Il Quirinale sempre più “Contemporaneo”

da | 2 Giu 2019 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

Compare nel portico, al termine dello Scalone d’Onore realizzato dall’architetto Flaminio Ponzio nell’ambito dell’intervento architettonico voluto da papa Paolo V con affaccio sul giardino, la statua in granito verde “Giovane atleta” di Francesco Messina (1934 -1992). Da un lato i giardini, dall’altro il Cortile d’Onore dove si fronteggiano sotto il Torrino il grande “Disco in forma di rosa del deserto” di Arnaldo Pomodoro e i due bronzi informali di Pietro Consagra “Colloquio mitico” del ’59 e “Miraggio mediterraneo” del ’61. L’atleta classico in riposo, rappresenta l’ideale conclusione di un percorso all’interno del Palazzo del Quirinale e nei giardini che potrebbe iniziare proprio dalla vista all’aria aperta delle sculture di Consagra e Pomodoro.

“L’iniziativa parte da una constatazione – spiega il Segretario Generale Ugo Zampetti – il ricco corredo del Palazzo si ferma al Regno d’Italia. Ma questo è un Palazzo vivo, vitale, è sempre stato sede della massima magistratura dello Stato, dove svolge le sue funzioni il Presidente, visitato da quando è stato aperto nel 2015 da quasi 500 persone al giorno. Individuata la lacuna, l’idea è stata di colmarla inserendo opere d’arte e di design dal dopoguerra a oggi. Un percorso artistico accanto al percorso storico”. Non una mostra però, né un’esposizione permanente, ma il Quirinale che si apre al contemporaneo. “Un’operazione non solo di valore estetico, ma con radicamento istituzionale” affidata alla cura dell’architetto Cristina Mazzantini.

Ci si è concentrati su alcuni momenti significativi, su alcuni protagonisti del mondo dell’arte, dalla Scuola Romana all’Arte povera, all’informale fino al trasmediale e via elencando, presentando opere in tutti i materiali plastica esclusa. E sull’altro versante si è raccolto quello che ha prodotto l’Italia nel campo del design “la forma d’arte più completa degli ultimi settant’anni” un vera eccellenza italiana per la Mazzantini. Da un lato una collezione d’arte, pittura, scultura, fotografia, arte tessile, 36 opere di 32 artisti, e dall’altro 32 creazioni di designer italiani, prodotte in Italia da aziende italiane.

“Il problema – dice l’architetto Mazzantini – era legato anche al Palazzo, un ambiente prezioso, che deve essere capace di comunicare l’identità italiana di oggi, l’Italia non sono dei nonni, ma dei figli e dei nipoti e di rappresentare quello che ha fatto l’Italia repubblicana, “l’eccellenza dell’arte e la quotidianità del design”. Ma sempre nel rispetto del luogo che non può essere divisivo. Scelto l’artista e l’opera si è pensato alla sala più appropriata evitando di fare modifiche in quelle sale che avevano assetti decorativi originali, non modificati nel tempo. Sempre al fine di “un’introduzione armoniosa, un dialogo sereno fra presente e passato, fra astrazione e figurazione, fra contemporaneità e storia”. Quindi nessun appello ai confronti stridenti, alle provocazioni, ma al contrario la ricerca dell’armonia fra materiali, opere e stili diversi.

E di questo ci si accorge percorrendo le sontuose sale del piano nobile del Palazzo dove tra decorazioni, tappeti, arazzi, consolle, lampadari di Murano, preziosi rivestimenti lignei dei Piffetti non sfigurano gli inserimenti contemporanei che anzi appaiono talvolta in continuità con l’antico. Dalle meravigliose lampade di Vico Magistretti nello Studio alla Vetrata del Presidente, all’incantevole “Trumeau Architettura” del ’51 di Piero Fornasetti e Gio Ponti nella Sala della Vittoria, al prezioso “Concetto spaziale” in acrilico e tagli su tela e argento di Lucio Fontana che domina dall’alto la consolle dorata e l’antico vaso nella Prima sala di rappresentanza. E ancora, escludendo le sale che come quelle sabaude sono rimaste integre, De Chirico, Melotti, Boetti, Accardi, Castiglioni, Aulenti, Fioroni… Ci si può chiedere cosa faccia tutto solo il “Leone” in bronzo di Davide Rivalta al centro della Galleria delle Regioni, e forse si può pensare che controlli tutto il “Grande Cardinale seduto” in legno di cirmolo dorato di Manzù posto al fondo della Cappella Paolina. E poi altre opere nei giardini. Non c’è tutta la nostra storia (manca per esempio il Futurismo che certo è nato prima), ma è un lavoro in divenire e può crescere nel tempo. Un ritardo nei confronti del contemporaneo che è durato nel tempo e si spiega anche con l’atteggiamento dei Savoia che erano più sensibili all’antico, precisa Mazzantini, che ricorda come al Quirinale ci sia un solo Balla e figurativo.

L’operazione “Quirinale Contemporaneo” non spoglia i musei, anzi rende visibili opere che lo sarebbero di meno e a costo zero. Infatti a seguito di contatti con gli artisti, i loro eredi, le fondazioni, dipinti e sculture sono stati concessi in comodato d’uso pluriennale e gli oggetti di design sono stati donati dalle case produttrici. Le uniche spese sono quelle relative al trasporto, agli allestimenti e alle assicurazioni.

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