Solo il 10 giugno il Mibac ha annunciato, con lavvio dellennesima riorganizzazione, la perdita dellautonomia gestionale per 4 musei: il Museo Nazionale etrusco di Roma, il Castello Miramare di Trieste, la Galleria dell’Accademia di Firenze ed il Parco dell’Appia Antica; il direttore di questultimo, Simone Quilici fresco di nomina, aveva appena firmato il contratto per lincarico da dirigente. Ma nulla è definitivo e lunedi scorso, pochi giorni dopo lannuncio, qualcuno ha salvato il Castello Miramare di Trieste sacrificando il Polo museale dellEur a Roma ( composto da 6 istituti museali), new entry tra i musei senza autonomia. Ma mancano ancora 11 giorni al 30 giugno data di presentazione della riorganizzazione definitiva, qualche manina potrebbe cambiare ancora lo status di alcune dei musei autonomi.
Già qualche ulteriore cambiamento lo ha annunciato il ministro stesso inaugurando ieri una mostra al Vittoriano: “Pensiamo di riportare tutta una serie di aree archeologiche sotto le soprintendenze” e, allo stesso tempo, di “creare delle reti di musei che abbiano un senso e non siano solamente decise per ambito territoriale che, a mio avviso, e’ una delle debolezze delle passate scelte organizzative. Per esempio, il museo di Villa Giulia va insieme a Cerveteri e diventera’ una rete focalizzata su tutto il mondo etrusco. Noi pensiamo che sia meglio ricondurla sotto il controllo diretto delle soprintendenze, e se in questo momento sono nei Poli, le trasferiremo sotto le Soprintendenze”. E l’Appia antica andra’ con il Parco del Colosseo? – è stato chiesto dai cronisti presenti – Vedremo. La verita’ e’ che non ci abbiamo ancora pensato. Mi sembra una buona idea, ma e’ tutto da discutere.
Questa è solo una delle modifiche allinterno di un progetto che nuovamente mira a riorganizzare il ministero. Stiamo allottava riforma consecutiva (piu una quindicina di aggiustamenti in corso di attuazione delle 7 riforme precedenti) ed in molti ci aspettavamo, almeno questa volta, si soprassedesse. Invece no, il sospetto che sia più “utile” un cambiamento della forma, senza migliorare la sostanza, ricorre anche ora. Ogni riorganizzazione, come immediato risultato, porta in dote al nuovo capo un pacchetto consistente di nuove nomine. Si cambia organizzazione e conseguentemente si azzerano gli uffici, si nominano le new entry, ruotano i dirigenti degli uffici , si rinsalda il sistema di governance in mani sicure, tutto in nome dellefficenza e dellefficacia operativa della struttura centrale e periferica per la tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale.
Una trend iniziato da qualche decennio; quando una norma impose a molti dirigenti generali, alla vecchia squadra, di andare in pensione precocemente senza poter attuare il trasferimento di competenze, vero patrimonio di una struttura così complessa come un ministero, alle figure professionali che li avrebbero sostituiti.
Le novità, della bozza sulla riorganizzazione approntata dal ministro Bonisoli, prevede il controllo gerarchico diretto del segretario generale su 11+ 2 direzioni generali centrali, inclusa la nuovissima D.G. «Contratti e concessioni». e 11 direzioni generali periferiche (gli istituti dotati di autonomia).
Sono 5 gli uffici di diretta collaborazione del ministro che possono disporre di 100 persone individuate sia allinterno che fuori ruolo o allesterno del ministero, a questi si sommano 15 consiglieri esperti in varie discipline.
Vengono istituiti i segretariati distrettuali del Mibac, dove la parola distretto prende il posto dellattuale regionale diminuendone il numero e aumentando per ciascuno, la dimensione del territorio di competenza. Anche i segretariati distrettuali riportano contabilmente al segretario generale.
I cambiamenti previsti, tutti assieme, non genereranno certo una rivoluzione positiva per lefficenza della struttura amministrativa-gestionale del ministero ma piuttosto una concentrazione dei poteri di governance. Ne è convinto anche il sindacato Confal-Unsa dove in una nota precisa che: Come non sottolineare il forte accentramento dei poteri dell’Amministrazione centrale, in particolare quelli Segretario Generale che si fortifica ulteriormente nei vari livelli organizzativi e di intervento attraverso uffici e unità operative .Infatti, pur di fare spazio ai posti dirigenziali di carattere generale , ancora una volta vengono sacrificati sedi e uffici strategici che insistono sul territorio e che rappresentano il corollario dell’intricato raccordo periferico del Ministero.
Anche il sindacato CGLI è sulle stesse posizioni. Scrive in una lunga ed articolata lettera datata 18 giugno, indirizzata al ministro: A livello centrale lo schema (di riorganizzazione ndr) interviene con alcune sostanziali novità: lampliamento del numero delle Direzioni Generali, tramite listituzione della DG Contratti, e delle competenze in capo al Segretariato Generale, attraverso lallocazione, al suo interno, di due Direzioni Generali, lUnità per la programmazione, linnovazione e la digitalizzazione dei processi e lUnità per la sicurezza del patrimonio culturale e la gestione delle emergenze, il rafforzamento delle competenze gestionali delle Direzioni Generali, con riferimento a poteri gestionali e sostitutivi e nella identificazione delle linea gerarchica. Alla luce di quanto sopra non possiamo che confermare il giudizio critico già espresso nella precedente nota di osservazioni: siamo in presenza di una operazione di forte accentramento burocratico e di una proliferazione ingiustificata di nuove Direzioni Generali Il Segretariato Generale diventa, in questo schema, il grande dominus del Ministero..