Ennesima controversia sorta sui diritti di utilizzo del celebre marchio patronimico Frida Kahlo, nome con il quale è conosciuta Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderon, inquieta artista messicana e icona internazionale di donna indipendente e rivoluzionaria.
La sua immagine è diventata, in questi ultimi anni, un simbolo di ispirazione e di femminismo, ma non solo anche di merchandising internazionale. Il volto della pittrice è stato prestato per la produzione di unampia varietà di oggetti che vanno dai lucidalabbra ai liquori, dai vestiti alle barbie.
Chi però detiene il diritto di utilizzo dellimmagine dopo la morte dellartista?
La questione è alla base di un procedimento, pendente avanti la corte distrettuale dello Stato della Florida, recentemente promosso dalla società panamense Frida Kahlo Corporation (FKC), titolare di numerosi marchi statunitensi che riproducono limmagine di Kahlo, contro VersaLicensing, società messicana che fornisce servizi di produzione, distribuzione e merchandising di successo, per aver riprodotto su delle magliette il nome e limmagine della Kahlo.
La causa, in realtà, rappresenta la punta delliceberg di una controversia ancor più profonda che da tempo vede contrapposte FKC e Mara Cristina Romeo Pinedo, figlia di Isolda Pinedo Kahlo e nipote di terzo grado dellartista, già socia di controparte ma nel tempo allontanatasi (became disaffected, secondo quanto da lei dichiarato), la quale sostiene di essere la sola titolare del diritto allimmagine di Frida in quanto unica discendenza diretta, e che su tali basi contesta la validità dei marchi di FKC e la legittimità delle registrazioni in capo alla società.
Non è la prima volta che i vari eredi dellartista si fronteggiano in tribunale. Già in passato, infatti, alcuni di loro avevano agito contro FKC, quella volta attraverso la loro diversa società Familia Kahlo S.A de C.V, per bloccare la produzione di barbie rappresentanti Frida autorizzate dalla convenuta, riuscendo ad ottenere così uningiunzione temporanea contro la vendita delle bambole in Messico.
La corte della Florida dovrà pronunciarsi a breve, sulla base del diritto invocato.
Se la questione, o una questione analoga, fosse demandata ad un giudice italiano e decisa sulla base della nostra legge, il giudice dovrebbe prima di tutto verificare se chi rivendica il diritto è legittimato a proporre la relativa azione, in particolare sulla base delle disposizioni del codice civile e della legge 633/1941 sul diritto dautore, relative a immagine (art. 10 c.c.) e ritratto (art. 96 legge autore), che riservano la legittimità ad agire ai congiunti più prossimi, come individuati rispettivamente dallart. 10 (genitore, coniuge o figli) e dallart. 96 legge autore (rinviando in merito al disposto dellart 93: coniuge o figli o in loro mancanza dei genitori ovvero, in assenza di tali soggetti, dei fratelli e delle sorelle o, quale ultima ratio, degli ascendenti e discendenti diretti fino al quarto grado).
Il diritto allimmagine è, per sua natura, espressione dellessenza della persona delloriginario titolare e, per questo, non è trasmissibile mortis causa; la legittimità ad agire per la tutela dellimmagine da parte degli eredi non è si fonda quindi iure successionis, ma bensì iure proprio. Di fatto, coloro che potrebbero attivarsi per tutelare i diritti personali dellautore defunto non saranno chiamati a tutelare i diritti di costui, ma diritti propri, acquisiti in unottica costituzionalmente orientata di solidarietà familiare.
Sempre in tema di diritto allimmagine reclamato da eredi, una certa eco hanno avuto nel nostro paese le cause promosse dagli eredi di Audrey Hepburn, per diversi usi non autorizzati dellimmagine della nota attrice, allesito delle quali i tribunali aditi hanno riconosciuto la legittimità dei ricorrenti e accolto le loro richieste di risarcimento del danno (così da ultimo anche Trib. Torino, 27 febbraio 2019).
Per la causa sui diritti allimmagine di Frida Khalo non ci resta tuttavia che attendere il responso del giudice statunitense.