Archeomafie: la Campania la regione più esposta. Il rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente

da | 5 Lug 2019 | Arte e Cultura

Scavi clandestini e razzie nei siti archeologici, furti, traffico illegale di opere d’arte: è questo il core business delle organizzazioni criminali che operano nel settore dei beni culturali. La Campania si dimostra la regione maggiormente esposta all’aggressione delle Archeomafie, con il 16,6% di opere d’arte rubate e 112 furti accertati nel 2018. Seguono il Lazio con 99, l’Emilia Romagna con 80, la Lombardia con 68 e la Toscana con 52.

È quanto emerge dai dati contenuti nel rapporto “Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, raccolti anche quest’anno da Legambiente nel report annuale dedicato alle illegalità ambientali e presentati nella Sala Capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma.

Un processo che ha inizio dai cosiddetti tombaroli i quali saccheggiano i siti rubando vasi, anfore, statuine, monete e frammenti preziosi. Ci sono poi i committenti e i ricettatori che si occupano di piazzare i pezzi sul mercato clandestino e infine i compratori. La filiera spesso si conclude nelle teche di importanti musei internazionali, molte volte ripulendoli da false documentazioni che ne attestano la legittima provenienza. Lo stesso percorso vale per dipinti e opere d’arte trafugati in ville private. Ma sono i reperti archeologici a rappresentare il business più florido, essendo beni sconosciuti fino al loro ritrovamento, non sono mai stati catalogati e sfuggono così alle ricerche degli investigatori. L’archeomafia è anche un’occasione unica per riciclare denaro, utilizzare i beni trafugati come moneta di scambio per partite di droga e armi, come mezzo di ricatto nei confronti dello Stato. A livello nazionale, lo scorso anno il racket legato alle opere d’arte e ai reperti archeologici ha avuto un andamento altalenante: cala per quanto riguarda i furti (-6,3%) rispetto all’anno precedente, ma il dato più importante è la contrazione dei sequestri effettuati (-77,8%) e quella degli oggetti recuperati (-41%).

Considerevole il numero dei controlli, che sono stati 33028, una media di oltre novanta al giorno. Il tesoro recuperato o sequestrato vale cifre che sfiorano i 120 milioni di euro, contro i 454 milioni che è il peso economico dei falsi. Nell’ultimo anno e mezzo (2018 e primi cinque mesi del 2019), l’Agenzia delle dogane dei monopoli, in collaborazione con Guardia di finanza e Carabinieri, ha lavorato con campagne mirate per fermare i flussi illegali. Il risultato complessivo è stato: 6,4 milioni di borse di plastica illegali sequestrate al porto di La Spezia; 15 tonnellate di borse di plastica illegali sequestrate al porto di Palermo; 18 tonnellate di borse di plastica illegali sequestrate al porto di Trieste, solo per citare qualche numero.

Nel 2018 lievitano anche le illegalità nel settore agroalimentare (44.795, quasi 123 al giorno), le infrazioni ai danni del Made in Italy e il fatturato illegale – solo considerando il valore dei prodotti sequestrati – tocca i 1,4 miliardi (+35,6% rispetto all’anno passato). Il fenomeno dell’abusivismo edilizio, soprattutto al Sud, rimane una piaga per il Paese che, ricorda l’associazione: “Nel 2018 è stato anche segnato dal vergognoso condono edilizio per Ischia: in Italia si continua a costruire abusivamente: secondo il Cresme, nel 2018 il tasso di abusivismo si aggira intorno al 16%, considerando sia le nuove costruzioni sia gli ampliamenti del patrimonio immobiliare esistente”. In leggera crescita anche i delitti contro gli animali e la fauna selvatica (7291 reati – circa 20 al giorno – contro i 7mila del 2017). Calano invece, grazie a condizioni meteoclimatiche sfavorevoli agli ecocriminali, gli incendi boschivi: un crollo da 6.550 del 2017 ai 2.034 del 2018. “Da sottolineare – dice Legambiente – che anche nel 2018 si conferma l’ottima performance della legge 68/2015 sugli Ecoreati, che sin dall’inizio della sua entrata in vigore (giugno 2015) sta stando un contributo fondamentale nella lotta agli ecocriminali, con più di mille contestazioni solo nello scorso anno e un trend in costante crescita (+129%)”.

La legge 68 del 2015 sta dimostrando tutta la sua efficacia e mette in campo anche azioni di prevenzione, “E questo è uno dei risultati più importanti che noi volevamo ottenere quando dal 1994 abbiamo cominciato a chiedere l’approvazione di questa legge” conclude il presidente di Legambiente Stefano Ciafani.