-palatino e ha l’obiettivo esplicito di contrastare il fenomeno del “secondary ticketing”, ovvero la vendita dei biglietti a prezzi maggiorati all’esterno dell’area archeologica. Nel frattempo, però, i 120 lavoratori temono che il nuovo appalto non li tutelerà.
ll business che si cela dietro i fornici del Colosseo è tra i più redditizi per Roma Capitale. Nel 2021, con gli ultimi strascichi del lockdown e il timidissimo ritorno del turismo internazionale, il Parco archeologico ha staccato 801.420 biglietti a tariffa intera, per un incasso di oltre 10,4 milioni. Nel 2019, ultimo anno pre-pandemia, i biglietti venduti sono stati quasi sei volte di più. Da quest’anno, come detto, la novità è che tutti i titoli d’ingresso (non solo i biglietti per le visite in notturna e nei sotterranei) riporteranno le generalità dell’utilizzatore finale e saranno svolti dei controlli a campione. Con questo metodo si cercherà di contrastare il fenomeno sistematico del “bacarinaggio” messo in atto da varie agenzie che comprano ed esauriscono (con sistemi di una frazione di secondo dall’apertura delle vendite sulla piattaforma digitale ufficiale del Parco archeologico) i biglietti a disposizione, creando regimi di sold out, soprattutto per i tour più gettonati, per poi rivendere i ticket a prezzi maggiorati ai turisti che vogliono ammirare le bellezze della “Città Eterna”. Questo fenomeno si è intensificato quando le biglietterie sono state chiuse a causa del Covid e la vendita dei titoli d’ingresso è stata spostata sul web. Per questo motivo, oltre all’introduzione del biglietto nominativo sarà imposto un limite massimo di vendita sul portale online, da cui si potrà acquistare fino al 95% dei biglietti giornalieri. Il restante 5% dovrà sempre essere disponibile sul posto, direttamente in biglietteria.
Ma se il nuovo appalto del Ministero potrebbe, da un lato, risolvere una distorsione odiosa del turismo nella Capitale, dall’altro in città sembra aprirsi un problema di diversa natura. Qualche giorno fa, infatti, i 120 lavoratori e lavoratrici che da due decenni si occupano di supporto alla biglietteria online, gestione dei flussi con controllo degli accessi e informazioni all’interno e all’esterno di Colosseo, Foro Romano, Palatino e Domus Aurea hanno protestato davanti al monumento simbolo di Roma chiedendo spiegazioni sulla gara Consip in corso. A preoccuparli è il mantenimento dei loro posti di lavoro. Si, perché dopo venticinque anni, tra gare bocciate e proroghe, a gestire la biglietteria così come accessi e informazioni del sito culturale più visitato d’Italia potrebbe non essere più la Coopculture. L’attuale gestore dei servizi ha partecipato alla gara ma, con l’apertura delle buste prevista già nei prossimi giorni, non v’è certezza che vinca.
L’affidamento del servizio di biglietteria del Colosseo, infatti, è in regime di proroga da anni, con ben due bandi di gara annullati (una prima procedura di gara nel febbraio del 2017 e una seconda nell’ottobre 2019) perché il TAR o il Consiglio di Stato hanno dato ragione alle società che hanno fatto ricorso contro la formulazione dei numerosi bandi preparati da Consip per conto del MIC.
«Abbiamo atteso fiduciosi la nuova gara – racconta uno dei supervisori del servizio di ticketing – perché l’allora ministro Dario Franceschini ci aveva assicurato che, con la clausola di salvaguardia sociale, il personale sarebbe stato assorbito dal prossimo concessionario. Invece pare proprio che non sarà obbligatorio». Tra i “chiarimenti” pubblicati sulla piattaforma Consip, in risposta alle domande poste dalle ditte interessate, si trova in effetti una precisazione che ha scatenato l’allarme tra i lavoratori: «Il riassorbimento del personale – si legge – è imponibile nella misura e nei limiti in cui sia compatibile con il fabbisogno richiesto dall’esecuzione del nuovo contratto e con la pianificazione e l’organizzazione definita dal nuovo assuntore». Il futuro concessionario, quindi, pare essere tenuto a mantenere solo quelle figure professionali di cui avrà effettivamente bisogno per la biglietteria e il controllo degli accessi, che sono gli unici servizi oggetto dell’appalto. Questo, ovviamente, non garantisce la continuità occupazionale di tutti i lavoratori coinvolti che chiedono certezza per il futuro e attendono risposte dalle istituzioni mentre l’affidamento della gara quadriennale per il Parco archeologico è arrivato alle fasi finali.

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